I moldavi scrivono in italianoE un blog scris în limba italiana de emigranții moldoveni din Italia. Societate |
Comenteaza
Una inaspettata guerriera
Milena è una colf di origini croate. Stamattina ci incontriamo all’ingresso della palazzina. - Ciao, Victor, come va? E voi moldavi quando fate la guerra? Vedo che gli ucraini hanno cominciato bene… - Ciao, Milena, noi moldavi la guerra non la facciamo. Noi amiamo la pace. E tu, andresti volentieri alla guerra, no? E in fatti, voi croati ce l’avete fatta contro i serbi. Avete distrutto un bel paese, Iugoslavia… L’avevo detto per scherzo. Invece Milena è scoppiata. - Ma non era bello per niente! I serbi erano razzisti! Tutte le cariche alte dello stato appartenevano ai serbi! - Scusa, ma potevate discutere con loro, convincergli, se credevate che voi croati foste migliori. Ogni società ha i suoi buoni, i suoi cattivi… - Ma non capisci che non era possibile?! I serbi erano cattivissimi! - Ci credo. Allora meglio la guerra. - Si, meglio la guerra. Ha messo tutto a posto. Avrà ragione, Milena?.. Vediamo come si metterà a posto Ucraina, dopo la sua guerra.
Milena è una colf di origini croate. Stamattina ci incontriamo all’ingresso della palazzina. - Ciao, Victor, come va? E voi moldavi quando fate la guerra? Vedo che gli ucraini hanno cominciato bene… - Ciao, Milena, noi moldavi la guerra non la facciamo. Noi amiamo la pace. E tu, andresti volentieri alla guerra, no? E in fatti, voi croati ce l’avete fatta contro i serbi. Avete distrutto un bel paese, Iugoslavia… L’avevo detto per scherzo. Invece Milena è scoppiata. - Ma non era bello per niente! I serbi erano razzisti! Tutte le cariche alte dello stato appartenevano ai serbi! - Scusa, ma potevate discutere con loro, convincergli, se credevate che voi croati foste migliori. Ogni società ha i suoi buoni, i suoi cattivi… - Ma non capisci che non era possibile?! I serbi erano cattivissimi! - Ci credo. Allora meglio la guerra. - Si, meglio la guerra. Ha messo tutto a posto. Avrà ragione, Milena?.. Vediamo come si metterà a posto Ucraina, dopo la sua guerra.
Ascolto le canzoni di Sanremo e leggo che succede in Moldavia
Nicola
Baldassare
Ieri nei
pressi di Chișinău
Sembra un racconto di E. A. Poe, una storia inventata
dall'autore di tante novelle macabre. Purtroppo è vera, mi è stata raccontata
da persona affidabile. Comunque non ho trovato riscontro nei giornali moldavi.
Questo va detto. Censura? Boh, fate voi.
Il fatto è accaduto in un piccolo villaggio moldavo a 100 Km da Chisinau,
Capresti, sulla strada per Soroca.
Una signora si reca al cimitero del villaggio come fa ogni mattina per far
visita a un parente deceduto. Entra nel cimitero e vede da una parte della
terra smossa, un monticello di terra, si avvicina e nota una buca appena
scavata di fresco, una bara aperta nel fondo e un cadavere esposto all'aria
aperta. La signora nota con raccapriccio che il cadavere è senza testa. La
testa del defunto era stata tagliata e giaceva da una parte. Urlo di orrore
della signora che corre disperata verso il villaggio ad annunciare la macabra
scoperta.
Un gruppo nutrito di paesani si reca al cimitero. Dopo un esame della
situazione arrivano alla conclusione che la salma era stata dissepolta nottetempo
da alcuni "galantuomini" per strappare dalla bocca della salma i
denti d'oro.
Una storia di ordinaria follia o di ordinaria miseria?
Mah, fate voi!
Nicola
Baldassare
A volte la miseria e la disperazione ti porta a fare
azioni miserevoli come quella della salma dissepolta per rubare i denti d'oro.
Ho raccontato l'episodio per denunciare le condizioni miserande in cui vivono
gli abitanti dei villaggi moldavi.
E' fuori Chisinau che trovi la vera Moldova: emigrazione, spopolamento, vecchi
abbandonati, alcolismo, povertà.
Chisinau è solo la saga delle illusioni, un luna park pieno di luci circondato
dal buio, un palcoscenico dove si rappresenta ogni giorno uno spettacolo fasullo.
Inizio modulo
Mi piace · · 5 ore
fa nei pressi di Chișinău ·
·
·
A 2 persone piace
questo elemento.
·
Gianni Cilli infatti è quello che ho visto quando sono stato a Chisinau sulla strada principale Stefan Cel Mare, ricchezza ed ostentazione e sulle vie periferiche, miseria e povertà. Ma questo oramai è uno spettacolo che si vede in tutte le città del mondo e si passa dai salotti per ricchi, delle vie e piazze centrali, alle povere e misere periferie. Anche qui è così 3 ore fa · Mi piace · 1 ·
Nicola Baldassare Certo, è uno squilibrio che si avverte in molte parti del mondo. Però la differenza che si nota qui in Moldova è abissale. 3 ore fa · Mi piace ·
Gianni Cilli Caro Nicola, la stessa situazione l'ho vista in Sudamerica a Caracas, in Messico, ed a Cuba, poi in nord africa Tunisia, Marocco ed Egitto, in Turchia ed in molti altri paesi che ho visitato. 2 ore fa · Modificato · Mi piace · 1 ·
Carlo Policano Concordo con Gianni. Un po' di anni fa sono stato in Arizona, Phoenix, ma potrei dirti New York, per parlarti di posti dove la miseria non è di casa, stesso problema. Nei paesi poveri questo è molto più accentuato. Nicola perché secondo te qui dovrebbe essere diverso ? E' giusto denunciare lo stato di malessere, la povertà ... tutte parole sante, ma solo parole. L'unico modo che abbiamo per combatterla è fare ogni giorno qualche piccola cosa che possa cambiare le cose, piccola ma concreta. 2 ore fa · Modificato · Mi piace · 2 ·
Carlo Policano Poi mi permetto, vista la nostra amicizia, di non essere in parte d’accordo con il concetto che la vera Moldova sia quella dei villaggi, quella povera e abbandonata. La Moldova è un paese che si è impoverito, non è stato sempre così. Perché mai dovrebbe essere la parte rappresentativa ? 2 ore fa · Mi piace · 1 ·
Lilia Lebada La profanazione delle salme e un rito osceno mai assai antico e piuttosto frequente e attuale anche in Italia e nel mondo ... In effetti dai occhi delle persone straniere in Md le cose vengono viste in modo orribile di ciò che accade nel paesini limitrofi alla capitale ma chi vive dentro non la pensa proprio così , anzi loro si sono creati una loro armonia e stanno bene così .. Vi posso garantire che stanno meglio i poveri contadini che i poveri cittadini.. Se in paese di fronte a dei forti disagi da parte delle famiglie il vicinato viene in aiuto ognuno con quello che può fidatevi che in città ci sono vecchiette che muoiono di fame e vicini di pianerottolo non aprono nemmeno la porta se per caso una di queste bussano per elemosinare un pezzo di pane secco .. 44 minuti fa tramite cellulare · Mi piace · 1 ·
Lilia Lebada Io sono cresciuta in un paesino di questi e chi meglio di me può dire come stanno veramente le cose , io torno a casa 4 volte al anno e vado sempre al paese con piacere e mi sento veramente bene vicino ai miei paesani pieni di grinta e voglia di vivere nonostante i loro disagi .. Se vai a Chisinau nei giorni festivi come Natale, Pasqua , Giorno dei santi la città è vuota perché tutti vanno nei paesini .. Se nei paesi ci sta tutto questo grande disagio perché mai giovani famiglie con belle case a Chisinau dovrebbero tornare a passare le feste in questi paesini così malandati ???? Risposta : perché nonostante le strade non asfaltate , i bagni al esterno, senza una vera doccia e senza tante alte comodità ci si sente a casa , amati e coccolati da un cammino acceso e dalle braccia marchiate dal tempo di un vecchietto e una vecchietta che ti aspettano ogni volta con una gioia immensa e sincera.... 31 minuti fa tramite cellulare · Non mi piace più · 2
Gianni Cilli infatti è quello che ho visto quando sono stato a Chisinau sulla strada principale Stefan Cel Mare, ricchezza ed ostentazione e sulle vie periferiche, miseria e povertà. Ma questo oramai è uno spettacolo che si vede in tutte le città del mondo e si passa dai salotti per ricchi, delle vie e piazze centrali, alle povere e misere periferie. Anche qui è così 3 ore fa · Mi piace · 1 ·
Nicola Baldassare Certo, è uno squilibrio che si avverte in molte parti del mondo. Però la differenza che si nota qui in Moldova è abissale. 3 ore fa · Mi piace ·
Gianni Cilli Caro Nicola, la stessa situazione l'ho vista in Sudamerica a Caracas, in Messico, ed a Cuba, poi in nord africa Tunisia, Marocco ed Egitto, in Turchia ed in molti altri paesi che ho visitato. 2 ore fa · Modificato · Mi piace · 1 ·
Carlo Policano Concordo con Gianni. Un po' di anni fa sono stato in Arizona, Phoenix, ma potrei dirti New York, per parlarti di posti dove la miseria non è di casa, stesso problema. Nei paesi poveri questo è molto più accentuato. Nicola perché secondo te qui dovrebbe essere diverso ? E' giusto denunciare lo stato di malessere, la povertà ... tutte parole sante, ma solo parole. L'unico modo che abbiamo per combatterla è fare ogni giorno qualche piccola cosa che possa cambiare le cose, piccola ma concreta. 2 ore fa · Modificato · Mi piace · 2 ·
Carlo Policano Poi mi permetto, vista la nostra amicizia, di non essere in parte d’accordo con il concetto che la vera Moldova sia quella dei villaggi, quella povera e abbandonata. La Moldova è un paese che si è impoverito, non è stato sempre così. Perché mai dovrebbe essere la parte rappresentativa ? 2 ore fa · Mi piace · 1 ·
Lilia Lebada La profanazione delle salme e un rito osceno mai assai antico e piuttosto frequente e attuale anche in Italia e nel mondo ... In effetti dai occhi delle persone straniere in Md le cose vengono viste in modo orribile di ciò che accade nel paesini limitrofi alla capitale ma chi vive dentro non la pensa proprio così , anzi loro si sono creati una loro armonia e stanno bene così .. Vi posso garantire che stanno meglio i poveri contadini che i poveri cittadini.. Se in paese di fronte a dei forti disagi da parte delle famiglie il vicinato viene in aiuto ognuno con quello che può fidatevi che in città ci sono vecchiette che muoiono di fame e vicini di pianerottolo non aprono nemmeno la porta se per caso una di queste bussano per elemosinare un pezzo di pane secco .. 44 minuti fa tramite cellulare · Mi piace · 1 ·
Lilia Lebada Io sono cresciuta in un paesino di questi e chi meglio di me può dire come stanno veramente le cose , io torno a casa 4 volte al anno e vado sempre al paese con piacere e mi sento veramente bene vicino ai miei paesani pieni di grinta e voglia di vivere nonostante i loro disagi .. Se vai a Chisinau nei giorni festivi come Natale, Pasqua , Giorno dei santi la città è vuota perché tutti vanno nei paesini .. Se nei paesi ci sta tutto questo grande disagio perché mai giovani famiglie con belle case a Chisinau dovrebbero tornare a passare le feste in questi paesini così malandati ???? Risposta : perché nonostante le strade non asfaltate , i bagni al esterno, senza una vera doccia e senza tante alte comodità ci si sente a casa , amati e coccolati da un cammino acceso e dalle braccia marchiate dal tempo di un vecchietto e una vecchietta che ti aspettano ogni volta con una gioia immensa e sincera.... 31 minuti fa tramite cellulare · Non mi piace più · 2
MOLDAVI: NON EMIGRATE, TORNATE A CASA
di Raisa Ambros
Locandina dello spettacolo “Gente di nessuno” di Dumitri Crudu Non emigrate, tornate a casa. Questo è il messaggio diretto e indiretto della campagna informativa e di sensibilizzazione dei migranti moldavi “Nessuno è solo al mondo” iniziata in primavera e che ha fatto il giro delle città più importanti d’Italia. Lo spettacolo “Gente di nessuno” di Dumitru Crudu, promotore del messaggio chiave della campagna, non è stato molto gradito dal pubblico prevalentemente femminile che ha riempito la sala il 28 ottobre a Roma. “Non ci rappresenta! State raccontando delle falsità. La vera faccia dell’immigrazione è un’altra!”, sono queste le voci di disapprovazione della diaspora moldava. L’autore Dumitru Crudu non voleva essere crudele con le persone: era venuto 6 anni fa in Italia proprio per informarsi e ispirarsi per uno spettacolo teatrale metaforico, non per fare un documentario. Le storie raccontate, unite dallo stesso destino, sono ispirate ai casi veri. Ma estremi e tabù. Le verità nascoste. Il fenomeno emigrazione, effetti negativi compresi, vuole essere visto solo da un punto di vista positivo dalla comunità moldava. Quelli che hanno avuto il coraggio di prendere le valigie e partire verso una destinazione sconosciuta, anche se truffati, sfruttati, imbrogliati, prendono l’esperienza come parte della vita e l’accettano. Perché i benefici dell’emigrazione sono tanti. Ma si vorrebbero ignorare i fatti spiacevoli che succedono: i bambini rimasti in patria che si suicidano o che finiscono negli orfanotrofi, figli cresciuti da vicini, nonni o parenti, per non parlare della mancanza d’affetto, delle carezze perdute che nessun denaro potrebbe sostituire. E’ doloroso per le donne moldave fare da baby-sitter ai bambini italiani, rimboccare le coperte la sera, mentre i loro piccoli a casa si addormentano magari affamati con il cellulare accanto al cuscino. E’ frustrante per le badanti essere pazienti e amorevoli con gli anziani mentre al loro paese i genitori d’età avanzata badano da soli a se stessi, alla casa, agli animali, al giardino e ospitano i nipoti perché mamma e papà sono all’estero. E’ duro per i maschi dell’estcostruire o ristrutturare le case delle persone benestanti, mentre le loro sono rimaste abbandonate.
Perché i moldavi scelgono di venire in Italia? I motivi sono diversi: lavoro, studio, famiglia. Ma la gran parte viene per sconfiggere la povertà, per pagare i debiti, per la paura di non poter affrontare economicamente la vita, per assicurare un futuro migliore ai figli. Una generazione che si sacrifica oggi per una vita migliore domani. L’incrocio delle 3 storie dello spettacolo “Gente di nessuno” racconta la disperazione: un uomo che assiste un anziano in carrozzella scopre che la moglie a casa diventa alcolista e il figlio finisce a dormire su una panchina nel parco. Il ragazzo, una volta cresciuto, parte per l’Italia alla ricerca del padre. Mentre il marito di una badante si suicida dopo la partenza della donna, pensando che si sia trovata un altro uomo qui, ma lei non riesce nemmeno a piangere quando riceve la notizia perché la padrona, una ex-borghese che soffre di solitudine e depressione, la chiama per lavarle i piedi. La terza storia narra l’incubo di una coppia giovane: il marito aspetta in ogni momento che gli strozzini che gli hanno prestato dei soldi vengano ad ammazzarlo. In questo contesto spinge la moglie alla prostituzione e dopo un po’ di tempo spariscono entrambi nel nulla.
“Non sono d’accordo con il messaggio. Non è vero che le nostre donne cedono facilmente alla prostituzione e ai compromessi!”, ribadisce leggermente turbata Elena. Ma c’è anche chi si è ritrovato nelle scene, nelle dinamiche, nei dettagli che ha toccato il profondo delle loro anime, tirando fuori ricordi, sofferenze, frustrazioni, rabbie ma anche gioie. Tra un singhiozzo e l’altro, Maria espone le sue ragioni: “Il ruolo della badante mi appartiene. E’ vero che bisogna curare gli anziani con pazienza e amore”. Vera si è alzata in piedi per aggiungere: “Pregavo ogni giorno che la mia padrona vivesse a lungo per non rimanere senza lavoro”. Siccome alcuni genitori hanno trovato l’argomento molto duro per i minorenni, li hanno accompagnati fuori, Lidia ha provocato il pubblico: “Dovrebbe essere vietato ai minori”. Una giovane studentessa, riconoscendosi nel ruolo del figlio abbandonato, ha voluto ringraziare i genitori per averle dato la possibilità di studiare: “Per 10 anni non ho visto mamma e papà”. Visibilmente emozionata, Larisa dice “Al posto dell’uomo che assisteva l’anziano doveva esserci una donna. Non è vero che un figlio cerca il padre, di solito è alla continua ricerca della madre”. La paura della diaspora moldava è che questo messaggio dia un’immagine sbagliata della comunità, in verità composta da grandi lavoratori che hanno mantenuto la dignità, senza scendere a compromessi.
I moldavi non sono soli al mondo. “Il governo ha messo a disposizione dei migranti diversi programmi e fondi per facilitare il rientro in patria”, ha ricordato l’ambasciatore Aurel Baiesu. “Più di 1000 moldavi hanno presentato la domanda d’assunzione nella Sanatoria 2012. Spero nel prossimo incontro di non parlare più di permesso di soggiorno e di lavoro nero. – ha dichiarato il rappresentante del Ministero del Lavoro, Gerardo Torlino. – Un paese con gente così brava merita di entrare nell’Unione Europea”. Irina Todorova ha portato il messaggio dell’OIM: “Per poter prevenire le emergenze, vogliamo sapere quali sono i veri problemi delle persone”. La campagna è dedicata all’analisi dei bisogni e delle difficoltà dei migranti moldavi che lavorano in Italia. Dell’apertura a Chisinau dell’Ufficio per le relazioni con la diaspora, che faciliterà in modo virtuale la comunicazione dei cittadini con le autorità, ha parlato Victor Lutenco, consigliere del Primo Ministro. “Vogliamo aprire a Roma una cineteca: invece di stare nei parchi, i nostri connazionali potrebbero guardare dei film”, ha proposto Tatiana Nogailic, presidente dell’associazione “Assomoldave”, responsabile dell’organizzazione dell’evento a Roma, che ha provveduto alla distribuzione del materiale informativo tra cui la guida “Moldavi in Italia”. Stop alla migrazione? Quanti moldavi in seguito a questa campagna torneranno a casa? E’ riuscita a raggiungere il suo obiettivo? Gli effetti negativi dell’emigrazione moldava non sono molto diversi da quelli dell’emigrazione proveniente dagli altri paesi. Per fortuna, quelli positivi sono una percentuale molto più alta. La diaspora moldava è un fenomeno in continua crescita, con il ricongiungimento delle famiglie anche i figli raggiungono i genitori. Le seconde generazioni, come le prime, saranno una risorsa per l’Italia. Ogni cittadino del mondo sarebbe felice di rimanere nel suo paese, insieme alle persone care, se le condizioni di vita lo permettessero. In caso contrario, dovrebbe avere diritto di scegliere liberamente in quale paese stabilirsi e come vivere la propria esistenza. (http://www.piuculture.it/2012/11/moldavi-non-emigrate-tornate-a-casa/ )
Locandina dello spettacolo “Gente di nessuno” di Dumitri Crudu Non emigrate, tornate a casa. Questo è il messaggio diretto e indiretto della campagna informativa e di sensibilizzazione dei migranti moldavi “Nessuno è solo al mondo” iniziata in primavera e che ha fatto il giro delle città più importanti d’Italia. Lo spettacolo “Gente di nessuno” di Dumitru Crudu, promotore del messaggio chiave della campagna, non è stato molto gradito dal pubblico prevalentemente femminile che ha riempito la sala il 28 ottobre a Roma. “Non ci rappresenta! State raccontando delle falsità. La vera faccia dell’immigrazione è un’altra!”, sono queste le voci di disapprovazione della diaspora moldava. L’autore Dumitru Crudu non voleva essere crudele con le persone: era venuto 6 anni fa in Italia proprio per informarsi e ispirarsi per uno spettacolo teatrale metaforico, non per fare un documentario. Le storie raccontate, unite dallo stesso destino, sono ispirate ai casi veri. Ma estremi e tabù. Le verità nascoste. Il fenomeno emigrazione, effetti negativi compresi, vuole essere visto solo da un punto di vista positivo dalla comunità moldava. Quelli che hanno avuto il coraggio di prendere le valigie e partire verso una destinazione sconosciuta, anche se truffati, sfruttati, imbrogliati, prendono l’esperienza come parte della vita e l’accettano. Perché i benefici dell’emigrazione sono tanti. Ma si vorrebbero ignorare i fatti spiacevoli che succedono: i bambini rimasti in patria che si suicidano o che finiscono negli orfanotrofi, figli cresciuti da vicini, nonni o parenti, per non parlare della mancanza d’affetto, delle carezze perdute che nessun denaro potrebbe sostituire. E’ doloroso per le donne moldave fare da baby-sitter ai bambini italiani, rimboccare le coperte la sera, mentre i loro piccoli a casa si addormentano magari affamati con il cellulare accanto al cuscino. E’ frustrante per le badanti essere pazienti e amorevoli con gli anziani mentre al loro paese i genitori d’età avanzata badano da soli a se stessi, alla casa, agli animali, al giardino e ospitano i nipoti perché mamma e papà sono all’estero. E’ duro per i maschi dell’estcostruire o ristrutturare le case delle persone benestanti, mentre le loro sono rimaste abbandonate.
Perché i moldavi scelgono di venire in Italia? I motivi sono diversi: lavoro, studio, famiglia. Ma la gran parte viene per sconfiggere la povertà, per pagare i debiti, per la paura di non poter affrontare economicamente la vita, per assicurare un futuro migliore ai figli. Una generazione che si sacrifica oggi per una vita migliore domani. L’incrocio delle 3 storie dello spettacolo “Gente di nessuno” racconta la disperazione: un uomo che assiste un anziano in carrozzella scopre che la moglie a casa diventa alcolista e il figlio finisce a dormire su una panchina nel parco. Il ragazzo, una volta cresciuto, parte per l’Italia alla ricerca del padre. Mentre il marito di una badante si suicida dopo la partenza della donna, pensando che si sia trovata un altro uomo qui, ma lei non riesce nemmeno a piangere quando riceve la notizia perché la padrona, una ex-borghese che soffre di solitudine e depressione, la chiama per lavarle i piedi. La terza storia narra l’incubo di una coppia giovane: il marito aspetta in ogni momento che gli strozzini che gli hanno prestato dei soldi vengano ad ammazzarlo. In questo contesto spinge la moglie alla prostituzione e dopo un po’ di tempo spariscono entrambi nel nulla.
“Non sono d’accordo con il messaggio. Non è vero che le nostre donne cedono facilmente alla prostituzione e ai compromessi!”, ribadisce leggermente turbata Elena. Ma c’è anche chi si è ritrovato nelle scene, nelle dinamiche, nei dettagli che ha toccato il profondo delle loro anime, tirando fuori ricordi, sofferenze, frustrazioni, rabbie ma anche gioie. Tra un singhiozzo e l’altro, Maria espone le sue ragioni: “Il ruolo della badante mi appartiene. E’ vero che bisogna curare gli anziani con pazienza e amore”. Vera si è alzata in piedi per aggiungere: “Pregavo ogni giorno che la mia padrona vivesse a lungo per non rimanere senza lavoro”. Siccome alcuni genitori hanno trovato l’argomento molto duro per i minorenni, li hanno accompagnati fuori, Lidia ha provocato il pubblico: “Dovrebbe essere vietato ai minori”. Una giovane studentessa, riconoscendosi nel ruolo del figlio abbandonato, ha voluto ringraziare i genitori per averle dato la possibilità di studiare: “Per 10 anni non ho visto mamma e papà”. Visibilmente emozionata, Larisa dice “Al posto dell’uomo che assisteva l’anziano doveva esserci una donna. Non è vero che un figlio cerca il padre, di solito è alla continua ricerca della madre”. La paura della diaspora moldava è che questo messaggio dia un’immagine sbagliata della comunità, in verità composta da grandi lavoratori che hanno mantenuto la dignità, senza scendere a compromessi.
I moldavi non sono soli al mondo. “Il governo ha messo a disposizione dei migranti diversi programmi e fondi per facilitare il rientro in patria”, ha ricordato l’ambasciatore Aurel Baiesu. “Più di 1000 moldavi hanno presentato la domanda d’assunzione nella Sanatoria 2012. Spero nel prossimo incontro di non parlare più di permesso di soggiorno e di lavoro nero. – ha dichiarato il rappresentante del Ministero del Lavoro, Gerardo Torlino. – Un paese con gente così brava merita di entrare nell’Unione Europea”. Irina Todorova ha portato il messaggio dell’OIM: “Per poter prevenire le emergenze, vogliamo sapere quali sono i veri problemi delle persone”. La campagna è dedicata all’analisi dei bisogni e delle difficoltà dei migranti moldavi che lavorano in Italia. Dell’apertura a Chisinau dell’Ufficio per le relazioni con la diaspora, che faciliterà in modo virtuale la comunicazione dei cittadini con le autorità, ha parlato Victor Lutenco, consigliere del Primo Ministro. “Vogliamo aprire a Roma una cineteca: invece di stare nei parchi, i nostri connazionali potrebbero guardare dei film”, ha proposto Tatiana Nogailic, presidente dell’associazione “Assomoldave”, responsabile dell’organizzazione dell’evento a Roma, che ha provveduto alla distribuzione del materiale informativo tra cui la guida “Moldavi in Italia”. Stop alla migrazione? Quanti moldavi in seguito a questa campagna torneranno a casa? E’ riuscita a raggiungere il suo obiettivo? Gli effetti negativi dell’emigrazione moldava non sono molto diversi da quelli dell’emigrazione proveniente dagli altri paesi. Per fortuna, quelli positivi sono una percentuale molto più alta. La diaspora moldava è un fenomeno in continua crescita, con il ricongiungimento delle famiglie anche i figli raggiungono i genitori. Le seconde generazioni, come le prime, saranno una risorsa per l’Italia. Ogni cittadino del mondo sarebbe felice di rimanere nel suo paese, insieme alle persone care, se le condizioni di vita lo permettessero. In caso contrario, dovrebbe avere diritto di scegliere liberamente in quale paese stabilirsi e come vivere la propria esistenza. (http://www.piuculture.it/2012/11/moldavi-non-emigrate-tornate-a-casa/ )
L’ALVEARE D’ORO DELL’INVISIBILE
Le Associazioni socio-culturali “Dacia " e “Propatria” si propongono di dedicare alla promozione della cultura romena le giornate 9,26, 28,29,30 settembre 2012 .Abbiamo pensato di raggruppare sotto questo titolo due importanti settori della cultura: la poesia e il folklore. Sarà presentato in prima visione in Italia il volume di poesia "Poeti romeni al bivio - continuità e rottura" - saggi e breve antologia (circa 170 p.) che raccoglie nella traduzione di Geo Vasile circa 24 importanti poeti romeni che hanno lasciato traccia nella cultura nell'arco dei due millenni, un'antologia folkloristica senza precedenti" Cinque secoli di storia della canzone popolare romena (1540-2011)" , 780 gioielli musicali , 622 brani vocali e 159 brani strumentali realizzata dal Prof. Dott. Alexandru Mica, dopo aver svolto un rigoroso lavoro di ricerca, editata nel 2011 dall' Electrecord Bucuresti ; inoltre sarà presentata la raccolta di folclore romeno della Repubblica Moldova dell'autore Arseni Botnaru, "101 cantece de acasa".Il programmaDomenica 9 sett. ore 17.30 Roma, Chiesa Santa Lucia- manifestazione dedicata alla Giornata della Lingua Romena “Doina, dor si omenie” con la partecipazione del Maestro in Arte della Repubblica Moldova Arseni Botnaru; l’Ensamble “Artaras”, direttore artistico Lidia Bolfosu, Mioara Moraru, cantanti George Lupascu, Isabelle Haile. Ospite d’onore l’Ambasciatore della Repubblica Moldova a Roma S.E. Prof. Aurel BaiesuMercoledì 26 sett. ore 17.30 Roma, Biblioteca Rispoli, Piazza Grazioli 4 - Giornata Europea delle Lingue, “Forma mentis- Formafluens” L’incontro con l’aforisma di Silvana Baroni e Efim Tarlapan, riflessioni sul multilinguismo europeo promosso dall’Associazione Athena, Presidente Anna Maria Campogrande e la rivista Formafluens, direttore Tiziana Colusso con la partecipazione di Roberto Piperno, Vincenzo Russo, Therezinha Teixeira de Siqueira, Nicu Moraru. Coordinamento: Tatiana CiobanuVenerdì 28 sett. ore 17.00 Roma , Biblioteca Nazionale, nell'ambito della Giornata Europea delle Lingue-presentazione del volume di poesia "Poeti romeni al bivio - continuità e rottura" - saggi e breve antologia (cca. 170 p.) a cura di Geo Vasile .Relatori : Tatiana Ciobanu, Anna Maria Campogrande, Tiziana Colusso, Marzia Spinelli , Therzinha Teixeira de Siqueira, Mioara Moraru , Francesco Baldassi, Geo Vasile, Maria CalciuModeratore : Roberto PipernoLettura poesie : l'attrice Ana Calciu e Emanuela IonicaIn occasione sarà conferito un riconoscimento per oltre 40 anni di vita dedicati alla promozione delle due culture romena ed italiana al traduttore ed italianista Geo Vasile.Sabato 29 sett.ore 18,30 Sala Baldini- Chiesa Santa Maria in Campitelli - p.zza Campitelli 1,Roma - presentazione dell'antologia "Cinque secoli di storia della canzone popolare romena" (1540-2011), con la partecipazione e l'intervento artistico in veste di interpreta dell'autore Prof.Univ.Dott. Alexandru Mica e la partecipazione delll'Ensamble Artaras (Rep Moldova). Moderatore :Mioara Moraru ,Relatori: Tatiana Ciobanu , George Lupascu , Geo Vasile.Domenica 30 sett. ore 18.00 Valmontone ,Palazzo Doria Pamphili - presentazione dell'antologia "Cinque secoli di storia della canzone popolare romena" (1540-2011) con la partecipazione e l'intervento artistico dell'autore, Prof.Univ.Dott. Alexandru Mica anche in veste di interprete e dell'Ensamble Artaras(Rep MoldovaModeratore : Vasilica Abaloaie ,relatori : Geo Vasile , Tatiana Ciobanu GEO VASILEVive a Bucarest (Romania), italianista, critico letterario, autore di quindici libri originali, marca il suo debutto editoriale nel 1987 quando cura e traduce dall’italiano un‘antologia di versi, “ Insula regǎsitǎ” (L’isola ritrovata) con la casa Editrice Univers, prefazione di Marin Sorescu, del poeta e saggista siciliano ed europeo Mimmo Morina (Villafrati, Enna 1933 – Lussemburgo 2005); di Mimmo Morina tradurrà fra 15 anni, nel 2002, la prima parte di una trilogia in prosa intitolata “Argonauti di Via Telegrafo”.Geo Vasile è noto soprattutto per aver tradotto in romeno parecchi autori italiani di quasi tutte le generazioni e grandi regioni della Penisola: da Umberto Eco a Marino Piazzolla e Paolo Ruffilli, dai siciliani Giuseppe Bonaviri e Gianni Riotta al friulano Marco Salvador, dall’emiliano Giovannino Guareschi al piemontese Italo Calvino, dal veneziano Tiziano Scarpa alla coppia romana Monaldi & Sorti e non per ultimo è un cultore del sommo poeta: Dante.Una cosa però lo distingue dagli altri italianisti romeni: il fatto di aver firmato in prima assoluta la versione italiana di alcuni poeti romeni di primo ordine: Mihai Eminescu, George Bacovia, Ion Vinea e Gellu Naum. (edizioni bilingue uscite tanto in Italia che in Romania). Diplomato presso il Collegio "St.Sava" e poi laureato presso l'Università di Bucarest , facoltà di Lingue e Letterature Straniere , dove ebbe come maestri tra gli altri personaggi illustri come Facon Nina , Alexandru Balaci, Gheorghe Lazarescu , Doina Derer e Marco Cugno (sezione italiana e romena), la sua tesi di laurea è stata il primo studio del mondo accademico romeno sulla poesia e la prosa di Cesare Pavese. Nel 2011 otre altri incontri avuti in Italia è stato protagonista di due eventi a Roma organizzati sempre dalle nostre associazioni , dedicati alle antologie di poesie bilingue di George Bacovia ( Con voi) e Mario Luzi ( Conoscenza per ardore ) - IL 29 settembre presso la Galleria La Pigna - palazzo Maffei Maresciotti in occasione di 130 anni dalla nascita del simbolista romeno, con l'intervento del poeta e critico Roberto Piperno e Mioara Moraru ,coordinatore Horia Circotas, Presidente FIRI ,e il 30 settembre 2011 all'Accademia di Romania ,che ha ospitato contributi critici sul lavoro poetico di Mario Luzi, con intervento dello scrittore Francesco Baldassi poetessa e romanziere Rossella Pompeo, prof.Lidia Gargiulo e Dante Fasciolo , coordinatrice Tatiana Ciobanu. Per il suo impegno sul versante della promozione dei rapporti culturali tra la Romania e l’Italia, nel novembre 2008 ha ricevuto il primo premio FIRI e nel 2009 la Medaglia della città di Venezia. ARSENI BOTNARU, nato il 31 ottobre 1950 a Surele, Drochia, Repubblica Moldova, laureato in musica all'Istituto d' Arte "Gavriil Muzicescu" nel '70, ha collaborato con l'orchestra di musica popolare della Radiotelevisione moldava "Folclor", è membro dell'Unione dei musicisti della Repubblica Moldova. Ha collaborato con l'interprete di musica popolare romena Ion Dolanescu, con le cantanti Maria Sarabas e Doina Arsene . Ha pubblicato più di 10 dischi ed è stato protagonista dei 5 film musicali, ha arricchito il fondo della Radiotelevisione di Repubblica Moldova con 200 canzoni. Arsenie Botnaru è stato invitato ai vari festival musicali in Romania, Italia, Bulgaria, Olanda, Belgio, Austria, Francia, Polonia, Canada, Vietnam, Nicaragua, Finlandia; è stato insignito dei premi nazionali e internazionali: Mosca -1985, Montreal, Quebec-1990. Nel 1995 riceve il titolo onorifico "Maestro in Arte"; nel 2000 la medaglia "Gloria nel lavoro"; nel 2005 ha ricevuto la Croce "Per Merito". Dal 1995 è solista dell'Ensamble "Plai Moldovenesc" del Ministero dell'Interno della Repubblica Moldova. ALEXANDRU MICA , nato il 10 gennaio 1945 a Putineio -Teleorman, laureato in lingue slave all'Università di Bucarest nel '69 è anche laureato al Università" Kim Il Sung" di Phenian dove ha studiato le lingue coreano e giapponese.Presidente e membro fondatore della Fondazione Accademica Europea "Etnoculturalia" ed ex Direttore dell'Università Europea delle Scienze Socio-Umaniste, dottore in Lettere all'Università di Bucarest, folklorista (ricercatore ed interprete), etnografo ed etnologo, pubblicista, ex Ambasciatore della Romania in Phenian. Più di 30 anni dedicati all'insegnamento, membro dell' Accademia Centro Europea di Scienze ed Arte, è stato nominato "La personalità europea " del anno 1997/1998 - medaglia d'argento - ed è stato inserito tra le prime 500 personalità del mondo all'esordio del Nuovo Millennio. Ha ottenuto la medaglia d'oro a IBC Cambridge – Inghilterra – ed è stato nominato Direttore Generale per la divisione Europa dell' Est di questo prestigioso foro internazionale. Autore di alcuni lavori di letteratura universale comparata (Trilogia del fantastico in letteratura romantica europea nelle opere di N.V.Gogol, E.T.A.Hoffman, E.A.Poe e Ch.Dickens, oppure "Dostoievski - dal realismo autentico al realismo fantastico", tema monografico che tratta la vita e l'universo della creazione artistica del grande scrittore russo), Alexandru Mica ha scritto tantissimi corsi di etnologia ed etnografia romena e si è dedicato alla ricerca e alla valorizzazione, come interprete del tesoro folkloristico romeno degli ultimi cinque secoli (1540-2011) della regione Muntenia .Ha ridato slancio a livello folklorstico nazionale a più di 622 antiche canzoni popolari selezionate con cura e con un alto senso di valore musicale, canzoni che sono state trovate nei manoscritti con vari tipi di scrittura o tipografate fino al 1920 nelle province romene o all'estero; oppure dalle registrazioni sui cilindri di cera del fonografo di Edison all'inizio del secolo, o su banda magnetica negli anni passati , trovati nell' Archivio Nazionale dell' Istituto di Folklore "Constantin Brailoiu" dell' Accademia di Romania a Bucarest. Investito dall'Ordine "Cavalieri del Danubio " con la medaglia d'oro , Alexandru Mica, è membro dell'Unione degli Scrittori di Romania. E' l'autore di un'antologia folkloristica senza precedenti : “Cinque secoli di storia della canzone popolare romena" (1540-2011), 780 gioielli musicali, 622 brani vocali e 159 brani strumentali.Le manifestazioni avranno il patrocinio dell'Ambasciata di Romania in Italia, dell'Ambasciata della Repubblica Moldova in Italia , Comune di Roma - Ufficio Europa dell' Est, Comune di Valmontone . Associazioni "Dacia" e "Propatria"
Le Associazioni socio-culturali “Dacia " e “Propatria” si propongono di dedicare alla promozione della cultura romena le giornate 9,26, 28,29,30 settembre 2012 .Abbiamo pensato di raggruppare sotto questo titolo due importanti settori della cultura: la poesia e il folklore. Sarà presentato in prima visione in Italia il volume di poesia "Poeti romeni al bivio - continuità e rottura" - saggi e breve antologia (circa 170 p.) che raccoglie nella traduzione di Geo Vasile circa 24 importanti poeti romeni che hanno lasciato traccia nella cultura nell'arco dei due millenni, un'antologia folkloristica senza precedenti" Cinque secoli di storia della canzone popolare romena (1540-2011)" , 780 gioielli musicali , 622 brani vocali e 159 brani strumentali realizzata dal Prof. Dott. Alexandru Mica, dopo aver svolto un rigoroso lavoro di ricerca, editata nel 2011 dall' Electrecord Bucuresti ; inoltre sarà presentata la raccolta di folclore romeno della Repubblica Moldova dell'autore Arseni Botnaru, "101 cantece de acasa".Il programmaDomenica 9 sett. ore 17.30 Roma, Chiesa Santa Lucia- manifestazione dedicata alla Giornata della Lingua Romena “Doina, dor si omenie” con la partecipazione del Maestro in Arte della Repubblica Moldova Arseni Botnaru; l’Ensamble “Artaras”, direttore artistico Lidia Bolfosu, Mioara Moraru, cantanti George Lupascu, Isabelle Haile. Ospite d’onore l’Ambasciatore della Repubblica Moldova a Roma S.E. Prof. Aurel BaiesuMercoledì 26 sett. ore 17.30 Roma, Biblioteca Rispoli, Piazza Grazioli 4 - Giornata Europea delle Lingue, “Forma mentis- Formafluens” L’incontro con l’aforisma di Silvana Baroni e Efim Tarlapan, riflessioni sul multilinguismo europeo promosso dall’Associazione Athena, Presidente Anna Maria Campogrande e la rivista Formafluens, direttore Tiziana Colusso con la partecipazione di Roberto Piperno, Vincenzo Russo, Therezinha Teixeira de Siqueira, Nicu Moraru. Coordinamento: Tatiana CiobanuVenerdì 28 sett. ore 17.00 Roma , Biblioteca Nazionale, nell'ambito della Giornata Europea delle Lingue-presentazione del volume di poesia "Poeti romeni al bivio - continuità e rottura" - saggi e breve antologia (cca. 170 p.) a cura di Geo Vasile .Relatori : Tatiana Ciobanu, Anna Maria Campogrande, Tiziana Colusso, Marzia Spinelli , Therzinha Teixeira de Siqueira, Mioara Moraru , Francesco Baldassi, Geo Vasile, Maria CalciuModeratore : Roberto PipernoLettura poesie : l'attrice Ana Calciu e Emanuela IonicaIn occasione sarà conferito un riconoscimento per oltre 40 anni di vita dedicati alla promozione delle due culture romena ed italiana al traduttore ed italianista Geo Vasile.Sabato 29 sett.ore 18,30 Sala Baldini- Chiesa Santa Maria in Campitelli - p.zza Campitelli 1,Roma - presentazione dell'antologia "Cinque secoli di storia della canzone popolare romena" (1540-2011), con la partecipazione e l'intervento artistico in veste di interpreta dell'autore Prof.Univ.Dott. Alexandru Mica e la partecipazione delll'Ensamble Artaras (Rep Moldova). Moderatore :Mioara Moraru ,Relatori: Tatiana Ciobanu , George Lupascu , Geo Vasile.Domenica 30 sett. ore 18.00 Valmontone ,Palazzo Doria Pamphili - presentazione dell'antologia "Cinque secoli di storia della canzone popolare romena" (1540-2011) con la partecipazione e l'intervento artistico dell'autore, Prof.Univ.Dott. Alexandru Mica anche in veste di interprete e dell'Ensamble Artaras(Rep MoldovaModeratore : Vasilica Abaloaie ,relatori : Geo Vasile , Tatiana Ciobanu GEO VASILEVive a Bucarest (Romania), italianista, critico letterario, autore di quindici libri originali, marca il suo debutto editoriale nel 1987 quando cura e traduce dall’italiano un‘antologia di versi, “ Insula regǎsitǎ” (L’isola ritrovata) con la casa Editrice Univers, prefazione di Marin Sorescu, del poeta e saggista siciliano ed europeo Mimmo Morina (Villafrati, Enna 1933 – Lussemburgo 2005); di Mimmo Morina tradurrà fra 15 anni, nel 2002, la prima parte di una trilogia in prosa intitolata “Argonauti di Via Telegrafo”.Geo Vasile è noto soprattutto per aver tradotto in romeno parecchi autori italiani di quasi tutte le generazioni e grandi regioni della Penisola: da Umberto Eco a Marino Piazzolla e Paolo Ruffilli, dai siciliani Giuseppe Bonaviri e Gianni Riotta al friulano Marco Salvador, dall’emiliano Giovannino Guareschi al piemontese Italo Calvino, dal veneziano Tiziano Scarpa alla coppia romana Monaldi & Sorti e non per ultimo è un cultore del sommo poeta: Dante.Una cosa però lo distingue dagli altri italianisti romeni: il fatto di aver firmato in prima assoluta la versione italiana di alcuni poeti romeni di primo ordine: Mihai Eminescu, George Bacovia, Ion Vinea e Gellu Naum. (edizioni bilingue uscite tanto in Italia che in Romania). Diplomato presso il Collegio "St.Sava" e poi laureato presso l'Università di Bucarest , facoltà di Lingue e Letterature Straniere , dove ebbe come maestri tra gli altri personaggi illustri come Facon Nina , Alexandru Balaci, Gheorghe Lazarescu , Doina Derer e Marco Cugno (sezione italiana e romena), la sua tesi di laurea è stata il primo studio del mondo accademico romeno sulla poesia e la prosa di Cesare Pavese. Nel 2011 otre altri incontri avuti in Italia è stato protagonista di due eventi a Roma organizzati sempre dalle nostre associazioni , dedicati alle antologie di poesie bilingue di George Bacovia ( Con voi) e Mario Luzi ( Conoscenza per ardore ) - IL 29 settembre presso la Galleria La Pigna - palazzo Maffei Maresciotti in occasione di 130 anni dalla nascita del simbolista romeno, con l'intervento del poeta e critico Roberto Piperno e Mioara Moraru ,coordinatore Horia Circotas, Presidente FIRI ,e il 30 settembre 2011 all'Accademia di Romania ,che ha ospitato contributi critici sul lavoro poetico di Mario Luzi, con intervento dello scrittore Francesco Baldassi poetessa e romanziere Rossella Pompeo, prof.Lidia Gargiulo e Dante Fasciolo , coordinatrice Tatiana Ciobanu. Per il suo impegno sul versante della promozione dei rapporti culturali tra la Romania e l’Italia, nel novembre 2008 ha ricevuto il primo premio FIRI e nel 2009 la Medaglia della città di Venezia. ARSENI BOTNARU, nato il 31 ottobre 1950 a Surele, Drochia, Repubblica Moldova, laureato in musica all'Istituto d' Arte "Gavriil Muzicescu" nel '70, ha collaborato con l'orchestra di musica popolare della Radiotelevisione moldava "Folclor", è membro dell'Unione dei musicisti della Repubblica Moldova. Ha collaborato con l'interprete di musica popolare romena Ion Dolanescu, con le cantanti Maria Sarabas e Doina Arsene . Ha pubblicato più di 10 dischi ed è stato protagonista dei 5 film musicali, ha arricchito il fondo della Radiotelevisione di Repubblica Moldova con 200 canzoni. Arsenie Botnaru è stato invitato ai vari festival musicali in Romania, Italia, Bulgaria, Olanda, Belgio, Austria, Francia, Polonia, Canada, Vietnam, Nicaragua, Finlandia; è stato insignito dei premi nazionali e internazionali: Mosca -1985, Montreal, Quebec-1990. Nel 1995 riceve il titolo onorifico "Maestro in Arte"; nel 2000 la medaglia "Gloria nel lavoro"; nel 2005 ha ricevuto la Croce "Per Merito". Dal 1995 è solista dell'Ensamble "Plai Moldovenesc" del Ministero dell'Interno della Repubblica Moldova. ALEXANDRU MICA , nato il 10 gennaio 1945 a Putineio -Teleorman, laureato in lingue slave all'Università di Bucarest nel '69 è anche laureato al Università" Kim Il Sung" di Phenian dove ha studiato le lingue coreano e giapponese.Presidente e membro fondatore della Fondazione Accademica Europea "Etnoculturalia" ed ex Direttore dell'Università Europea delle Scienze Socio-Umaniste, dottore in Lettere all'Università di Bucarest, folklorista (ricercatore ed interprete), etnografo ed etnologo, pubblicista, ex Ambasciatore della Romania in Phenian. Più di 30 anni dedicati all'insegnamento, membro dell' Accademia Centro Europea di Scienze ed Arte, è stato nominato "La personalità europea " del anno 1997/1998 - medaglia d'argento - ed è stato inserito tra le prime 500 personalità del mondo all'esordio del Nuovo Millennio. Ha ottenuto la medaglia d'oro a IBC Cambridge – Inghilterra – ed è stato nominato Direttore Generale per la divisione Europa dell' Est di questo prestigioso foro internazionale. Autore di alcuni lavori di letteratura universale comparata (Trilogia del fantastico in letteratura romantica europea nelle opere di N.V.Gogol, E.T.A.Hoffman, E.A.Poe e Ch.Dickens, oppure "Dostoievski - dal realismo autentico al realismo fantastico", tema monografico che tratta la vita e l'universo della creazione artistica del grande scrittore russo), Alexandru Mica ha scritto tantissimi corsi di etnologia ed etnografia romena e si è dedicato alla ricerca e alla valorizzazione, come interprete del tesoro folkloristico romeno degli ultimi cinque secoli (1540-2011) della regione Muntenia .Ha ridato slancio a livello folklorstico nazionale a più di 622 antiche canzoni popolari selezionate con cura e con un alto senso di valore musicale, canzoni che sono state trovate nei manoscritti con vari tipi di scrittura o tipografate fino al 1920 nelle province romene o all'estero; oppure dalle registrazioni sui cilindri di cera del fonografo di Edison all'inizio del secolo, o su banda magnetica negli anni passati , trovati nell' Archivio Nazionale dell' Istituto di Folklore "Constantin Brailoiu" dell' Accademia di Romania a Bucarest. Investito dall'Ordine "Cavalieri del Danubio " con la medaglia d'oro , Alexandru Mica, è membro dell'Unione degli Scrittori di Romania. E' l'autore di un'antologia folkloristica senza precedenti : “Cinque secoli di storia della canzone popolare romena" (1540-2011), 780 gioielli musicali, 622 brani vocali e 159 brani strumentali.Le manifestazioni avranno il patrocinio dell'Ambasciata di Romania in Italia, dell'Ambasciata della Repubblica Moldova in Italia , Comune di Roma - Ufficio Europa dell' Est, Comune di Valmontone . Associazioni "Dacia" e "Propatria"
Quanto erano simpatici, i Greci antichi
I MUSULMANI, SUL ORLO DI UNA CRISI DI NERVI Come vi sembrano i musulmani che riempiono le piazze per protestare contro le presunte offese fatte loro dai europei o dai americani? Protestano contro le vignette sul Maometto, contro i romanzi, contro i film, contro i corani bruciati. E non solo. Uccidono gli autori dei sfregi alla dignità della loro religione. Gli inseguono con le loro fatwa. Prendono d’assalto i consolati, ammazzano ambasciatori e gente innocente per difendere la santità di una loro idea, l’intoccabilità del libro sacro… A me questi musulmani sembrano ragazzi immaturi. Noi, europei ed americani come siamo? A dire maturi sarebbe troppo. Però ci siamo già abituati a vedere come i libri bruciano, come le supreme autorità sono contestate, come le chiese saltano in aria. Abbiamo una lunga tradizione ateista. E quindi, anche se ci consideriamo credenti, non è che gli atei ci sembrano diavoli incarnati. Le prostitute girano libere per le nostre strade. Le mogli infedeli non sono lapidate. Il nostro dio adesso, per fortuna, è tollerante, non butta fuoco sulle città dei peccatori. Il nostro credente può diventare facilmente laico, agnostico o addirittura ateo. Il nostro ateo può diventare fedele in dio. Senza grandi cambiamenti, quasi inosservatamente. Il vero dio dei occidentali è la libertà individuale. Se brucia un libro sacro, rimangono intatte le sue idee. Se tu hai ridicolizzato il mio valore supremo, sono affari tuoi, io invece continuerò a credere in quello che mi pare. I greci ridevano dei loro dei. I dei olimpici non erano perfetti. Sbagliavano. Avevano i loro vizi. Quanto erano simpatici i greci antichi!
I MUSULMANI, SUL ORLO DI UNA CRISI DI NERVI Come vi sembrano i musulmani che riempiono le piazze per protestare contro le presunte offese fatte loro dai europei o dai americani? Protestano contro le vignette sul Maometto, contro i romanzi, contro i film, contro i corani bruciati. E non solo. Uccidono gli autori dei sfregi alla dignità della loro religione. Gli inseguono con le loro fatwa. Prendono d’assalto i consolati, ammazzano ambasciatori e gente innocente per difendere la santità di una loro idea, l’intoccabilità del libro sacro… A me questi musulmani sembrano ragazzi immaturi. Noi, europei ed americani come siamo? A dire maturi sarebbe troppo. Però ci siamo già abituati a vedere come i libri bruciano, come le supreme autorità sono contestate, come le chiese saltano in aria. Abbiamo una lunga tradizione ateista. E quindi, anche se ci consideriamo credenti, non è che gli atei ci sembrano diavoli incarnati. Le prostitute girano libere per le nostre strade. Le mogli infedeli non sono lapidate. Il nostro dio adesso, per fortuna, è tollerante, non butta fuoco sulle città dei peccatori. Il nostro credente può diventare facilmente laico, agnostico o addirittura ateo. Il nostro ateo può diventare fedele in dio. Senza grandi cambiamenti, quasi inosservatamente. Il vero dio dei occidentali è la libertà individuale. Se brucia un libro sacro, rimangono intatte le sue idee. Se tu hai ridicolizzato il mio valore supremo, sono affari tuoi, io invece continuerò a credere in quello che mi pare. I greci ridevano dei loro dei. I dei olimpici non erano perfetti. Sbagliavano. Avevano i loro vizi. Quanto erano simpatici i greci antichi!
PATTI STORICI EUROPEI PAGATI CON IL FUTURO ALTRUI
di Tatiana Ciobanu
Oggi, 23 agosto, è un anniversario funeste per la mia terra, la Repubblica Moldova, ex regione Bessarabia della Romania, oggetto d’interesse per l’impero malefico stalinista che in collaborazione con la Germania spartiva le zone d’influenza nel 1939, per strappare poi, il 28 giugno 1940, la Bessarabia alla Romania. E questi fatti ebbero come conseguenze principali il salto fuori dalla storia e fuori dall’ Europa della Repubblica di Moldova. Il protocollo segreto del Patto Ribbentrop- Molotov comprendeva tre articoli principali: il primo nella zona d’influenza russa la Finlandia, l’Estonia e la Lettonia, “nel caso di un cambiamento politico-territoriale”. La Lituania sarebbe stata nella zona di influenza tedesca: i due Paesi riconoscevano gli interessi della Lituania su Vilna. L’articolo 2 fissava il limite delle zone d’influenza in Polonia sulla linea Narew-Vistola-San ed aggiungeva: “La questione di sapere se è auspicabile nell’interesse delle due parti mantenere uno stato polacco indipendente, e come le frontiere di questo stato dovranno essere fissate, può essere risolta in maniera definitiva solo nel corso dei futuri sviluppi politici. In ogni caso, i due governi risolveranno questa questione attraverso un’intesa amichevole”. L’articolo 3 sottolineava “L’interesse che l’U.R.S.S. aveva per la Bessarabia”. Oggi i territori che sono stati nominati nel patto sono europei, unica terra rimasta fuori è la Rep. Moldova anche se si considera che le conseguenze immediate più importanti del trattato furono la divisione del territorio polacco tra sovietici e tedeschi e l'occupazione delle repubbliche baltiche, da parte dell'Armata Rossa. Proprio alla vigilia dell’anniversario del Patto Ribbentrop- Molotov è avvenuta nella Repubblica di Moldova la visita del cancelliere Angela Merkel. Prendendo in considerazione che nel 1939 la Germania dichiarava di non aver alcun interesse politico in questa regione possiamo essere contenti dell’interessamento tedesco, anche se alcuni giornali in Germania hanno parlato con ironia su questa visita storica. Eppure il problema moldavo è un problema europeo, visto che buona parte dei moldavi appartengono alla cultura romena, sono figli e nipoti dei romeni. Come fa l’Europa che ha aperto confini ai popoli di varie culture a tollerare un confine dentro una delle culture europee, a dividere la cultura romena in due realtà: una comunitaria e un’ altra extracomunitaria? Proprio la Germania che è riuscita a riunirsi, la Germania che insieme alla Russia stalinista è stata tra i principali artefici della nostra sorte oggi dovrebbe sentire un dovere maggiore verso la Repubblica di Moldova. Resta solo da vivere la nostra unità nonostante tutto, ricostruire quel legame naturale tra i romeni della Romania e quelli della Repubblica Moldova anche per essere in coerenza con la nostra fede e la nostra spiritualità, con la visione dei popoli che risponderanno davanti a Dio per come sono vissuti, credo che anche i nostri governanti risponderanno per il troppo zelo davanti ai potenti di questo mondo, zelo che non dimostrano con lo stesso entusiasmo davanti ai propri cittadini e consanguinei. Il 23 agosto 1939 si bevette dello champagne e Stalin fece un brindisi in onore di Hitler: “So come la nazione tedesca ami il suo Fuhrer; voglio dunque bere alla sua salute”. Per la salute della nazione romena si bevette invece il 27 marzo 1918 quando è avvenuta l’Unità della Bessarabia con la Romania, che, si presumeva, si sarebbe preservata in eternità. Purtroppo, non è stato così. Credo ciononostante che, affinché abbiamo la stessa lingua, la stessa fede e aspirazioni, questa unità si conservi. Non può impedire un filo spinato e le ragioni strategiche russe o di chiunque sia vivere la nostra propria identità.
Oggi, 23 agosto, è un anniversario funeste per la mia terra, la Repubblica Moldova, ex regione Bessarabia della Romania, oggetto d’interesse per l’impero malefico stalinista che in collaborazione con la Germania spartiva le zone d’influenza nel 1939, per strappare poi, il 28 giugno 1940, la Bessarabia alla Romania. E questi fatti ebbero come conseguenze principali il salto fuori dalla storia e fuori dall’ Europa della Repubblica di Moldova. Il protocollo segreto del Patto Ribbentrop- Molotov comprendeva tre articoli principali: il primo nella zona d’influenza russa la Finlandia, l’Estonia e la Lettonia, “nel caso di un cambiamento politico-territoriale”. La Lituania sarebbe stata nella zona di influenza tedesca: i due Paesi riconoscevano gli interessi della Lituania su Vilna. L’articolo 2 fissava il limite delle zone d’influenza in Polonia sulla linea Narew-Vistola-San ed aggiungeva: “La questione di sapere se è auspicabile nell’interesse delle due parti mantenere uno stato polacco indipendente, e come le frontiere di questo stato dovranno essere fissate, può essere risolta in maniera definitiva solo nel corso dei futuri sviluppi politici. In ogni caso, i due governi risolveranno questa questione attraverso un’intesa amichevole”. L’articolo 3 sottolineava “L’interesse che l’U.R.S.S. aveva per la Bessarabia”. Oggi i territori che sono stati nominati nel patto sono europei, unica terra rimasta fuori è la Rep. Moldova anche se si considera che le conseguenze immediate più importanti del trattato furono la divisione del territorio polacco tra sovietici e tedeschi e l'occupazione delle repubbliche baltiche, da parte dell'Armata Rossa. Proprio alla vigilia dell’anniversario del Patto Ribbentrop- Molotov è avvenuta nella Repubblica di Moldova la visita del cancelliere Angela Merkel. Prendendo in considerazione che nel 1939 la Germania dichiarava di non aver alcun interesse politico in questa regione possiamo essere contenti dell’interessamento tedesco, anche se alcuni giornali in Germania hanno parlato con ironia su questa visita storica. Eppure il problema moldavo è un problema europeo, visto che buona parte dei moldavi appartengono alla cultura romena, sono figli e nipoti dei romeni. Come fa l’Europa che ha aperto confini ai popoli di varie culture a tollerare un confine dentro una delle culture europee, a dividere la cultura romena in due realtà: una comunitaria e un’ altra extracomunitaria? Proprio la Germania che è riuscita a riunirsi, la Germania che insieme alla Russia stalinista è stata tra i principali artefici della nostra sorte oggi dovrebbe sentire un dovere maggiore verso la Repubblica di Moldova. Resta solo da vivere la nostra unità nonostante tutto, ricostruire quel legame naturale tra i romeni della Romania e quelli della Repubblica Moldova anche per essere in coerenza con la nostra fede e la nostra spiritualità, con la visione dei popoli che risponderanno davanti a Dio per come sono vissuti, credo che anche i nostri governanti risponderanno per il troppo zelo davanti ai potenti di questo mondo, zelo che non dimostrano con lo stesso entusiasmo davanti ai propri cittadini e consanguinei. Il 23 agosto 1939 si bevette dello champagne e Stalin fece un brindisi in onore di Hitler: “So come la nazione tedesca ami il suo Fuhrer; voglio dunque bere alla sua salute”. Per la salute della nazione romena si bevette invece il 27 marzo 1918 quando è avvenuta l’Unità della Bessarabia con la Romania, che, si presumeva, si sarebbe preservata in eternità. Purtroppo, non è stato così. Credo ciononostante che, affinché abbiamo la stessa lingua, la stessa fede e aspirazioni, questa unità si conservi. Non può impedire un filo spinato e le ragioni strategiche russe o di chiunque sia vivere la nostra propria identità.
“ARIA DI ROMA” – UN PROGETTO PER LO SVILUPPO DEI GIOVANI
Di
Aurica Danalachi
Vi ricordate quella bellissima leggenda metropolitana su l'aria di Napoli? Si diceva, subito dopo la guerra, che i napoletani, a cui in quel periodo mancava tutto, ma non certo l'ingegno, inscatolavano nelle lattine vuote di provenienza americana un prodotto che si chiamava “aria di Napoli”, per venderlo dopo ai soldati americani che stavano per tornare a casa. Gli americani, che avevano regalato, con degnazione, a dei morti di fame napoletani tutte quelle lattine piene di ogni ben di Dio, adesso se le ricompravano – vuote per giunta, in quanto “piene” solamente d'aria – a peso d'oro! Questa storia, nonostante non fosse vera per niente, è piaciuta tanto agli italiani, che fu ripresa dopo nel film di Dino Risi “Operazione San Gennaro”. E si trovò persino un artista che mise in vendita 100 scatole con aria di Napoli; 50 di esse avevano la scritta “con smog”, altre 50 erano “senza smog”... I tempi di oggi non sono certamente paragonabili a quelli di una volta. Per i giovani però, che siano questi italiani oppure moldavi come me, la vita può essere abbastanza dura. Il lavoro non si trova! E ci manca l'esperienza! Cosa fare? Vivere sulle spalle di mamma e papà è una vergogna... E se facessimo come i napoletani? Ma perché no? Perché non vendere un po' di aria? Ed è così che nasce il progetto “Aria di Roma”, fatto appunto per vendere dei souvenir pieni d'aria di Roma! Buona quest'aria! Piena di ricordi storici e di belle immagini! Si, si, ce ha pure un po' di smog! L'idea fu di Gheorghe Ghertescu, un giovane brillante laureato in Marketing all'Accademia di Studi Economici di Chisinau. Gheorghe è molto affascinato dalla Città Eterna. Gli piace pure l'aria di Roma! E quindi si mette al lavoro per inscatolare e vendere... l'aria di Roma. Con l'aiuto di Catia Skrupskaia, una delle migliori designer della Repubblica di Moldova, questa idea prende forma. E dopo mesi di lavoro esce alla luce questo souvenir originale, uno dei più insoliti che un turista si può portare via da Roma. Caro turista! L’aria racchiusa in questo barattolo, curato nei minimi dettagli, ti farà ricordare i momenti più belli trascorsi a Roma, e lo potrai regalare a coloro che ami! Vogliamo specificare tuttavia che all'interno del nostro barattolo non c'è solamente l'aria di Roma. Ci troverete la magia di questa meravigliosa città, avrete per esempio l'emozione di vedere una immagine mozzafiato di Piazza San Pietro. Il souvenir è simpatico e divertente. L'etichetta dice che il prodotto contiene gli ingredienti: aria del Colosseo – 17%, aria di Piazza San Pietro – 14% e cosi via... C'è pure una data di scadenza – 21 aprile 2112, che rimanda alla data della fondazione di Roma... Se volete sapere di più sul nostro prodotto, potete dare un'occhiata su www.airofrome.com . Coloro che fossero interessati a darci una mano per diffondere “L'aria di Roma” possono contattarci tramite e-mail ad@airofrome.com o tel.: 3200529885.
Vi ricordate quella bellissima leggenda metropolitana su l'aria di Napoli? Si diceva, subito dopo la guerra, che i napoletani, a cui in quel periodo mancava tutto, ma non certo l'ingegno, inscatolavano nelle lattine vuote di provenienza americana un prodotto che si chiamava “aria di Napoli”, per venderlo dopo ai soldati americani che stavano per tornare a casa. Gli americani, che avevano regalato, con degnazione, a dei morti di fame napoletani tutte quelle lattine piene di ogni ben di Dio, adesso se le ricompravano – vuote per giunta, in quanto “piene” solamente d'aria – a peso d'oro! Questa storia, nonostante non fosse vera per niente, è piaciuta tanto agli italiani, che fu ripresa dopo nel film di Dino Risi “Operazione San Gennaro”. E si trovò persino un artista che mise in vendita 100 scatole con aria di Napoli; 50 di esse avevano la scritta “con smog”, altre 50 erano “senza smog”... I tempi di oggi non sono certamente paragonabili a quelli di una volta. Per i giovani però, che siano questi italiani oppure moldavi come me, la vita può essere abbastanza dura. Il lavoro non si trova! E ci manca l'esperienza! Cosa fare? Vivere sulle spalle di mamma e papà è una vergogna... E se facessimo come i napoletani? Ma perché no? Perché non vendere un po' di aria? Ed è così che nasce il progetto “Aria di Roma”, fatto appunto per vendere dei souvenir pieni d'aria di Roma! Buona quest'aria! Piena di ricordi storici e di belle immagini! Si, si, ce ha pure un po' di smog! L'idea fu di Gheorghe Ghertescu, un giovane brillante laureato in Marketing all'Accademia di Studi Economici di Chisinau. Gheorghe è molto affascinato dalla Città Eterna. Gli piace pure l'aria di Roma! E quindi si mette al lavoro per inscatolare e vendere... l'aria di Roma. Con l'aiuto di Catia Skrupskaia, una delle migliori designer della Repubblica di Moldova, questa idea prende forma. E dopo mesi di lavoro esce alla luce questo souvenir originale, uno dei più insoliti che un turista si può portare via da Roma. Caro turista! L’aria racchiusa in questo barattolo, curato nei minimi dettagli, ti farà ricordare i momenti più belli trascorsi a Roma, e lo potrai regalare a coloro che ami! Vogliamo specificare tuttavia che all'interno del nostro barattolo non c'è solamente l'aria di Roma. Ci troverete la magia di questa meravigliosa città, avrete per esempio l'emozione di vedere una immagine mozzafiato di Piazza San Pietro. Il souvenir è simpatico e divertente. L'etichetta dice che il prodotto contiene gli ingredienti: aria del Colosseo – 17%, aria di Piazza San Pietro – 14% e cosi via... C'è pure una data di scadenza – 21 aprile 2112, che rimanda alla data della fondazione di Roma... Se volete sapere di più sul nostro prodotto, potete dare un'occhiata su www.airofrome.com . Coloro che fossero interessati a darci una mano per diffondere “L'aria di Roma” possono contattarci tramite e-mail ad@airofrome.com o tel.: 3200529885.
Il dottor Jekyll e mister... Gheorghe
di Nicola Baldassare
Sui giornali moldavi si legge ogni giorno di fatti di cronaca efferati. Oggi, per esempio, viene riportato un fatto criminoso particolarmente feroce: un uomo di 27 anni a sodomizzato una bambina di 4 anni e poi l'ha ammazzata. Sì, avete capito bene, di 4 anni! Si potrebbe obiettare che simili fatti di cronaca avvengono in tutto il mondo. E' vero, In Italia sui giornali si legge di peggio. L'unica differenza è che in Moldova questi fatti criminosi avvengono sotto l'effetto dell'alcool. Difficilmente da queste parti i crimini comuni avvengono in piena coscenza, da sobri. In tutti i fatti più efferati l'alcool è la causa scatenante. Questo particolare fa della Moldova un caso a sè. a) Il marito ammazza la moglie a coltellate? Era ubriaco. b) Un tale investe e ammazza un pedone sulle strisce? Era ubriaco. c) Una banda di ragazzi stupra nel bosco una loro amica? Erano ubriachi. d) Un tale ammazza l'amico per futili motivi? Era ubriaco. Questo si legge ogni giorno sui giornali moldavi. Ci sono due grandi tipologie di moldavi: i sobri e gli ubriachi. Non necessariamente sono tipologie di soggetti diversi. Mi spiego. Gheorghe da sobrio è calmo, tranquillo, incapace di far male. Lo stesso Gheorghe, ubriaco, diventa aggressivo, violento, capace di qualsiasi efferatezza. Nei moldavi, quindi, convivono due personalità diversissime fra loro: 1) Il dottor Jekyll(Gheorghe): mite, buono, incapace di far del male; 2) Mister Hide, il suo alter ego da ubriaco(sempre Gheorghe): cattivo, violento, capace di fare di qualsiasi brutalità. Il dottor Jekyll per trasformarsi in Hide beveva una pozione di sua invenzione. In Moldova il Gheorghe mite e tranquillo si trasforma nel Gheorghe violento e aggressivo bevendo vodka o vino. Lungi da me la volontà di generalizzare, non tutti i moldavi si chiamano Gheorghe. Verissimo. Ma il nome Gheorghe è molto diffuso in Moldova. Il problema è che, spesso, Gheorghe si ubriaca.
Sui giornali moldavi si legge ogni giorno di fatti di cronaca efferati. Oggi, per esempio, viene riportato un fatto criminoso particolarmente feroce: un uomo di 27 anni a sodomizzato una bambina di 4 anni e poi l'ha ammazzata. Sì, avete capito bene, di 4 anni! Si potrebbe obiettare che simili fatti di cronaca avvengono in tutto il mondo. E' vero, In Italia sui giornali si legge di peggio. L'unica differenza è che in Moldova questi fatti criminosi avvengono sotto l'effetto dell'alcool. Difficilmente da queste parti i crimini comuni avvengono in piena coscenza, da sobri. In tutti i fatti più efferati l'alcool è la causa scatenante. Questo particolare fa della Moldova un caso a sè. a) Il marito ammazza la moglie a coltellate? Era ubriaco. b) Un tale investe e ammazza un pedone sulle strisce? Era ubriaco. c) Una banda di ragazzi stupra nel bosco una loro amica? Erano ubriachi. d) Un tale ammazza l'amico per futili motivi? Era ubriaco. Questo si legge ogni giorno sui giornali moldavi. Ci sono due grandi tipologie di moldavi: i sobri e gli ubriachi. Non necessariamente sono tipologie di soggetti diversi. Mi spiego. Gheorghe da sobrio è calmo, tranquillo, incapace di far male. Lo stesso Gheorghe, ubriaco, diventa aggressivo, violento, capace di qualsiasi efferatezza. Nei moldavi, quindi, convivono due personalità diversissime fra loro: 1) Il dottor Jekyll(Gheorghe): mite, buono, incapace di far del male; 2) Mister Hide, il suo alter ego da ubriaco(sempre Gheorghe): cattivo, violento, capace di fare di qualsiasi brutalità. Il dottor Jekyll per trasformarsi in Hide beveva una pozione di sua invenzione. In Moldova il Gheorghe mite e tranquillo si trasforma nel Gheorghe violento e aggressivo bevendo vodka o vino. Lungi da me la volontà di generalizzare, non tutti i moldavi si chiamano Gheorghe. Verissimo. Ma il nome Gheorghe è molto diffuso in Moldova. Il problema è che, spesso, Gheorghe si ubriaca.
LA MOLDOVA NON È UN PAESE PER VECCHI
Di Victor Druta
La Moldova non è un paese per vecchi, lo scrive Nicola Baldassare, un italiano di Pescara che ha deciso di vivere nel mio paese. Nel libro “Un anno in Moldova”, diario semiserio di un italiano nel paese delle dolci colline (http://www.unibook.com/it/nuovi-titoli ), spiega agli italiani, ma anche ai moldavi, questa sua scelta che a prima vista può sembrare bizzarra. Per Nicola invece, questa scelta, è stata interessante e stimolante. Non solo, la sua scelta è stata una sfida con se stesso. La sua storia, Baldassare, la paragona a quella del mitico condottiero Cortes, il conquistadores che bruciò le navi sulle quali approdò in America Centrale. Baldassare non ha bruciato certo la sua casa di Pescara, semplicemente ha deciso di lasciarla e di comprarne un altra insieme a sua moglie moldava, un appartamento nella capitale di Repubblica di Moldova, Chisinau. È così che comincia la sua storia. Per noi moldavi, il libro di Baldassare è un'ottima occasione di sapere come vedono gli stranieri il nostro paese e di mettere un po' in discussione quelle verità che noi diamo per scontato. La Moldova è un paese europeo sconosciuto a tanti, quello che incuriosisce noi moldavi sono le osservazioni e le stranezze che un occhio straniero, quello di un italiano in particolare, riesce a cogliere nel nostro paese. È interessante per esempio come Baldassare descrive il rito del battesimo ortodosso che presuppone l'immersione completa del nascituro e descrive un caso in cui il bambino battezzato è annegato durante la cerimonia. Nel suo libro parla anche di matrimoni fra giovani moldavi i quali si sposano a cuor leggero a 20-22 anni, per divorziare poi con altre tanta facilità dopo pochi anni. Baldassare si sofferma a lungo anche sui funerali, il funerale moldavo gli sembra a dir poco strano, è colpito dal fatto che la salma viene esposta all'aria aperta nella bara, dall'eccessivo cerimoniale: il corteo funebre che si ferma di tanto in tanto per la distribuzione di doni rituali, la bara che viene chiusa e sepolta sotto un cumulo di terra, la grande tavola imbandita a casa del morto, le grandi mangiate e bevute a distanza di una settimana dal decesso, di quaranta giorni, di sei mesi, due anni, sette anni,etc. Noi moldavi siamo abituati a questo complicato cerimoniale, anche all'idea che le spese del funerale ti può indebitare per anni. Per l'italiano Baldassare invece, con tutto il rispetto che egli ha per le nostre tradizioni, la cosa è incomprensibile. Baldassare, da osservatore ironico qual'è, si meraviglia nel constatare che nei locali pubblici si vedono solo ragazzi e si chiede dove sono i moldavi di una certa età. Egli scrive nel suo libro: “Spesso mi chiedo se in Moldova esiste una legge che impedisce agli ultra quarantenni di frequentare luoghi pubblici, in giro non si vedono. Per non parlare degli anziani che a una certa ora scompaiono misteriosamente dalle strade. Ho il fondato sospetto che all'imbrunire in tutta la Moldova suona una specie di coprifuoco e le persone di una certa età si rifugiano atterrite in casa per paura dei rastrellamenti. Nei bar, ristoranti, pizzerie... si vedono solo giovani. Decisamente la Moldova non è un paese per vecchi.” L'autore descrive con un certo humor anche le capre che brucano l'erba nei spazi verdi tra le palazzine della città e immagina il pastore che scende dal settimo piano con il secchio per la mungitura quotidiana. Egli è colpito dal fatto che la Moldova è il paese dove si festeggia due volte il Natale e due volte il Capodanno! Praticamente il calendario moldavo è un susseguirsi di feste religiose, compleanni, onomastici, insomma, ogni occasione è buona per festeggiare! Parla con tenerezza dei suoi suoceri che fanno una grande faticata nell'attorcigliare sulla forchetta i spaghetti. Ma nel libro di Baldassare non si trova solo ironia e humor, ma anche la commozione di fronte alla storia recente della Moldova, del crollo dell'economia, l'impoverimento della gente, l'emigrazione, bambini abbandonati, i suicidi. Descrive il bigottismo della politica, le manifestazioni dei preti ortodossi contro le vaccinazioni e contro i gay. Descrive con sincero dolore tutti questi tragici avvenimenti e crede che la Moldavia debba essere particolarmente grata alle sue donne... “autentiche eroine moderne, spesso costrette con grandi sacrifici ad abbandonare i propri affetti per emigrare, per dare un futuro migliore ai propri figli.” I moldavi “dovrebbero erigere un monumento alle donne, un monumento sulla piazza centrale accanto a quello di Stefan cel Mare: il grande eroe del passato con accanto l'eroina del presente.”
Mihai Ciobanu Ho letto con grandissimo piacere e mi sono anche commosso dalla descrizione di un concerto di musica popolare a cui Baldassare ha assistito. Ecco un brano del suo libro che la dice lunga sul carattere dei moldavi...: “L'orchestra attacca le prime note, è la canzone che tutti si aspettano, la sala ammutolisce, tutti trattengono il fiato, il brusio cessa, Mihai Ciobanu canta le prime strofe, “casa părintească nu se vinde, nu se vinde tot ce este sfânt” (la casa dei genitori non si vende, non si vende tutto ciò che è santo) ... Nella sala cala un silenzio assoluto, gli occhi si fanno lucidi, il cantante prosegue con la sua voce melodiosa, lacera le animi, scuote il pubblico, nella sala aleggia lo spirito dei genitori che non ci sono più. Molti spettatori hanno i volti rigati dalle lacrime, piangono senza ritegno, il cantante ha toccato una ferita aperta che adesso sanguina, molti sono stati costretti a vendere la “casa părintească”, la vecchia casa dei genitori per necessità... Anch'io sento una mano che mi stringe lo stomaco, non riesco a nascondere la commozione. La canzone giunge al termine, la musica si ferma, nella sala, per un instante, scende un silenzio totale, poi, dopo un lunghissimo interminabile instante, un fragoroso applauso a scena aperta con tutti in piedi ad applaudire con i volti bagnati dalle lacrime.” Grazie, Baldassare!
La Moldova non è un paese per vecchi, lo scrive Nicola Baldassare, un italiano di Pescara che ha deciso di vivere nel mio paese. Nel libro “Un anno in Moldova”, diario semiserio di un italiano nel paese delle dolci colline (http://www.unibook.com/it/nuovi-titoli ), spiega agli italiani, ma anche ai moldavi, questa sua scelta che a prima vista può sembrare bizzarra. Per Nicola invece, questa scelta, è stata interessante e stimolante. Non solo, la sua scelta è stata una sfida con se stesso. La sua storia, Baldassare, la paragona a quella del mitico condottiero Cortes, il conquistadores che bruciò le navi sulle quali approdò in America Centrale. Baldassare non ha bruciato certo la sua casa di Pescara, semplicemente ha deciso di lasciarla e di comprarne un altra insieme a sua moglie moldava, un appartamento nella capitale di Repubblica di Moldova, Chisinau. È così che comincia la sua storia. Per noi moldavi, il libro di Baldassare è un'ottima occasione di sapere come vedono gli stranieri il nostro paese e di mettere un po' in discussione quelle verità che noi diamo per scontato. La Moldova è un paese europeo sconosciuto a tanti, quello che incuriosisce noi moldavi sono le osservazioni e le stranezze che un occhio straniero, quello di un italiano in particolare, riesce a cogliere nel nostro paese. È interessante per esempio come Baldassare descrive il rito del battesimo ortodosso che presuppone l'immersione completa del nascituro e descrive un caso in cui il bambino battezzato è annegato durante la cerimonia. Nel suo libro parla anche di matrimoni fra giovani moldavi i quali si sposano a cuor leggero a 20-22 anni, per divorziare poi con altre tanta facilità dopo pochi anni. Baldassare si sofferma a lungo anche sui funerali, il funerale moldavo gli sembra a dir poco strano, è colpito dal fatto che la salma viene esposta all'aria aperta nella bara, dall'eccessivo cerimoniale: il corteo funebre che si ferma di tanto in tanto per la distribuzione di doni rituali, la bara che viene chiusa e sepolta sotto un cumulo di terra, la grande tavola imbandita a casa del morto, le grandi mangiate e bevute a distanza di una settimana dal decesso, di quaranta giorni, di sei mesi, due anni, sette anni,etc. Noi moldavi siamo abituati a questo complicato cerimoniale, anche all'idea che le spese del funerale ti può indebitare per anni. Per l'italiano Baldassare invece, con tutto il rispetto che egli ha per le nostre tradizioni, la cosa è incomprensibile. Baldassare, da osservatore ironico qual'è, si meraviglia nel constatare che nei locali pubblici si vedono solo ragazzi e si chiede dove sono i moldavi di una certa età. Egli scrive nel suo libro: “Spesso mi chiedo se in Moldova esiste una legge che impedisce agli ultra quarantenni di frequentare luoghi pubblici, in giro non si vedono. Per non parlare degli anziani che a una certa ora scompaiono misteriosamente dalle strade. Ho il fondato sospetto che all'imbrunire in tutta la Moldova suona una specie di coprifuoco e le persone di una certa età si rifugiano atterrite in casa per paura dei rastrellamenti. Nei bar, ristoranti, pizzerie... si vedono solo giovani. Decisamente la Moldova non è un paese per vecchi.” L'autore descrive con un certo humor anche le capre che brucano l'erba nei spazi verdi tra le palazzine della città e immagina il pastore che scende dal settimo piano con il secchio per la mungitura quotidiana. Egli è colpito dal fatto che la Moldova è il paese dove si festeggia due volte il Natale e due volte il Capodanno! Praticamente il calendario moldavo è un susseguirsi di feste religiose, compleanni, onomastici, insomma, ogni occasione è buona per festeggiare! Parla con tenerezza dei suoi suoceri che fanno una grande faticata nell'attorcigliare sulla forchetta i spaghetti. Ma nel libro di Baldassare non si trova solo ironia e humor, ma anche la commozione di fronte alla storia recente della Moldova, del crollo dell'economia, l'impoverimento della gente, l'emigrazione, bambini abbandonati, i suicidi. Descrive il bigottismo della politica, le manifestazioni dei preti ortodossi contro le vaccinazioni e contro i gay. Descrive con sincero dolore tutti questi tragici avvenimenti e crede che la Moldavia debba essere particolarmente grata alle sue donne... “autentiche eroine moderne, spesso costrette con grandi sacrifici ad abbandonare i propri affetti per emigrare, per dare un futuro migliore ai propri figli.” I moldavi “dovrebbero erigere un monumento alle donne, un monumento sulla piazza centrale accanto a quello di Stefan cel Mare: il grande eroe del passato con accanto l'eroina del presente.”
Mihai Ciobanu Ho letto con grandissimo piacere e mi sono anche commosso dalla descrizione di un concerto di musica popolare a cui Baldassare ha assistito. Ecco un brano del suo libro che la dice lunga sul carattere dei moldavi...: “L'orchestra attacca le prime note, è la canzone che tutti si aspettano, la sala ammutolisce, tutti trattengono il fiato, il brusio cessa, Mihai Ciobanu canta le prime strofe, “casa părintească nu se vinde, nu se vinde tot ce este sfânt” (la casa dei genitori non si vende, non si vende tutto ciò che è santo) ... Nella sala cala un silenzio assoluto, gli occhi si fanno lucidi, il cantante prosegue con la sua voce melodiosa, lacera le animi, scuote il pubblico, nella sala aleggia lo spirito dei genitori che non ci sono più. Molti spettatori hanno i volti rigati dalle lacrime, piangono senza ritegno, il cantante ha toccato una ferita aperta che adesso sanguina, molti sono stati costretti a vendere la “casa părintească”, la vecchia casa dei genitori per necessità... Anch'io sento una mano che mi stringe lo stomaco, non riesco a nascondere la commozione. La canzone giunge al termine, la musica si ferma, nella sala, per un instante, scende un silenzio totale, poi, dopo un lunghissimo interminabile instante, un fragoroso applauso a scena aperta con tutti in piedi ad applaudire con i volti bagnati dalle lacrime.” Grazie, Baldassare!
Ecco che si può leggere sul sito di Panorama su Domnica Cemortan
http://blog.panorama.it/italia/2012/02/26/costa-concordia-al-daily-mail-la-confessione-della-giovane-moldava/
Costa Concordia, al Daily Mail la confessione della giovane moldava
Tags: Costa Concordia, Daily Mail, Domnica Cemortan, Francesco Schettino Un commento
Domnica Cemortan, la ragazza moldava a bordo della Costa Concordia (Credits:ANSA) L’ha baciato. Sarebbe potuto accadere molto di più. Ma poi, la tragedia ha interrotto la favola. Sulle colonne de quotidiano inglese Daily Mail c’è oggi la prima intervista di Domnica Cemortan, la ragazza moldava di 25 anni che la sera del naufragio della Costa Concordia era nella plancia di comando con Francesco Schettino, 52 anni. “Ho baciato il comandante” racconta la giovane. “Probabilmente saremmo andati oltre se la nave non si fosse schiantata”. Nella sua prima intervista pubblica, una foto con tacco a spillo e vestitino rosa corallo, una seconda con tanto di divisa da comandante, Domnica Cemortan racconta i dettagli della sua relazione con Schettino. E la sua presenza, quella notte, a bordo. LEGGI l’INTERVISTA AL DAILY MAILRacconta di un bacio appassionato che faceva pensare a una prossima notte di passione. Che però non ci sarebbe mai stata. Perché alla passione si sarebbe sostituita la tragedia. Ecco le sue principali dichiarazioni. “Sì, ammetto che ero molto attratta dal Capitano Schettino e lui era chiaramente interessato a me”“Una volta mi ha detto che io avevo entrambe le cose: bellezza e cervello. Quale donna non si vuole sentir dire cose di questo tipo…?”“Quando sono salita a bordo per la crociera il Capitano Schettino è rimasto sorpreso e mi ha detto che in attesa dell’assegnazione della cabina potevo appoggiare il mio bagaglio nella sua cabina”.“Non abbiamo sentito il rumore della collisione contro gli scogli perché eravamo davanti alla nave e tutto è avvenuto dietro. Ma poi sono arrivate le sirene…”“Ho visto il capitano coordinare l’evacuazione. Mi ha detto di andare verso le scialuppe di salvataggio. L’ho visto molto tranquillo e fiducioso che tutto sarebbe andato per il meglio”.“La gente lo ha definito un codardo. Ma non è vero”“Certo, sono molto dispiaciuta per la morte di così tante persone”.Con sé, porta un rammarico: quello di trovarsi “nel posto sbagliato al momento sbagliato”.——————————————- TUTTO SULLA TRAGEDIA DELLA COSTA CONCORDIA ——————————————-ilaria.molinari Domenica 26 Febbraio 2012
Tags: Costa Concordia, Daily Mail, Domnica Cemortan, Francesco Schettino Un commento
Domnica Cemortan, la ragazza moldava a bordo della Costa Concordia (Credits:ANSA) L’ha baciato. Sarebbe potuto accadere molto di più. Ma poi, la tragedia ha interrotto la favola. Sulle colonne de quotidiano inglese Daily Mail c’è oggi la prima intervista di Domnica Cemortan, la ragazza moldava di 25 anni che la sera del naufragio della Costa Concordia era nella plancia di comando con Francesco Schettino, 52 anni. “Ho baciato il comandante” racconta la giovane. “Probabilmente saremmo andati oltre se la nave non si fosse schiantata”. Nella sua prima intervista pubblica, una foto con tacco a spillo e vestitino rosa corallo, una seconda con tanto di divisa da comandante, Domnica Cemortan racconta i dettagli della sua relazione con Schettino. E la sua presenza, quella notte, a bordo. LEGGI l’INTERVISTA AL DAILY MAILRacconta di un bacio appassionato che faceva pensare a una prossima notte di passione. Che però non ci sarebbe mai stata. Perché alla passione si sarebbe sostituita la tragedia. Ecco le sue principali dichiarazioni. “Sì, ammetto che ero molto attratta dal Capitano Schettino e lui era chiaramente interessato a me”“Una volta mi ha detto che io avevo entrambe le cose: bellezza e cervello. Quale donna non si vuole sentir dire cose di questo tipo…?”“Quando sono salita a bordo per la crociera il Capitano Schettino è rimasto sorpreso e mi ha detto che in attesa dell’assegnazione della cabina potevo appoggiare il mio bagaglio nella sua cabina”.“Non abbiamo sentito il rumore della collisione contro gli scogli perché eravamo davanti alla nave e tutto è avvenuto dietro. Ma poi sono arrivate le sirene…”“Ho visto il capitano coordinare l’evacuazione. Mi ha detto di andare verso le scialuppe di salvataggio. L’ho visto molto tranquillo e fiducioso che tutto sarebbe andato per il meglio”.“La gente lo ha definito un codardo. Ma non è vero”“Certo, sono molto dispiaciuta per la morte di così tante persone”.Con sé, porta un rammarico: quello di trovarsi “nel posto sbagliato al momento sbagliato”.——————————————- TUTTO SULLA TRAGEDIA DELLA COSTA CONCORDIA ——————————————-ilaria.molinari Domenica 26 Febbraio 2012
BĂLȚI OFF LIMITS!
di Nicola Baldassare
Balți è una ridente cittadina a circa 120 km da Chișinau. Niente di speciale, la solita cittadina moldava con le strade sconnesse e le „rutiere” che travolgono chi si azzarda a attraversare la strada. In questi giorni Balți... è uscita dall'anonimato per assurgere su tutte le prime pagine dei giornali. Per cosa? Il Consiglio comunale della città, proprio in questi giorni, ha approvato una legge che dice che gli omosessuali non possono entrare in città. Sì, proprio così, avete capito bene. Insomma la città è off limits per gli omosessuali! Ben 25 consiglieri comunali del PCRM su 35 totali hanno votato compatti la legge. I consiglieri comunisti si sono così uniformati al volere della chiesa ortodossa che da tempo tuona contro gli omosessuali. "E o decizie îmbucurătoare şi încurajatoare, deoarece mai multe ONG-uri laice au făcut un apel către toate forţele politice de a primi sprijin. Indiferent de culoarea politică, mulţumim pentru susţinere", a declarat Ghenadie Valuţă, reprezentant al Asociaţiei "Pro Ortodoxia". Inutile dire che la decisione del Consiglio comunale di Balți ha scatenato l'entusiasmo di tutte le organizzazioni ortodosse del paese. Tale Ghenadie Văluță, rappresentante dell'Associazione "Pro Ortodoxia", non ha perso tempo per manifestare tutto il suo entusiasmo per la decisione presa dagli amici comunisti. Oddio, ormai in Moldova non mi meraviglia più di niente, specialmente certe decisioni che prendono i politici e gli amministratori locali! Ma una domanda sorge spontanea: come faranno i buontemponi di Balți a stabilire chi è omosessuale e chi no per consentir loro il libero accesso in città? Mica sul passaporto c'è scritto: Segni particolari... "omosessuale"! E poi, gli omosessuali già residenti a Balti? Verranno allontanati dalla città e rinchiusi in campi di concentramento? Pare che a tutti gli ingressi della città verranno posti in essere dei posti di blocco per consentire agli etero l'ingresso in città, e respingere gli omosessuali. Per stabilire senza possibilità di errore le tendenze sessuali di viaggiatori e turisti, i consiglieri comunisti adotteranno un sistema infallibile: i visitatori verranno rinchiusi in una stanza con una avvenente fanciulla che ballerà per loro al tempo di una lap dance in abiti succinti. Alcuni incaricati verificheranno scrupolosamente se i corpi cavernosi dei visitatori si saranno riempiti e se agli angoli della bocca sarà comparsa la famosa bavetta tipica del trombatore. Chi rimarrà indifferente allo spettacolo sarà immediatemente allontanato dalla città. Sarà più complicato per le lesbiche, ma comunque ci stanno lavorando. Pare che in Moldova ci siano circa 90.000 omosessuali, anche se io, sinceramente, non ne ho mai visto uno, visto l'aria che tira, probabilmente si nascondono. Non mi meraviglierebbe se fra qualche anno uscirà alle stampe il "Diario di Vasile Puinica", sulle orme di quello più famoso di Anna Frank, un frocio moldavo costretto a nascondersi in qualche sottoscala per non essere catturato e lapidato da qualche prete ortodosso.
Balți è una ridente cittadina a circa 120 km da Chișinau. Niente di speciale, la solita cittadina moldava con le strade sconnesse e le „rutiere” che travolgono chi si azzarda a attraversare la strada. In questi giorni Balți... è uscita dall'anonimato per assurgere su tutte le prime pagine dei giornali. Per cosa? Il Consiglio comunale della città, proprio in questi giorni, ha approvato una legge che dice che gli omosessuali non possono entrare in città. Sì, proprio così, avete capito bene. Insomma la città è off limits per gli omosessuali! Ben 25 consiglieri comunali del PCRM su 35 totali hanno votato compatti la legge. I consiglieri comunisti si sono così uniformati al volere della chiesa ortodossa che da tempo tuona contro gli omosessuali. "E o decizie îmbucurătoare şi încurajatoare, deoarece mai multe ONG-uri laice au făcut un apel către toate forţele politice de a primi sprijin. Indiferent de culoarea politică, mulţumim pentru susţinere", a declarat Ghenadie Valuţă, reprezentant al Asociaţiei "Pro Ortodoxia". Inutile dire che la decisione del Consiglio comunale di Balți ha scatenato l'entusiasmo di tutte le organizzazioni ortodosse del paese. Tale Ghenadie Văluță, rappresentante dell'Associazione "Pro Ortodoxia", non ha perso tempo per manifestare tutto il suo entusiasmo per la decisione presa dagli amici comunisti. Oddio, ormai in Moldova non mi meraviglia più di niente, specialmente certe decisioni che prendono i politici e gli amministratori locali! Ma una domanda sorge spontanea: come faranno i buontemponi di Balți a stabilire chi è omosessuale e chi no per consentir loro il libero accesso in città? Mica sul passaporto c'è scritto: Segni particolari... "omosessuale"! E poi, gli omosessuali già residenti a Balti? Verranno allontanati dalla città e rinchiusi in campi di concentramento? Pare che a tutti gli ingressi della città verranno posti in essere dei posti di blocco per consentire agli etero l'ingresso in città, e respingere gli omosessuali. Per stabilire senza possibilità di errore le tendenze sessuali di viaggiatori e turisti, i consiglieri comunisti adotteranno un sistema infallibile: i visitatori verranno rinchiusi in una stanza con una avvenente fanciulla che ballerà per loro al tempo di una lap dance in abiti succinti. Alcuni incaricati verificheranno scrupolosamente se i corpi cavernosi dei visitatori si saranno riempiti e se agli angoli della bocca sarà comparsa la famosa bavetta tipica del trombatore. Chi rimarrà indifferente allo spettacolo sarà immediatemente allontanato dalla città. Sarà più complicato per le lesbiche, ma comunque ci stanno lavorando. Pare che in Moldova ci siano circa 90.000 omosessuali, anche se io, sinceramente, non ne ho mai visto uno, visto l'aria che tira, probabilmente si nascondono. Non mi meraviglierebbe se fra qualche anno uscirà alle stampe il "Diario di Vasile Puinica", sulle orme di quello più famoso di Anna Frank, un frocio moldavo costretto a nascondersi in qualche sottoscala per non essere catturato e lapidato da qualche prete ortodosso.
Parlando con Giordano, di Bruno
Giordano Cevolani
412 anni fa moriva sul rogo! un fervente Bruniano come chi scrive, che usa come avatar la sua immagine in moldweb (giobruno), e che porta per una strana sorte il suo nome, non puo' che apprezzare il gesto della memoria dell'evento. ... Prendo l'occasione nel dirti che pur apprezzando la tua verve letteraria, non sono così favorevolmente impressionato sull'uso di parole come 'infamia' da te usato in modo a mio parere improvvido nei confronti dei forumista Nicola B. Infame è chi: per le sue azioni spregevoli, ha pessima fama ed è sinonimo di ignobile, abietto, traditore. L'infamia è azione, che rende spregevole chi la compie e che, in casi specifici, ha anche lo scopo di disonorare la persona contro cui è rivolta. Nel Paese dello Stivale, infame è il termine del linguaggio piu' mafioso per contrassegnare una spia, un traditore oltre che maestro di scelleratezze e nefandezze. Quindi valutando il tutto e parafrasando il sermone del sindaco Chirtoaca durante il concerto di Natale 2011: Italia-Moldavia, nazioni sorelle, accomunate da un unico cordone ombelicale che trascende il mero vincolo storico ma che si spalma su quello culturale e linguistico, possiamo alla fine ritenere che Nicola Baldassare puo' essere visto anche come un vergognoso mafioso. Non penso che questo fosse la tua intenzione, anche perchè da uomo di cultura che mostri di avere, la cultura non va a braccetto con il vituperio e l'offesa personale. Cmq grazie di avermi ricordato il giorno del supplizio di GB! Victor Druță Quando avevo 12 anni, lessi un libro sovietico di divulgazione scientifica dove c'era anche la biografia di G.Bruno. Le sue parole "l'universo è infinito" colpirono la mia immaginazione e mi feccero poi leggere avidamente montagne di fantascienza. Così, in qualche modo, Bruno segnò tutta la mia vita... In quanto riguarda la discussione con Nicola Baldassare, non ho avuto la minima intenzione di offenderlo, avevo detto che le idee impugnate da lui sono una infamia. E queste idee sono infame per davvero. Forse voi gli italiani non avete capito bene il quadro della situazione. Che è questo: la lingua letteraria rumena e la letteratura rumena si sono sviluppate indipendentemente dai confini in cui si trovavano i rumeni ed è opera dei rumeni di tutte le regioni storiche rumene, Moldavia, Valacchia, Transilvania. E va bene. Quando una parte della Moldavia storica fu presa dai sovietici nel 1940 quest'ultimi imposero nella regione l'alfabeto cirilico, una lingua letteraria basata su una parlata popolare della Transnistria e una letteratura rudimentale. I nostri intellettuali lottarono strenuamente per imporre i standard del rumeno letterario. Ci sono riusciti, che siano sempre lodati! Non riuscirono a imporre l'alfabeto latino, ma nel 1965, quando io andai a scuola in prima classe, non c'era più il moldavo della Transnistria, si studiava in un rumeno perbene che si chiamava moldavo e che usava l'alfabeto cirilico. La letteratura del dopoguerra era molto povera. Non esisteva nessun classico. I nostri intellettuali anche in questo campo lottarono valorosamente e ci riuscirono a pubblicare in Moldavia le opere dei Rumeni Creanga, Alecsandri, Eminescu e altri che erano di origine moldava. Non ci fu permesso da Mosca avere scrittori della Valacchia e Transilvania. La politica sovietica aveva isolato appositamente la Moldavia dal resto della Romania. E adesso chiedo a tutti di rispondere a queste domande: quella politica culturale che isolava un paese dalla sua lingua e dalle sue ricchezze culturali era o non era una politica infame? Ripetere nei nostri tempi di libertà i slogan del imperialismo sovietico e isolare culturalmente il popolo moldavo è o non è una cosa spreggevole? E come si fa a sentire da un italiano che arriva dal mondo libero, dal Occidente illuminato le stesse menzogne che tu hai sentito per decenni dalla propaganda sovietica? Victor Druță grazie, Giordano, per le buone parole e per l'intenzione di dare alla discussione sfumatture in più. Giordano Cevolani vedo con piacere Viktor che quando disquisiamo di Giordano Bruno, parliamo la stessa lingua, che poi è la lingua universale della buona cultura. In omaggio al personaggio ti racconto una breve storia che ho postato in moldweb, dopo aver... aperto un nuovo topic 'oggi, il rogo di GB 412 anni fa'. Alla fine di luglio 1985, 27 anni fa, sotto una cappa infernale di caldo andai in visita congressuale a Sarmacanda in Uzbekistan partendo da Dusanbe in Tadgikistan, sotto gli occhi vigili del KGB. Eravamo nell'era 'Gorbachov'. La visita protocollare prevedeva un tour alle madrase (favolose università arabe) e all'osservatorio astronomico costruito nel 1428 da Ulug Bek, successore del conquistatore Tamerlano, alla guida della città. Pochi sanno che Ulug era anche un eccellente astronomo che compilo' uno dei cataloghi di stelle piu' precisi tra quelli conosciuti. Mi piace sottolineare che all'interno dell'osservatorio è stato collocato, forse tre secoli dopo, un maestoso dipinto, che raffigura al centro Ulug, e ai suoi lati Copernico, Galilei e Giordano Bruno. La nostra guida, Volodia, un astronomo ma anche un agente del KGB, richiamo' la mia attenzione parlando in inglese. 'Hai visto c'è un tuo antico famigliare'. Rimasi letteralmente basito, al pensiero che il filosofo era quasi del tutto dimenticato dalle nostre parti. 'Ma come è possibile? ' chiesi. 'Voi in Italia gli ingegni li bruciate, qui li rispettiamo: per noi Giordano Bruno è il filosofo dell'Infinito'. Sti ...hazzi. E me ne tornai a Dusanbe vergognadomi come un cane in chiesa e con la testa in fermento. Anche oggi quando passo la frontiera PMR trovo sempre qualche frontaliero che, riconoscendomi, mi saluta come ' Gheordano Bruno'. E .....credimi non provo alcuna vergogna......molto meglio che 'Talianski, makaroni mafia' Victor Druță Bella, 'sta storia. mi ricorda i miei due anni di servizio militare in armata rossa, nelle steppe cazache, a Cimkent, 100 km a nord di Tashkent. Quelle steppe in primavera erano inondate dai papaveri rossi, in estate bruciavano. Sono stato di passaggio pure a Samarcanda. Ho un po di nostalgia per quel grande impero sovietico che diffondefa la cultura europea, la scienza, Dante, Bruno, Hugo fino in estremo oriente. Avevo letto lì Lo Straniero di Camus. Discuttevo lì con un figlio di un generale, soldato come me, di Bruno e Campanella. ...Chi sa se adesso, libero dal impero, l'oriente non sprofonderà in totalitarismo e religione.
412 anni fa moriva sul rogo! un fervente Bruniano come chi scrive, che usa come avatar la sua immagine in moldweb (giobruno), e che porta per una strana sorte il suo nome, non puo' che apprezzare il gesto della memoria dell'evento. ... Prendo l'occasione nel dirti che pur apprezzando la tua verve letteraria, non sono così favorevolmente impressionato sull'uso di parole come 'infamia' da te usato in modo a mio parere improvvido nei confronti dei forumista Nicola B. Infame è chi: per le sue azioni spregevoli, ha pessima fama ed è sinonimo di ignobile, abietto, traditore. L'infamia è azione, che rende spregevole chi la compie e che, in casi specifici, ha anche lo scopo di disonorare la persona contro cui è rivolta. Nel Paese dello Stivale, infame è il termine del linguaggio piu' mafioso per contrassegnare una spia, un traditore oltre che maestro di scelleratezze e nefandezze. Quindi valutando il tutto e parafrasando il sermone del sindaco Chirtoaca durante il concerto di Natale 2011: Italia-Moldavia, nazioni sorelle, accomunate da un unico cordone ombelicale che trascende il mero vincolo storico ma che si spalma su quello culturale e linguistico, possiamo alla fine ritenere che Nicola Baldassare puo' essere visto anche come un vergognoso mafioso. Non penso che questo fosse la tua intenzione, anche perchè da uomo di cultura che mostri di avere, la cultura non va a braccetto con il vituperio e l'offesa personale. Cmq grazie di avermi ricordato il giorno del supplizio di GB! Victor Druță Quando avevo 12 anni, lessi un libro sovietico di divulgazione scientifica dove c'era anche la biografia di G.Bruno. Le sue parole "l'universo è infinito" colpirono la mia immaginazione e mi feccero poi leggere avidamente montagne di fantascienza. Così, in qualche modo, Bruno segnò tutta la mia vita... In quanto riguarda la discussione con Nicola Baldassare, non ho avuto la minima intenzione di offenderlo, avevo detto che le idee impugnate da lui sono una infamia. E queste idee sono infame per davvero. Forse voi gli italiani non avete capito bene il quadro della situazione. Che è questo: la lingua letteraria rumena e la letteratura rumena si sono sviluppate indipendentemente dai confini in cui si trovavano i rumeni ed è opera dei rumeni di tutte le regioni storiche rumene, Moldavia, Valacchia, Transilvania. E va bene. Quando una parte della Moldavia storica fu presa dai sovietici nel 1940 quest'ultimi imposero nella regione l'alfabeto cirilico, una lingua letteraria basata su una parlata popolare della Transnistria e una letteratura rudimentale. I nostri intellettuali lottarono strenuamente per imporre i standard del rumeno letterario. Ci sono riusciti, che siano sempre lodati! Non riuscirono a imporre l'alfabeto latino, ma nel 1965, quando io andai a scuola in prima classe, non c'era più il moldavo della Transnistria, si studiava in un rumeno perbene che si chiamava moldavo e che usava l'alfabeto cirilico. La letteratura del dopoguerra era molto povera. Non esisteva nessun classico. I nostri intellettuali anche in questo campo lottarono valorosamente e ci riuscirono a pubblicare in Moldavia le opere dei Rumeni Creanga, Alecsandri, Eminescu e altri che erano di origine moldava. Non ci fu permesso da Mosca avere scrittori della Valacchia e Transilvania. La politica sovietica aveva isolato appositamente la Moldavia dal resto della Romania. E adesso chiedo a tutti di rispondere a queste domande: quella politica culturale che isolava un paese dalla sua lingua e dalle sue ricchezze culturali era o non era una politica infame? Ripetere nei nostri tempi di libertà i slogan del imperialismo sovietico e isolare culturalmente il popolo moldavo è o non è una cosa spreggevole? E come si fa a sentire da un italiano che arriva dal mondo libero, dal Occidente illuminato le stesse menzogne che tu hai sentito per decenni dalla propaganda sovietica? Victor Druță grazie, Giordano, per le buone parole e per l'intenzione di dare alla discussione sfumatture in più. Giordano Cevolani vedo con piacere Viktor che quando disquisiamo di Giordano Bruno, parliamo la stessa lingua, che poi è la lingua universale della buona cultura. In omaggio al personaggio ti racconto una breve storia che ho postato in moldweb, dopo aver... aperto un nuovo topic 'oggi, il rogo di GB 412 anni fa'. Alla fine di luglio 1985, 27 anni fa, sotto una cappa infernale di caldo andai in visita congressuale a Sarmacanda in Uzbekistan partendo da Dusanbe in Tadgikistan, sotto gli occhi vigili del KGB. Eravamo nell'era 'Gorbachov'. La visita protocollare prevedeva un tour alle madrase (favolose università arabe) e all'osservatorio astronomico costruito nel 1428 da Ulug Bek, successore del conquistatore Tamerlano, alla guida della città. Pochi sanno che Ulug era anche un eccellente astronomo che compilo' uno dei cataloghi di stelle piu' precisi tra quelli conosciuti. Mi piace sottolineare che all'interno dell'osservatorio è stato collocato, forse tre secoli dopo, un maestoso dipinto, che raffigura al centro Ulug, e ai suoi lati Copernico, Galilei e Giordano Bruno. La nostra guida, Volodia, un astronomo ma anche un agente del KGB, richiamo' la mia attenzione parlando in inglese. 'Hai visto c'è un tuo antico famigliare'. Rimasi letteralmente basito, al pensiero che il filosofo era quasi del tutto dimenticato dalle nostre parti. 'Ma come è possibile? ' chiesi. 'Voi in Italia gli ingegni li bruciate, qui li rispettiamo: per noi Giordano Bruno è il filosofo dell'Infinito'. Sti ...hazzi. E me ne tornai a Dusanbe vergognadomi come un cane in chiesa e con la testa in fermento. Anche oggi quando passo la frontiera PMR trovo sempre qualche frontaliero che, riconoscendomi, mi saluta come ' Gheordano Bruno'. E .....credimi non provo alcuna vergogna......molto meglio che 'Talianski, makaroni mafia' Victor Druță Bella, 'sta storia. mi ricorda i miei due anni di servizio militare in armata rossa, nelle steppe cazache, a Cimkent, 100 km a nord di Tashkent. Quelle steppe in primavera erano inondate dai papaveri rossi, in estate bruciavano. Sono stato di passaggio pure a Samarcanda. Ho un po di nostalgia per quel grande impero sovietico che diffondefa la cultura europea, la scienza, Dante, Bruno, Hugo fino in estremo oriente. Avevo letto lì Lo Straniero di Camus. Discuttevo lì con un figlio di un generale, soldato come me, di Bruno e Campanella. ...Chi sa se adesso, libero dal impero, l'oriente non sprofonderà in totalitarismo e religione.
NICOLA, HAI PERSO LA GUERRA
Di Victor Druta
Si è detto che gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e le guerre come se fossero partite di calcio. Spero che Nicola Baldassare perda questa guerra assurda per una identità etnica rigorosamente moldava dotata di forti sfumature russe con leggerezza, sportivamente, all'italiana. Vorrei ricordare ai lettori che Nicola era entrato in conflitto dalla parte dei cosi detti statalisti moldavi, gente rozza che guarda i rumeni in cagnesco e, pur di avere argomenti in più per la loro roccaforte moldava, condividono con amore le più pazze idee che ci siano. Per esempio quella che la lingua moldava fosse diversa dal rumeno o quella che la Repubblica di Moldova dovrebbe strappare alla vicina Romania la Moldavia rumena con la città di Iasi e così via. E va bene. Se uno vuole che la Repubblica di Moldova fosse uno stato indipendente e non si unisse mai con la Romania, ha tutti i diritti di farlo. La Moldavia adesso è libera e sovrana. E non c'è alcun bisogno di tirare in ballo la storia e la lingua. Perché, anche se la Moldavia è popolata dall'etnia romena, la Romania l'ha persa con il riconoscimento dell'indipendenza avvenuto in 1991. E solamente la volontà popolare congiunta dei Moldavi e dei Romeni potrebbe riportare la Moldavia entro i confini della Romania. Ciononostante la storia e la lingua sono strumentalizzate nel modo più infame che ci sia, per dare conforto a coloro che sognano una Repubblica Moldova fondata non sul lavoro e diritti, ma sul odio e isolamento! E tu, caro Nicola Baldassare, per non so quali ragioni, la metti tutta per difendere le posizioni di questi analfabeti, di questo squallore che puzza di sovietico e di nomenclatura di partito. Scusa, ma chi te l'ha fatto fare? Dici che rumeni erano solo pochi discendenti dei soldati romani che abitavano solo la Valacchia, che i moldavi sono piuttosto slavi, che Stefan cel Mare parlava solo slavo... Ma dai... Stefan certo che parlava anche slavo, perché il slavo antico ecclesiastico era la lingua ufficiale della sua cancelleria – pure a Bucarest si usava il slavo in quel tempo! Ma la madrelingua di Stefan era il rumeno! Informati, Nicola, leggi magari Wikipedia. Noi, quelli che parliamo il rumeno e formiamo adesso due nazioni distinte, Romania e Repubblica di Moldova, abbiamo una lingua unitaria, da noi ci sono parlate regionali, non dialetti, come in Italia. Il fatto si spiega con la vicenda della colonizzazione dei secoli 13-14. Le pianure della Moldavia e della Valacchia rimasero quasi vuote dopo la ritirata dei cumani, mongoli e altri barbari. Quindi furono colonizzate dalla Transilvania con i rumeni che si conservarono all'interno del arco carpatico. Questi furono in contatto con i magiari e portarono con se in Moldavia e in Valacchia le parole ungheresi, le quali si ritrovano adesso anche a Chisinau. Oraș è una parola di origine ugro-finnica. Pure aldămaș, fel, neam, bir, a făgădui. Anche l'influenza slava riguarda non solo la Moldavia, ma tutti i romeni. Le parole ungheresi dimostrano chiaramente l'unità del nostro popolo. In quanto riguarda la lingua, la norma letteraria è stata fornita dalla parlata di Valacchia, che ebbe per noi rumeni lo stesso ruolo che aveva avuto il dialetto toscano in Italia. Il fatto si spiega con le traduzioni della Bibbia, fatte appunto in Valacchia e poi usate in Moldavia e Transilvania. Senza l'apporto della cultura rumena la nazione moldava non sarebbe esistita. Quindi, Nicola, quello che dici è una infamia. E per un italiano che si crede colto è una vergogna. Mi dispiace dirtelo. Vai a studiare!
Si è detto che gli italiani perdono le partite di calcio come se fossero guerre e le guerre come se fossero partite di calcio. Spero che Nicola Baldassare perda questa guerra assurda per una identità etnica rigorosamente moldava dotata di forti sfumature russe con leggerezza, sportivamente, all'italiana. Vorrei ricordare ai lettori che Nicola era entrato in conflitto dalla parte dei cosi detti statalisti moldavi, gente rozza che guarda i rumeni in cagnesco e, pur di avere argomenti in più per la loro roccaforte moldava, condividono con amore le più pazze idee che ci siano. Per esempio quella che la lingua moldava fosse diversa dal rumeno o quella che la Repubblica di Moldova dovrebbe strappare alla vicina Romania la Moldavia rumena con la città di Iasi e così via. E va bene. Se uno vuole che la Repubblica di Moldova fosse uno stato indipendente e non si unisse mai con la Romania, ha tutti i diritti di farlo. La Moldavia adesso è libera e sovrana. E non c'è alcun bisogno di tirare in ballo la storia e la lingua. Perché, anche se la Moldavia è popolata dall'etnia romena, la Romania l'ha persa con il riconoscimento dell'indipendenza avvenuto in 1991. E solamente la volontà popolare congiunta dei Moldavi e dei Romeni potrebbe riportare la Moldavia entro i confini della Romania. Ciononostante la storia e la lingua sono strumentalizzate nel modo più infame che ci sia, per dare conforto a coloro che sognano una Repubblica Moldova fondata non sul lavoro e diritti, ma sul odio e isolamento! E tu, caro Nicola Baldassare, per non so quali ragioni, la metti tutta per difendere le posizioni di questi analfabeti, di questo squallore che puzza di sovietico e di nomenclatura di partito. Scusa, ma chi te l'ha fatto fare? Dici che rumeni erano solo pochi discendenti dei soldati romani che abitavano solo la Valacchia, che i moldavi sono piuttosto slavi, che Stefan cel Mare parlava solo slavo... Ma dai... Stefan certo che parlava anche slavo, perché il slavo antico ecclesiastico era la lingua ufficiale della sua cancelleria – pure a Bucarest si usava il slavo in quel tempo! Ma la madrelingua di Stefan era il rumeno! Informati, Nicola, leggi magari Wikipedia. Noi, quelli che parliamo il rumeno e formiamo adesso due nazioni distinte, Romania e Repubblica di Moldova, abbiamo una lingua unitaria, da noi ci sono parlate regionali, non dialetti, come in Italia. Il fatto si spiega con la vicenda della colonizzazione dei secoli 13-14. Le pianure della Moldavia e della Valacchia rimasero quasi vuote dopo la ritirata dei cumani, mongoli e altri barbari. Quindi furono colonizzate dalla Transilvania con i rumeni che si conservarono all'interno del arco carpatico. Questi furono in contatto con i magiari e portarono con se in Moldavia e in Valacchia le parole ungheresi, le quali si ritrovano adesso anche a Chisinau. Oraș è una parola di origine ugro-finnica. Pure aldămaș, fel, neam, bir, a făgădui. Anche l'influenza slava riguarda non solo la Moldavia, ma tutti i romeni. Le parole ungheresi dimostrano chiaramente l'unità del nostro popolo. In quanto riguarda la lingua, la norma letteraria è stata fornita dalla parlata di Valacchia, che ebbe per noi rumeni lo stesso ruolo che aveva avuto il dialetto toscano in Italia. Il fatto si spiega con le traduzioni della Bibbia, fatte appunto in Valacchia e poi usate in Moldavia e Transilvania. Senza l'apporto della cultura rumena la nazione moldava non sarebbe esistita. Quindi, Nicola, quello che dici è una infamia. E per un italiano che si crede colto è una vergogna. Mi dispiace dirtelo. Vai a studiare!
Gli italiani nella grande guerra dell'identità moldava
No, un frustrato io non sono! Nicola Baldassare Oggi si commemora il 77° anniversario della nascita di Grigore Vieru. Grande poeta moldavo, autore di poesie e versi tanto cari ai moldavi. Vorrei specificare senza possibilità di fraintendimenti: ho scritto moldavi e non basarabieni, o peg...gio, romeni, come farebbe piacere al poeta scomparso. Vieru, suo malgrado, era moldavo, anche se lui non ne era affatto convinto. Vieru era uno dei tanti intellettuali frustrati che anelavano alla cosiddeta "unirea" con i "fratzi romeni". I suoi estimatori e colleghi oggi approfitteranno della ricorrenza per rivendicare la loro appartenenza etnica romena. Per fortuna questi vecchi nostalgici sono pochi. E' per colpa di questi frustrati nostalgici che interpretano la storia a loro uso e consumo che in Moldova, forse unico paese al mondo, il governo è costretto a erigere cartelli con su scritto: " Moldova e tara ta" (La Moldova è la tua patria). Di contro, anche quelli di etnia russa o ucraina non perdono occasioni di rivendicare le loro ormai lontane origini. E' una guerra di etnie tanto assurda quanto stucchevole. Basterebbe alle due etnie in competizione andarsi a leggere un trattato di storia scritto da autori indipendenti e non quelli "addomesticati" da nazionalisti romeni o russi per rendersi conto che sono inesorabilmente in errore. Vorrei stendere un velo pietoso sulle farneticazioni politiche di Vieru e sottolineare il suo grande talento poetico e letterario riportando qui di seguito i versi di una canzone che considero un vero capolavoro. Una canzone che non manca di suscitarmi grandi emozioni, a me che moldavo non sono. Questa canzone parla della casa dei vecchi genitori che non ci sono più e che i figli hanno intenzione di vendere. Un dolore lancinante per i tanti moldavi costretti a vendere la "casa parintesca". CASA PARINTEASCA Ascultati-ma, surori, pe mine, Si voi, fratii mei, ce va sfaditi: E pacat, nu-i drept si nu e bine Sa vinzi casa care te-a-ncalzit. Bani ne-ar trebui la fiecare, Toti avem copii si vremea-i grea. Insa cum sa vinzi fereastra oare, Cea la care maica te-astepta?! Casa parinteasca nu se vinde, Nu se vinde tot ce este sfant. Din atatea lucruri dragi si sfinte Ochii mamei inca ne privesc. O vom da si vor schimba lacata Si vor pune si ferestre noi. Si trecand pe langa ea vreodata, Va privi ca la straini la noi. Casa parinteasca nu se vinde, Nu se vinde tot ce este sfant. Din atatea lucruri dragi si sfinte Ochii mamei inca ne privesc. Vom pleca si noi canva din viata Si parintii sus ne-or intreba Ce mai face casa lor cea draga, Cine are grija azi de ea.Visualizza altro 18 ore fa · Mi piaceNon mi piace più ·
1
Victor Druță in questa poesia vieru esprime un sentimento del tutto naturale, però sbagliato e controtendenza con i tempi che corrono. i nostri tempi sono quelli dell'economia di mercato, tutto si vende, niente è stabile, possiamo avere fiducia solo nei... ricordi e nelle idee. si ricorda ricchi e poveri con la loro paese mio che stai sulla collina? quella canzone si addice ai nostri tempi moldavi, e non casa parinteasca di vieru. inutile aggrapparsi al passato.... in quanto riguarda ai nostalgici frustrati, anche garibaldi, anche mamelli, anche tutti coloro che fecero l'unità d'italia furono frustrati nostalgici, è così, baldassare?Visualizza altro 18 ore fa · Mi piaceNon mi piace più
Nicola Baldassare Garibaldi non era un frustrato, era italiano. L'Italia come entità geografica esisteva già da migliaia di anni prima del 1860. Esistevano gli italiani che parlavano tutti la stessa lingua, il latino, ed avevano la stessa cultura e tradizion...i. La Romania NON E' MAI ESISTITA prima del 1867! I cosiddetti "romani" o "romeni", erano i discendenti dei soldati romani rimasti nel teritori della Valacchia, ripeto Valacchia, e non Moldova che aveva il suo territorio e la sua lingua. In Moldova i "romani" non si sono mai visti se non in sparute unità. La Moldova aveva da svariati secoli la sua lingua e cultura che non era affatto mutuata dai "romani" ma bensì da etnie slave, turche, magiare,polacche, etc. Quindi la sbandierata "romenità" dei moldavi è un falso storico alimentato dai nazionalisti romeni dopo il 1867.Visualizza altro 18 ore fa · Mi piaceNon mi piace più
Nicola Baldassare Tu sei storicamente e etnicamente moldavo. Dovresti rivendicare la tua etnia moldava e non quella romena. I romeni sono nati nel 1867, tu sei nato molti secoli prima. Vieru era un frustrato costretto a subire l'occupazione russa e la russificazione forzata. 17 ore fa · Mi piaceNon mi piace più
Victor Druță la romania è nata nel 800, come l'italia. come si chiamava il popolo che compose la romania? il popolo rumeno della moldavia e il popolo rumeno della valacchia. in 1918 si aggiunse il popolo rumeno della transilvania e il popolo rumeno della bessarabia moldava. vuoi dire che i lombardi, i genovesi, i siculi ecc. erano tutti italiani e noi non eravamo rumeni? perché mai questo trattamento discriminatorio? 17 ore fa · Mi piaceNon mi piace più ·
2
Svetoslav Vasilishin Vasilisin paranoici
No, un frustrato io non sono! Nicola Baldassare Oggi si commemora il 77° anniversario della nascita di Grigore Vieru. Grande poeta moldavo, autore di poesie e versi tanto cari ai moldavi. Vorrei specificare senza possibilità di fraintendimenti: ho scritto moldavi e non basarabieni, o peg...gio, romeni, come farebbe piacere al poeta scomparso. Vieru, suo malgrado, era moldavo, anche se lui non ne era affatto convinto. Vieru era uno dei tanti intellettuali frustrati che anelavano alla cosiddeta "unirea" con i "fratzi romeni". I suoi estimatori e colleghi oggi approfitteranno della ricorrenza per rivendicare la loro appartenenza etnica romena. Per fortuna questi vecchi nostalgici sono pochi. E' per colpa di questi frustrati nostalgici che interpretano la storia a loro uso e consumo che in Moldova, forse unico paese al mondo, il governo è costretto a erigere cartelli con su scritto: " Moldova e tara ta" (La Moldova è la tua patria). Di contro, anche quelli di etnia russa o ucraina non perdono occasioni di rivendicare le loro ormai lontane origini. E' una guerra di etnie tanto assurda quanto stucchevole. Basterebbe alle due etnie in competizione andarsi a leggere un trattato di storia scritto da autori indipendenti e non quelli "addomesticati" da nazionalisti romeni o russi per rendersi conto che sono inesorabilmente in errore. Vorrei stendere un velo pietoso sulle farneticazioni politiche di Vieru e sottolineare il suo grande talento poetico e letterario riportando qui di seguito i versi di una canzone che considero un vero capolavoro. Una canzone che non manca di suscitarmi grandi emozioni, a me che moldavo non sono. Questa canzone parla della casa dei vecchi genitori che non ci sono più e che i figli hanno intenzione di vendere. Un dolore lancinante per i tanti moldavi costretti a vendere la "casa parintesca". CASA PARINTEASCA Ascultati-ma, surori, pe mine, Si voi, fratii mei, ce va sfaditi: E pacat, nu-i drept si nu e bine Sa vinzi casa care te-a-ncalzit. Bani ne-ar trebui la fiecare, Toti avem copii si vremea-i grea. Insa cum sa vinzi fereastra oare, Cea la care maica te-astepta?! Casa parinteasca nu se vinde, Nu se vinde tot ce este sfant. Din atatea lucruri dragi si sfinte Ochii mamei inca ne privesc. O vom da si vor schimba lacata Si vor pune si ferestre noi. Si trecand pe langa ea vreodata, Va privi ca la straini la noi. Casa parinteasca nu se vinde, Nu se vinde tot ce este sfant. Din atatea lucruri dragi si sfinte Ochii mamei inca ne privesc. Vom pleca si noi canva din viata Si parintii sus ne-or intreba Ce mai face casa lor cea draga, Cine are grija azi de ea.Visualizza altro 18 ore fa · Mi piaceNon mi piace più ·
1
Victor Druță in questa poesia vieru esprime un sentimento del tutto naturale, però sbagliato e controtendenza con i tempi che corrono. i nostri tempi sono quelli dell'economia di mercato, tutto si vende, niente è stabile, possiamo avere fiducia solo nei... ricordi e nelle idee. si ricorda ricchi e poveri con la loro paese mio che stai sulla collina? quella canzone si addice ai nostri tempi moldavi, e non casa parinteasca di vieru. inutile aggrapparsi al passato.... in quanto riguarda ai nostalgici frustrati, anche garibaldi, anche mamelli, anche tutti coloro che fecero l'unità d'italia furono frustrati nostalgici, è così, baldassare?Visualizza altro 18 ore fa · Mi piaceNon mi piace più
Nicola Baldassare Garibaldi non era un frustrato, era italiano. L'Italia come entità geografica esisteva già da migliaia di anni prima del 1860. Esistevano gli italiani che parlavano tutti la stessa lingua, il latino, ed avevano la stessa cultura e tradizion...i. La Romania NON E' MAI ESISTITA prima del 1867! I cosiddetti "romani" o "romeni", erano i discendenti dei soldati romani rimasti nel teritori della Valacchia, ripeto Valacchia, e non Moldova che aveva il suo territorio e la sua lingua. In Moldova i "romani" non si sono mai visti se non in sparute unità. La Moldova aveva da svariati secoli la sua lingua e cultura che non era affatto mutuata dai "romani" ma bensì da etnie slave, turche, magiare,polacche, etc. Quindi la sbandierata "romenità" dei moldavi è un falso storico alimentato dai nazionalisti romeni dopo il 1867.Visualizza altro 18 ore fa · Mi piaceNon mi piace più
Nicola Baldassare Tu sei storicamente e etnicamente moldavo. Dovresti rivendicare la tua etnia moldava e non quella romena. I romeni sono nati nel 1867, tu sei nato molti secoli prima. Vieru era un frustrato costretto a subire l'occupazione russa e la russificazione forzata. 17 ore fa · Mi piaceNon mi piace più
Victor Druță la romania è nata nel 800, come l'italia. come si chiamava il popolo che compose la romania? il popolo rumeno della moldavia e il popolo rumeno della valacchia. in 1918 si aggiunse il popolo rumeno della transilvania e il popolo rumeno della bessarabia moldava. vuoi dire che i lombardi, i genovesi, i siculi ecc. erano tutti italiani e noi non eravamo rumeni? perché mai questo trattamento discriminatorio? 17 ore fa · Mi piaceNon mi piace più ·
2
Svetoslav Vasilishin Vasilisin paranoici
STORIA DI UNA EMANCIPAZIONE DIFFICILE
di GLOBAL
Il riscatto di una donna moldava
È proprio vero che la sofferenza spesso stimola le virtù. Lo testimonia la vicenda di Angela, una donna moldava, piccola, piena di energia, non proprio gratificata dalla natura. Per sfuggire alla miseria del suo Paese e non far patire la fame ai propri tre figli, emigra in Italia tra mille peripezie e pericoli inenarrabili. Sola senza alcun appoggio morale e materiale, da immigrata irregolare riesce con tenacia ad inserirsi nel lavoro vendendosi la libertà. Infatti lavorerà sempre come badante a tempo pieno per guadagnare molto e spendere poco. Invia denaro in Moldova per mantenere i figli , ma anche … per mantenere il marito, già perché ha anche un marito. Uno di quegli uomini che non è proprio raro incontrare in Moldova, uomini che amano così tanto bere, da non avere tempo per lavorare e che in famiglia esercitano la funzione di maschio e il ruolo di padrone, picchiando moglie e figli. Questa piccola donna, sepolta viva nelle case degli italiani, sfama i suoi figli, ma si preoccupa anche del loro avvenire. Quindi fa di tutto per farli venire in Italia, si informa sul come, quando e dove poter collocare inizialmente il figlio più grande. Paga migliaia di euro ad una organizzazione per fare entrare da clandestino il figlio più grande che ha 13 anni. Finge di abbandonarlo, perché sa che le autorità, trovando un minore, lo affideranno ad un istituto dove i ragazzi abbandonati e senza famiglia vengono accuditi ed avviati ad un mestiere. Angela segue l’operazione del ritrovamento da lontano. Poi dopo aver individuato l’istituto dove si trova il figlio, lo incontrerà la domenica quando esce dall’istituto. Più difficile è stato far venire la seconda figlia. In questo caso rischia tutto, ma non può lasciarla con un padre alcolizzato che porta in casa le donne di piacere senza alcun riguardo per i figli. Così, da clandestina torna in Moldova e sempre da clandestina ritorna in Italia con la figlia, dopo aver pagato l’organizzazione che organizza il viaggio. Con il terzo figlio è tutto più semplice, infatti, ottenuto il permesso di soggiorno e assolte le procedure amministrative per il ricongiungimento familiare, parte con un volo. Però, quando arriva in Moldova trova in casa il marito disoccupato che ormai mantiene una amante stabile con la quale spende i soldi che invia per il figlio. Non si scoraggia, concede il divorzio al marito violento, traditore, disoccupato ed alcolizzato. Ma il marito capisce che se perde l’ultimo figlio perde anche le rimesse che la moglie invia per mantenerlo e che lui usa per amanti e alcool. Allora si oppone e chiede soldi per autorizzarne la partenza. La piccola eroina paga il riscatto di 5.000 € e porta in salvo in Italia l’ultimo figlio, abbandonando definitivamente la Moldova. ...Se non fosse una storia vera, questa potrebbe essere la favola di una allodola che porta in salvo i propri piccoli da un nido esposto a un grave pericolo. Ormai il figlio più grande è un meccanico e la seconda è parrucchiera. La madre, sempre sepolta in una famiglia italiana, da lontano li gestisce e organizza, prende in affitto un piccolo appartamento e la domenica li raggiunge, finalmente sembra avere risolto i suoi problemi, ma non è così. Un giorno il figlio grande viene avvicinato da alcuni connazionali, appositamente venuti dal nord Italia, che con fare minaccioso gli rimproverano di aver abbandonato e dimenticato il povero padre in Moldova che ora vive in grave difficoltà. Lo invitano così a fare il suo dovere consegnando loro una somma che avrebbero fatto recapitare al poveretto. Il ragazzo, purché impaurito dalle minacce, racconta la vera storia e confessa che con il suo lavoro intermittente riesce appena a contribuire alle spese della famiglia. I due prepotenti restano sorpresi e commossi da quanto appreso e, lasciando libero il povero ragazzo, gli promettono che avrebbero richiesto le spese al padre. Ma la vicenda ha un seguito. Un bel giorno in Italia bussa alla porta dei figli il padre padrone, si presenta ai figli come un uomo solo ed abbandonato, li impietosisce e li convince ha chiedere la generosità della madre per ospitarlo nella loro casetta. In realtà è venuto per chiedere alla moglie di rinunciare all’assegno che nella sentenza di divorzio il giudice gli ha imposto di pagare per il mantenimento dei figli. E qui avviene il colpo di scena. La povera Angela dopo tutti i patimenti, le sofferenze, lo sfruttamento, i ricatti, le botte subite e l’umiliazione del tradimento si accorge di essere diventata forte. Si accorge di essere diventata autonoma nel pensiero e nelle azioni, che non è più disposta a subire, che non si sente più inferiore al marito ne a nessuno altro, che non è più disposta di fare finta di non vedere e di non sentire. In quel momento decide di dire basta, con un sol colpo sistema tutta la famiglia. Ai figli, cosi indulgenti con il padre, dichiara che se amano così tanto il padre possono tornare a vivere con lui in Moldova, facendo così la felicità del genitore che non dovrà più pagare gli alimenti per loro, infatti la sua generosità la urla, dicendo che pagherà volentieri tutti gli alimenti per assecondare pace e serenità a tutta la famiglia. Quindi intima al marito di raccogliere le sue cose e lasciare immediatamente la casa insieme a quei figli che per amore vogliono seguirlo, altrimenti avrebbe chiamato la polizia. E’ un colpo di teatro, una scena di esemplare liberazione e riscatto. Da quel momento Angela si sente emancipata, finalmente libera, padrona di se stessa, consapevole di poter pretendere rispetto da tutti, consapevole di aver conquistato la libertà, di poter scegliere di essere ciò che desidera, di dire o fare ciò che vuole, di non avere vincoli di nessun genere, di non dover rendere conto del suo operato a nessun paesano e a nessun parente, di non essere più succube di nessuna consuetudine o usanza e di nessuna tradizione popolare, se non per sua libera scelta. Angela si è costruita la sua emancipazione con sofferenza e sacrifici, dopo un percorso di stenti, di sofferenze morali, fisiche e mentali, di umiliazioni e di vergogna. Con la sua piccola cultura, ma con forza d’animo e semplicità c’è riuscita. La sua vita è cambiata per sempre. Ma ancora poche sono le donne disposte a fare tanto, e anche capaci di apprezzare questa storia. Per questo motivo questa storia merita considerazione e attenzione da parte di chiunque abbia la possibilità di diffonderla. Facciamola circolare e conoscere soprattutto in Moldova.
È proprio vero che la sofferenza spesso stimola le virtù. Lo testimonia la vicenda di Angela, una donna moldava, piccola, piena di energia, non proprio gratificata dalla natura. Per sfuggire alla miseria del suo Paese e non far patire la fame ai propri tre figli, emigra in Italia tra mille peripezie e pericoli inenarrabili. Sola senza alcun appoggio morale e materiale, da immigrata irregolare riesce con tenacia ad inserirsi nel lavoro vendendosi la libertà. Infatti lavorerà sempre come badante a tempo pieno per guadagnare molto e spendere poco. Invia denaro in Moldova per mantenere i figli , ma anche … per mantenere il marito, già perché ha anche un marito. Uno di quegli uomini che non è proprio raro incontrare in Moldova, uomini che amano così tanto bere, da non avere tempo per lavorare e che in famiglia esercitano la funzione di maschio e il ruolo di padrone, picchiando moglie e figli. Questa piccola donna, sepolta viva nelle case degli italiani, sfama i suoi figli, ma si preoccupa anche del loro avvenire. Quindi fa di tutto per farli venire in Italia, si informa sul come, quando e dove poter collocare inizialmente il figlio più grande. Paga migliaia di euro ad una organizzazione per fare entrare da clandestino il figlio più grande che ha 13 anni. Finge di abbandonarlo, perché sa che le autorità, trovando un minore, lo affideranno ad un istituto dove i ragazzi abbandonati e senza famiglia vengono accuditi ed avviati ad un mestiere. Angela segue l’operazione del ritrovamento da lontano. Poi dopo aver individuato l’istituto dove si trova il figlio, lo incontrerà la domenica quando esce dall’istituto. Più difficile è stato far venire la seconda figlia. In questo caso rischia tutto, ma non può lasciarla con un padre alcolizzato che porta in casa le donne di piacere senza alcun riguardo per i figli. Così, da clandestina torna in Moldova e sempre da clandestina ritorna in Italia con la figlia, dopo aver pagato l’organizzazione che organizza il viaggio. Con il terzo figlio è tutto più semplice, infatti, ottenuto il permesso di soggiorno e assolte le procedure amministrative per il ricongiungimento familiare, parte con un volo. Però, quando arriva in Moldova trova in casa il marito disoccupato che ormai mantiene una amante stabile con la quale spende i soldi che invia per il figlio. Non si scoraggia, concede il divorzio al marito violento, traditore, disoccupato ed alcolizzato. Ma il marito capisce che se perde l’ultimo figlio perde anche le rimesse che la moglie invia per mantenerlo e che lui usa per amanti e alcool. Allora si oppone e chiede soldi per autorizzarne la partenza. La piccola eroina paga il riscatto di 5.000 € e porta in salvo in Italia l’ultimo figlio, abbandonando definitivamente la Moldova. ...Se non fosse una storia vera, questa potrebbe essere la favola di una allodola che porta in salvo i propri piccoli da un nido esposto a un grave pericolo. Ormai il figlio più grande è un meccanico e la seconda è parrucchiera. La madre, sempre sepolta in una famiglia italiana, da lontano li gestisce e organizza, prende in affitto un piccolo appartamento e la domenica li raggiunge, finalmente sembra avere risolto i suoi problemi, ma non è così. Un giorno il figlio grande viene avvicinato da alcuni connazionali, appositamente venuti dal nord Italia, che con fare minaccioso gli rimproverano di aver abbandonato e dimenticato il povero padre in Moldova che ora vive in grave difficoltà. Lo invitano così a fare il suo dovere consegnando loro una somma che avrebbero fatto recapitare al poveretto. Il ragazzo, purché impaurito dalle minacce, racconta la vera storia e confessa che con il suo lavoro intermittente riesce appena a contribuire alle spese della famiglia. I due prepotenti restano sorpresi e commossi da quanto appreso e, lasciando libero il povero ragazzo, gli promettono che avrebbero richiesto le spese al padre. Ma la vicenda ha un seguito. Un bel giorno in Italia bussa alla porta dei figli il padre padrone, si presenta ai figli come un uomo solo ed abbandonato, li impietosisce e li convince ha chiedere la generosità della madre per ospitarlo nella loro casetta. In realtà è venuto per chiedere alla moglie di rinunciare all’assegno che nella sentenza di divorzio il giudice gli ha imposto di pagare per il mantenimento dei figli. E qui avviene il colpo di scena. La povera Angela dopo tutti i patimenti, le sofferenze, lo sfruttamento, i ricatti, le botte subite e l’umiliazione del tradimento si accorge di essere diventata forte. Si accorge di essere diventata autonoma nel pensiero e nelle azioni, che non è più disposta a subire, che non si sente più inferiore al marito ne a nessuno altro, che non è più disposta di fare finta di non vedere e di non sentire. In quel momento decide di dire basta, con un sol colpo sistema tutta la famiglia. Ai figli, cosi indulgenti con il padre, dichiara che se amano così tanto il padre possono tornare a vivere con lui in Moldova, facendo così la felicità del genitore che non dovrà più pagare gli alimenti per loro, infatti la sua generosità la urla, dicendo che pagherà volentieri tutti gli alimenti per assecondare pace e serenità a tutta la famiglia. Quindi intima al marito di raccogliere le sue cose e lasciare immediatamente la casa insieme a quei figli che per amore vogliono seguirlo, altrimenti avrebbe chiamato la polizia. E’ un colpo di teatro, una scena di esemplare liberazione e riscatto. Da quel momento Angela si sente emancipata, finalmente libera, padrona di se stessa, consapevole di poter pretendere rispetto da tutti, consapevole di aver conquistato la libertà, di poter scegliere di essere ciò che desidera, di dire o fare ciò che vuole, di non avere vincoli di nessun genere, di non dover rendere conto del suo operato a nessun paesano e a nessun parente, di non essere più succube di nessuna consuetudine o usanza e di nessuna tradizione popolare, se non per sua libera scelta. Angela si è costruita la sua emancipazione con sofferenza e sacrifici, dopo un percorso di stenti, di sofferenze morali, fisiche e mentali, di umiliazioni e di vergogna. Con la sua piccola cultura, ma con forza d’animo e semplicità c’è riuscita. La sua vita è cambiata per sempre. Ma ancora poche sono le donne disposte a fare tanto, e anche capaci di apprezzare questa storia. Per questo motivo questa storia merita considerazione e attenzione da parte di chiunque abbia la possibilità di diffonderla. Facciamola circolare e conoscere soprattutto in Moldova.
PURE I MOLDAVI HANNO IL DIRITTO DI ROMPERE LE PALLE
Commentando un mio articolo su Leonida Lari, una poetessa moldava recentemente mancata, Nicola Baldassare, un italiano che ha scritto un libro sulla Moldavia, aveva detto: ”Leonida Lari faceva parte di quei "moldavi per caso" che hanno mandato i giovani moldavi a morire contro i russi. Poi si è stupita che i romeni non volevano sentir parlare di "unirea", erano troppo impegnati a spartirsi il bottino del dopo Ceausescu. Errori costati il sangue di centinaia di moldavi.” Ho risposto così: “Signor Baldassare, la guerra contro il regime di Smirnov non fu certamente una decisione lungimirante della politica moldava. Fu però una guerra giusta, la Transnistria era ed è il nostro territorio nazionale, riconosciuto come tale dai trattati internazionali. Non è stata Leonida Lari, ne altri poeti, a scatenare questa maledetta guerra. Lari, con le sue poesie, con i suoi infiammanti discorsi non fece che dare un po' di fiato ai nostri sentimenti nazionali. Si, era una esagerata. Lei, però, come italiano, dovrebbe comprenderla. Mazzini non era esagerato? E Garibaldi? Ma che Garibaldi?! Prendiamo Gabriele D'Annunzio, con quella fighissima impresa di Fiume! Con i suoi voli in aeroplano, con i volantini, con i suoi discorsi, con la Costituzione di Fiume, basata sulla musica, ha-ha... E allora Lei, sg. Baldassare, concede volentieri agli italiani il diritto di fare a Fiume un anno e mezza di delirio totale, con droghe, sesso, poesia e musica, con futuristi, dadaisti, maghi e puttane girando nude per la città. E invece boccia impietosamente i moldavi che si sono permessi di scrivere poesie nazionaliste! Non è per niente giusto! Abbiamo pure noi il diritto sacrosanto di rompere le palle a qualcuno! Mi dispiace dirglielo, ma Lei altro non fa che ripetere le cazzate della peggior propaganda russa, quella che puzza schifosamente di marciume sovietico.”
Commentando un mio articolo su Leonida Lari, una poetessa moldava recentemente mancata, Nicola Baldassare, un italiano che ha scritto un libro sulla Moldavia, aveva detto: ”Leonida Lari faceva parte di quei "moldavi per caso" che hanno mandato i giovani moldavi a morire contro i russi. Poi si è stupita che i romeni non volevano sentir parlare di "unirea", erano troppo impegnati a spartirsi il bottino del dopo Ceausescu. Errori costati il sangue di centinaia di moldavi.” Ho risposto così: “Signor Baldassare, la guerra contro il regime di Smirnov non fu certamente una decisione lungimirante della politica moldava. Fu però una guerra giusta, la Transnistria era ed è il nostro territorio nazionale, riconosciuto come tale dai trattati internazionali. Non è stata Leonida Lari, ne altri poeti, a scatenare questa maledetta guerra. Lari, con le sue poesie, con i suoi infiammanti discorsi non fece che dare un po' di fiato ai nostri sentimenti nazionali. Si, era una esagerata. Lei, però, come italiano, dovrebbe comprenderla. Mazzini non era esagerato? E Garibaldi? Ma che Garibaldi?! Prendiamo Gabriele D'Annunzio, con quella fighissima impresa di Fiume! Con i suoi voli in aeroplano, con i volantini, con i suoi discorsi, con la Costituzione di Fiume, basata sulla musica, ha-ha... E allora Lei, sg. Baldassare, concede volentieri agli italiani il diritto di fare a Fiume un anno e mezza di delirio totale, con droghe, sesso, poesia e musica, con futuristi, dadaisti, maghi e puttane girando nude per la città. E invece boccia impietosamente i moldavi che si sono permessi di scrivere poesie nazionaliste! Non è per niente giusto! Abbiamo pure noi il diritto sacrosanto di rompere le palle a qualcuno! Mi dispiace dirglielo, ma Lei altro non fa che ripetere le cazzate della peggior propaganda russa, quella che puzza schifosamente di marciume sovietico.”
LA SCOPERTA DELLA MOLDAVIA SU FACEBOOC
Nicola Baldassare Ma in Moldova ci sono moldavi o sono tutti russi o romeni?sabato alle 13.40 · Mi piaceNon mi piace più
Victor Druță Signor Baldassare, ma il ebreo italiano è italiano o ebreo? Ma l'italiano americano è americano o italiano? Ma il cileno di lingua spagnola è cileno o spagnolo? Tutte queste domande sono assurde perché l'appartenenza nazionale non c'entra c...on la lingua materna di una persona. Esistono lingue. Ed esistono nazioni. Non si soprappongono esattamente. Esistono vecchie nazioni di un inconfondibile carattere, i francesi per esempio. Esistono nazioni giovani, come l'Italia, che non sono ancora ben salde e si confrontano con crepe leghiste. I moldavi sono una nazione in formazione. Con un po' di volontà e di fortuna potrebbero creare uno stato perbene. Uno stato con valori comuni indifferentemente dalla etnia del cittadino, sia questo di lingua romena o russa, non importa. Alcuni moldavi vogliono unirsi in una nazione con la Romania. Altri, invece, vogliono l'indipendenza. A me questa cosa non importa. Io voglio solamente un paese civile per viverci. Che si uniscano con la Romania, se sono in grado. Che rimangano indipendenti fino alla fine del mondo, se gli piace. Purché non tocchino la lingua rumena battezzandola moldava e deturpandola. Purché non mettano assurdi recinti di oddio ed isolamento ne all'est, ne all'ovest. In Moldavia, ora, è questo che si fa. Purtroppo. Per fortuna, ce abbiamo pure un po' di gente normale che fa amore e produce bambini e si gode la vita mandando a diavolo tutte le controversie. È quello il nostro futuro! Comunque, io accarezzo sempre una speranza segreta: qualunque fosse il futuro del mio paese, l'Italia sarà per sempre!Visualizza altrosabato alle 19.45 · Mi piaceNon mi piace più
Nicola Baldassare Gli USA sono una nazione formata da diverse etnie ma tutti si sentono americani. Quando negli USA suonano l'inno tutti si mettono la mano sul cuore e cantano. Questo in Moldova non esiste. La Moldova è l'uinico paese al mondo dove il govern...o è costretto ad esporre cartelloni pubblicitari con la scritta " La Moldova è il tuo paese"! Perchè? Perchè da venti anni, bada bene, non venti mesi, non si è fatto nulla per "moldovizzare" il paese, ogni partito politico strizza l'occhio alle varie etnie per scopi elettorali. Risultato? Una confusione linguistica indescrivibile! Una anomalia tutta moldava è il fatto che il tuo interlocutore non sai mai in che lingua ti si rivolge. La lingua moldava non esiste, esiste la lingua romena, ma questo non vuol dire assolutamente che i moldavi sono romeni, così come gli austriaci non sono tedeschi. La Romania è una invenzione geografica, non esiste una etnia romena, è un artificio storico. I popoli occupati dai romani nel corso dei secoli sono tutti "popoli romani", cioè popoli di lingua e cultura latina, il discorso non vale solo per i "vlahi"(i veri discendenti dei romani), ma per tutti le genti occupate dai romani nel corso della storia. La Moldova vivaddio ha una sua storia, al contrario della Romania che si è appropiata della cultura moldava e l'ha fatta propria. I moldavi hanno tutte le carte in regola per sentirsi fieramente moldavi.Visualizza altroIeri alle ore 5.38 · Mi piaceNon mi piace più
Victor Druță Lei, sg. Baldassare, ha perfettamente ragione quando parla della confusione moldava, sbaglia però di grosso quando afferma questo: "La Romania è una invenzione geografica, non esiste una etnia romena, è un artificio storico. I popoli occupati dai romani nel corso dei secoli sono tutti "popoli romani", cioè popoli di lingua e cultura latina, il discorso non vale solo per i "vlahi"(i veri discendenti dei romani), ma per tutti le genti occupate dai romani nel corso della storia. La Moldova vivaddio ha una sua storia, al contrario della Romania che si è appropiata della cultura moldava e l'ha fatta propria. I moldavi hanno tutte le carte in regola per sentirsi fieramente moldavi." La Romania è nata nello stesso tempo quanda è nata l'Italia, però in una maniera meno violenta che quest'ultima. La lingua e la cultura rumena sono più omogenee che non la lingua e la cultura d'Italia. Non va bene quindi farnetticare dicendo che la Romania si fosse appropriata della cultura moldava. La cultura romena è unitaria. I moldavi "rubarono" ai valacchi la lingua letteraria, i valacchi "rubarono" ai moldavi Eminescu e Enescu, i transilvani regalarono a tutti Slavici, Blaga e così via... La stessa cultura della Moldavia sovietica è tutta impensabile senza l'appoggio massiccio della cultura romena che le stava dietro le quinte. Questo non vuol dire certamente che i moldavi non fossero in grado di creare una nazione tutta loro. Che la creino, per carità, ma senza buttare fango sulla fonte da cui hanno bevuto.
Nicola Baldassare Ma in Moldova ci sono moldavi o sono tutti russi o romeni?sabato alle 13.40 · Mi piaceNon mi piace più
Victor Druță Signor Baldassare, ma il ebreo italiano è italiano o ebreo? Ma l'italiano americano è americano o italiano? Ma il cileno di lingua spagnola è cileno o spagnolo? Tutte queste domande sono assurde perché l'appartenenza nazionale non c'entra c...on la lingua materna di una persona. Esistono lingue. Ed esistono nazioni. Non si soprappongono esattamente. Esistono vecchie nazioni di un inconfondibile carattere, i francesi per esempio. Esistono nazioni giovani, come l'Italia, che non sono ancora ben salde e si confrontano con crepe leghiste. I moldavi sono una nazione in formazione. Con un po' di volontà e di fortuna potrebbero creare uno stato perbene. Uno stato con valori comuni indifferentemente dalla etnia del cittadino, sia questo di lingua romena o russa, non importa. Alcuni moldavi vogliono unirsi in una nazione con la Romania. Altri, invece, vogliono l'indipendenza. A me questa cosa non importa. Io voglio solamente un paese civile per viverci. Che si uniscano con la Romania, se sono in grado. Che rimangano indipendenti fino alla fine del mondo, se gli piace. Purché non tocchino la lingua rumena battezzandola moldava e deturpandola. Purché non mettano assurdi recinti di oddio ed isolamento ne all'est, ne all'ovest. In Moldavia, ora, è questo che si fa. Purtroppo. Per fortuna, ce abbiamo pure un po' di gente normale che fa amore e produce bambini e si gode la vita mandando a diavolo tutte le controversie. È quello il nostro futuro! Comunque, io accarezzo sempre una speranza segreta: qualunque fosse il futuro del mio paese, l'Italia sarà per sempre!Visualizza altrosabato alle 19.45 · Mi piaceNon mi piace più
Nicola Baldassare Gli USA sono una nazione formata da diverse etnie ma tutti si sentono americani. Quando negli USA suonano l'inno tutti si mettono la mano sul cuore e cantano. Questo in Moldova non esiste. La Moldova è l'uinico paese al mondo dove il govern...o è costretto ad esporre cartelloni pubblicitari con la scritta " La Moldova è il tuo paese"! Perchè? Perchè da venti anni, bada bene, non venti mesi, non si è fatto nulla per "moldovizzare" il paese, ogni partito politico strizza l'occhio alle varie etnie per scopi elettorali. Risultato? Una confusione linguistica indescrivibile! Una anomalia tutta moldava è il fatto che il tuo interlocutore non sai mai in che lingua ti si rivolge. La lingua moldava non esiste, esiste la lingua romena, ma questo non vuol dire assolutamente che i moldavi sono romeni, così come gli austriaci non sono tedeschi. La Romania è una invenzione geografica, non esiste una etnia romena, è un artificio storico. I popoli occupati dai romani nel corso dei secoli sono tutti "popoli romani", cioè popoli di lingua e cultura latina, il discorso non vale solo per i "vlahi"(i veri discendenti dei romani), ma per tutti le genti occupate dai romani nel corso della storia. La Moldova vivaddio ha una sua storia, al contrario della Romania che si è appropiata della cultura moldava e l'ha fatta propria. I moldavi hanno tutte le carte in regola per sentirsi fieramente moldavi.Visualizza altroIeri alle ore 5.38 · Mi piaceNon mi piace più
Victor Druță Lei, sg. Baldassare, ha perfettamente ragione quando parla della confusione moldava, sbaglia però di grosso quando afferma questo: "La Romania è una invenzione geografica, non esiste una etnia romena, è un artificio storico. I popoli occupati dai romani nel corso dei secoli sono tutti "popoli romani", cioè popoli di lingua e cultura latina, il discorso non vale solo per i "vlahi"(i veri discendenti dei romani), ma per tutti le genti occupate dai romani nel corso della storia. La Moldova vivaddio ha una sua storia, al contrario della Romania che si è appropiata della cultura moldava e l'ha fatta propria. I moldavi hanno tutte le carte in regola per sentirsi fieramente moldavi." La Romania è nata nello stesso tempo quanda è nata l'Italia, però in una maniera meno violenta che quest'ultima. La lingua e la cultura rumena sono più omogenee che non la lingua e la cultura d'Italia. Non va bene quindi farnetticare dicendo che la Romania si fosse appropriata della cultura moldava. La cultura romena è unitaria. I moldavi "rubarono" ai valacchi la lingua letteraria, i valacchi "rubarono" ai moldavi Eminescu e Enescu, i transilvani regalarono a tutti Slavici, Blaga e così via... La stessa cultura della Moldavia sovietica è tutta impensabile senza l'appoggio massiccio della cultura romena che le stava dietro le quinte. Questo non vuol dire certamente che i moldavi non fossero in grado di creare una nazione tutta loro. Che la creino, per carità, ma senza buttare fango sulla fonte da cui hanno bevuto.
Una discussione sulle badanti
Senza parole...
http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/12/16/le-badanti-e-la-sindrome-italia/177861/
Le badanti e la sindrome italiana | Redazione Il Fatto Quotidiano | Il Fatto Quotidiano www.ilfattoquotidiano.itIl Fatto Quotidiano - Quello che gli altri non dicono Mi piaceNon mi piace più · · Condividi · 18 ore fa nei pressi di Kishinëv, Chisinau · A Alfredo Lorenzo Ferrari e altri 18 piace questo elemento.
1 condivisione1 condivisione
Alina Munteanu si,confermo in situazioni simili diventa molto sottile il confine della realta e fantazia,a volte anche la depressione della persona assistita,e 1 pericolo per quello che sta tutto il tempo vicino..... grazie Afredo ANCORA 1 VOLTA PER INTERESSAMENTO PER NOI ,LE DONNE CHE NN SIAMO ACASA ,grazie18 ore fa · Mi piaceNon mi piace più ·
5
Victor Druță anche un marito cattivo puo essere una fonte di stress, un figlio che non ti ascolta, un stipendio basso. gli italiani a casa loro sono credo più stressati che le povere badanti. le quali fanno un lavoro normale e sono persone libere. non bisogna versare troppe lacrime. ci verra un esaurimento nervoso.17 ore fa · Mi piaceNon mi piace più ·
2
Alfredo Lorenzo Ferrari Caro Victor, ti ringrazio per i tuoi preziosi commenti e ti complimento per l'eccellente grado di integrazione che hai raggiunto nel mio paese, è quello che voglio anch'io nel tuo! Buona serata!17 ore fa · Non mi piace piùMi piace ·
2
Ana Cusmenco Quando un marito e cattivo hai altre persone care vicino la mama ,sorella qui non ce nessuno,figlio non ti ascolta una sberla e scarichi nervoso.Ho fatto badante per due anni e molto duro lavorare con le persone malate ,e faccile giudicare senza pasare 24 sul 24 .Tutti siamo stressate ,pero le badante hanno bisogna di sostegno.17 ore fa · Mi piaceNon mi piace più
Angelo Battocchio Hai ragone Alfredo Lorenzo, Victor si è integrato tanto bene, che i suoi commenti sembrano i commenti di un nostro connazionale nato quì da genitori italiani, cioè di gente che non ha mai conosciuto i problemi delle assistenti familiari (al...ias "badanti"). Io ne ho conosciute diverse. E io stesso faccio "la badante" (ho mia madre che sto accudendo ed è disabile non autosufficiente). Posso garantire che è una vita da reclusi, non potendo avere libertà di andare dove si vuole e legati a doppio filo con la persona che si sta accudendo. Ma -nel contempo- le badanti hanno affetti familiari lasciati. Sono in un paese che non è il proprio. Io non voglio fare il difensore d'ufficio di queste donne (alcune sono molto discutibili). Però, chi legge bene l'articolo, viene spiegato molto bene il fenomeno della depressione cosiddetta "sindrome italiana". Ovviamente, sono altresì d'accordo che ci sono molti depressi anche in Italia, soprattutto per chi non si rassegna di non poter avere un tenore di vita alto, sebbene non ha le entrate sufficienti che glielo possa consentire. E spesso si suicidano per questo tipo di depressione!!!!Visualizza altro 17 ore fa · Mi piaceNon mi piace più ·
2
Angelo Battocchio e ..... la cosa più disgustosa -oltre che dedicare la loro vita per una famiglia o un anziano- è che spesso trovano una famiglia benestante e cosiddetta "per bene" che "tirano" sul prezzo del compenso mensile e ancor più disgustoso, che non... le pagano i contributi dovuti per Legge, sia pure considerando il minimo possibile (anche se non corretto) delle 25 ore settimanali. Una amica qualche giorno fa, mi ha confidato che le sta capitando proprio a lei. I figli benestanti (lo capirei per una famiglia con entrate da dipendenti) che non le hanno pagato alcun contributo (sia pure il minimo consentito) per tutto l'anno 2010 e indugiano questi ultimi mesi, mentre loro sono liberi di fare i loro comodi, perchè c'è una donna che cura e accudisce il proprio caro. Se questo non indigna, non saprei cosa altro ci sia!!!!Visualizza altro 17 ore fa · Mi piaceNon mi piace più ·
1
Simon Darius nn ho mai visto badante inglese,ebrea, tedesca,giapponese... il problema delle donne del ex URSS ke vogliono i soldini e sono pronti a tutti tipi di lavoro.. ma quando si tratta di politica del proprio paese queste donne essendoci limitate ...politicamente non possono partecippare nella politica del proprio paese d- origine e quindi quelli ke nn riescono a imersionare nella politica del proprio paese sono costretti a emigrare e fare questi tipi di lavori. A me mi dispiace x i moldavi sopratutto x 1 000 000 di moldavi che hanno lasciato il loro proprio paese d origine x fare skiavi nei altri paesi.Visualizza altro 17 ore fa · Mi piaceNon mi piace più ·
3
Victor Druță Ho fatto il badante per tre anni, mia moglie - per 11, so che dico. Non è che mi rifiuto di riconoscere che le badanti possano avere vari e gravi problemi, mi rifiuto solamente di considerare lo stress una malattia. ciascuno si deve autogovernare.17 ore fa · Mi piaceNon mi piace più ·
3
Violeta Calugaru Caro Simon non ti dovresti permetterti di offendere in questa maniera le donne dell*ex URSS,"per i soldini siamo pronti a tutti i tipi di lavoro?!siamo limitate politicamente",ma che ne sai tu,siamo interessate in primis della politica del ...nostro paese,poi della politica italiana,nn generalizzare le persone,perche quelle che erano ignorante nel loro paese rimangono cosi ovunque vanno,in ogni nazione esisstono dei ignoranti,e poi fare la badante 24/24 e dificile psicologicamente,ma molto dificile,parecchie persone vanno in depressione,e per questo magari gli italiani che assumano una badante dovrebbero rispettare la lege e nn aproffitare della buona fede delle badanti e farli lavorare anche nei giorni ore quando dovrebberero essere libere senza essere pagate ho chieste se danno la loro disponibilita,questa e una problema di coscienza...e questa si che e una forma di schiavitu,purtroppoVisualizza altro 16 ore fa · Non mi piace piùMi piace ·
8
Victor Druță darius, parli a vanvera, dati una svegliata7 ore fa · Mi piaceNon mi piace più ·
1
Simon Darius Victor Druță vai a fare lavaculo o muratore, nn ho kiesto il tuo giudizio..7 ore fa · Mi piaceNon mi piace più
Victor Druță vedi, ti sei scoperto, adesso sapranno tutti chi sei. buonanotte!7 ore fa · Mi piaceNon mi piace più
Simon Darius ma l hai scritto tu ke x 3 anni ti 6 specializzato come badante7 ore fa · Mi piaceNon mi piace più
Simon Darius cara Violeta Calugaru e normale ke 6 rimasta offesa, ma purtroppo questa e la verita,cosa mi vorresti dire della politica? ke hai combatuto contro comunisti e hai fatto publicita x AIE? (integrazione? unione europea si sta sholiendo, euro s...i svaluta, e md. vogliono integrarsi in UE, ma x stare in UE si deve pagare fior di quatrini... hanno md. soldini? no!!!) grazie a voi a miliaia di persone limitate politicamente tocca di stare in imigrazione, e avere al governo md. criminali,ladri,clown,dormiglioni e spendaccioniVisualizza altro 7 ore fa · Mi piaceNon mi piace più
Ana Cusmenco Essere badante non significa essere stupide.Anche noi abbiamo molti arrgomenti validi contro comunisti e AIE.Grazie a net.possiamo legere tutti giorni giornale per essere informati,pero come sempre le donne dell'ex URSS sono considerati un po piu basso dell uominii ,sbaglio piu grosso .Stress ,depresione e una malatia.2 ore fa · Mi piaceNon mi piace più ·
1
Violeta Calugaru SEI UN BASTARDO RAZZISTA SE AVESSI UN PO DI INTELIGENZA NON TI PERMETTERESTI AD ACCUSARE TUTTI GLI STRANIERI PER GLI DISASTRI CHE SUCCEDONO,E SI HANNO COMBATTUTO I MIEI GENITORI CONTRO I COMUNISTI,ANCH*IO LO STESSO Anche tante persone,contr...o quel bastardo di Voronin,poi provengo da una famiglia di intelettuali e sono laureata quindi sciaquiti la bocca prima di parlare di me o di migliaia di altre persone laureate o no,che sono costrette a fare la badante non "lavaculo"come dici te,con ironia da 2 soldi o questo e tuo modo di parlare nn mi meraviglierei,anche tu arriverai anziano e qualcuno ti "lavera il culo anche a te" e ringrazierai il Dio che sono persone che hanno il cuore la pazienza di badarti,e un lavoro che merita tutto il rispetto,e credemi le persone che lo fanno hanno l*inteligenza di andare oltre e pensare che aiutano,danno l*afetto che magari i loro genitori nn lo riceveranno,ma cosa sto dicendo io a te sei un ignorante che a parte ad offendere non sa polemizzare non e capace di pensare perche e limitato come tanti altri che danno la colpa ai stranieri per tutto,Visualizza altro 2 ore fa · Mi piaceNon mi piace più ·
2
Violeta Calugaru Certe persone fanno schiffo e pure hanno gli affari in Moldavia conoscono la lingua,ma si permettono di offendere la nostra nazione nel quale pese si fa tutti i comodi,allora Darius che c...o stai facendo in Moldavia,io non mi permetto di g...eneralizzare gli italiani,e poi ho rispetto per questa nazione pe l*arte,cultura ho dei ottimi amici e nello stesso momento ho tanto disprezzo per dei ignoranti come te,vedi non basta giacca e cravata e qualche foto cn dei personaggi notti per farti valere basta che apri la bocca...volevo sinceramente fare i complimenti ad Alfredo Ferari,ha veramente il cuore per nostro paese.Visualizza altro circa un'ora fa · Mi piaceNon mi piace più ·
1
Angelo Battocchio non voglio (e non volevo) fare il difensore d'ufficio delle assistenti familiari. Alina Munteanu e Ana Cusmenco hanno già loro stesse medesime, espresso -quì- molto bene la realtà del mestiere "della badante". Come pure -in un altro post c...on stesso argomento- ci ha pensato molto bene Tatiana Nogailic, che voi tutti conoscete, per la sua opera in favore delle migranti. Nemmeno voglio essere il loro strenuo difensore. Ha ragione pure Victor Druță a dire di non versare troppe lacrime, precisando che fanno un lavoro normale (lui ha precisato che lo ha fatto pure lui quel mestiere e pure sua moglie). Io aggiungo -anche- che nessuno le ha obbligate a venire quì a fare questo tipo di lavoro. Pure Simon Darius conosce il problema delle "badanti", quando dice che "...hanno lasciato il loro proprio paese d'origine x fare skiavi nei altri paesi".Visualizza altro circa un'ora fa · Mi piaceNon mi piace più
Angelo Battocchio Vorrei dire, però, a Victor e a Simon (spero che accettiate questa mia osservazione, senza che vi irritate o vi offendete) che l'articolo di giornale che ha postato Alfredo tratta l'argomento di una nuova malattia (un nuovo tipo di depressi...one) che è stata denominata "sindrome italia". Io ho letto tutto l'articolo, dall'inizio, fino alla fine. Voi lo avete letto tutto? Mi è capitato in un altro post che veniva postato un articolo di un sindaco che ha denunciato per denigrazione, uno che si è permesso di esprimere dei giudizi sull'operato di un Comune. Quell'articolo l'ho letto tutto fino in fondo e veniva riportato che un Tale si scagliava contro il Comune per non supportare una famiglia ridotta a rubare delle bistecche, quando quella famiglia non era nè residente in quel comune e neppure risultava (stando allo stesso articolo di giornale) nemmeno indigente.Visualizza altro circa un'ora fa · Mi piaceNon mi piace più
Angelo Battocchio Succede, spesso, che non si legge tutto, ma ci si limita al titolo, per non aver la pazienza di leggerlo tutto. Esattamente come è successo a me tante volte che telefonavo alla Regione e la centralinista non mi lasciava finire, passandomi l...'ufficio sbagliato (e, a volte, anche con più tentativi!). Ebbene, l'articolo di giornale di questo post, riporta una serie di studi su una malattia nuova, definita "sindrome italia". NON STO QUI' A DISCERNERE SUI MOTIVI CHE SPONGONO QUESTE DONNE a lasciare affetti, spesso figli piccoli (lasciati a vecchi genitori o -peggio- a orfanatrofi), amici d'infanzia e familiari, per andare in un altro paese straniero con usi e costumi diversi e con lingua che non sanno.Visualizza altro circa un'ora fa · Mi piaceNon mi piace più
Angelo Battocchio Infatti, molte vengono per necessità (rimaste sole con uno o più figli, per il compagno scappato, oppure per un compagno che le picchia oppure per un compagno sempre ubriaco anch'egli per problemi che sono noti). E molte vengono -invece- co...n animo (in stile western) all'assalto della diligenza, nel paese (secondo loro) "del bengodi" o -per meglio dire- per fare soldi (molte hanno fatto il mutuo e si fanno la villetta al loro paese), mentre -se rimanessero- farebbero ugualmente una vita umile e dignitosa, anzichè fregandosene di affetti e famiglia. NEMMENO STO QUI' A DISCERNERE sui gravissimi danni che subiscono i bambini di queste donne, lasciati soli e senza affetto (problema acennato nell'articolo di giornale di questo post) IL TEMA DI QUESTO POST E' QUESTO TIPO DI DEPRESSIONE NUOVA che l'hanno denominata "sindrome italia".Visualizza altro circa un'ora fa · Mi piaceNon mi piace più
Angelo Battocchio Ed è una depressione dovuta proprio al fatto che queste donne (e, Victor Druță, è ovvio che non riguarda tutte le donne migranti) sono lontane da casa. Lavorano in una famiglia dove ci sono anziani molto spesso depressi e malati (per questo... motivo, viene chiesto dai familiari una assistente familiare). Ritornano dopo anni e non si ritrovano più bene nell'ambiente che hanno lasciato, proprio perchè rimaste lontano da molto tempo. E spesso il loro mestiere -a differenza di altri mestieri- comporta la totale disponibilità, eliminando ogni libertà personale. Certo, sono d'accordo con Victor Druță, quando dice che che non si debbono commiserare, dicendo "povere badanti", perchè ogni mestiere comporta sacrifici (i soldi non li regala nessuno per niente).
Le badanti e la sindrome italiana | Redazione Il Fatto Quotidiano | Il Fatto Quotidiano www.ilfattoquotidiano.itIl Fatto Quotidiano - Quello che gli altri non dicono Mi piaceNon mi piace più · · Condividi · 18 ore fa nei pressi di Kishinëv, Chisinau · A Alfredo Lorenzo Ferrari e altri 18 piace questo elemento.
1 condivisione1 condivisione
Alina Munteanu si,confermo in situazioni simili diventa molto sottile il confine della realta e fantazia,a volte anche la depressione della persona assistita,e 1 pericolo per quello che sta tutto il tempo vicino..... grazie Afredo ANCORA 1 VOLTA PER INTERESSAMENTO PER NOI ,LE DONNE CHE NN SIAMO ACASA ,grazie18 ore fa · Mi piaceNon mi piace più ·
5
Victor Druță anche un marito cattivo puo essere una fonte di stress, un figlio che non ti ascolta, un stipendio basso. gli italiani a casa loro sono credo più stressati che le povere badanti. le quali fanno un lavoro normale e sono persone libere. non bisogna versare troppe lacrime. ci verra un esaurimento nervoso.17 ore fa · Mi piaceNon mi piace più ·
2
Alfredo Lorenzo Ferrari Caro Victor, ti ringrazio per i tuoi preziosi commenti e ti complimento per l'eccellente grado di integrazione che hai raggiunto nel mio paese, è quello che voglio anch'io nel tuo! Buona serata!17 ore fa · Non mi piace piùMi piace ·
2
Ana Cusmenco Quando un marito e cattivo hai altre persone care vicino la mama ,sorella qui non ce nessuno,figlio non ti ascolta una sberla e scarichi nervoso.Ho fatto badante per due anni e molto duro lavorare con le persone malate ,e faccile giudicare senza pasare 24 sul 24 .Tutti siamo stressate ,pero le badante hanno bisogna di sostegno.17 ore fa · Mi piaceNon mi piace più
Angelo Battocchio Hai ragone Alfredo Lorenzo, Victor si è integrato tanto bene, che i suoi commenti sembrano i commenti di un nostro connazionale nato quì da genitori italiani, cioè di gente che non ha mai conosciuto i problemi delle assistenti familiari (al...ias "badanti"). Io ne ho conosciute diverse. E io stesso faccio "la badante" (ho mia madre che sto accudendo ed è disabile non autosufficiente). Posso garantire che è una vita da reclusi, non potendo avere libertà di andare dove si vuole e legati a doppio filo con la persona che si sta accudendo. Ma -nel contempo- le badanti hanno affetti familiari lasciati. Sono in un paese che non è il proprio. Io non voglio fare il difensore d'ufficio di queste donne (alcune sono molto discutibili). Però, chi legge bene l'articolo, viene spiegato molto bene il fenomeno della depressione cosiddetta "sindrome italiana". Ovviamente, sono altresì d'accordo che ci sono molti depressi anche in Italia, soprattutto per chi non si rassegna di non poter avere un tenore di vita alto, sebbene non ha le entrate sufficienti che glielo possa consentire. E spesso si suicidano per questo tipo di depressione!!!!Visualizza altro 17 ore fa · Mi piaceNon mi piace più ·
2
Angelo Battocchio e ..... la cosa più disgustosa -oltre che dedicare la loro vita per una famiglia o un anziano- è che spesso trovano una famiglia benestante e cosiddetta "per bene" che "tirano" sul prezzo del compenso mensile e ancor più disgustoso, che non... le pagano i contributi dovuti per Legge, sia pure considerando il minimo possibile (anche se non corretto) delle 25 ore settimanali. Una amica qualche giorno fa, mi ha confidato che le sta capitando proprio a lei. I figli benestanti (lo capirei per una famiglia con entrate da dipendenti) che non le hanno pagato alcun contributo (sia pure il minimo consentito) per tutto l'anno 2010 e indugiano questi ultimi mesi, mentre loro sono liberi di fare i loro comodi, perchè c'è una donna che cura e accudisce il proprio caro. Se questo non indigna, non saprei cosa altro ci sia!!!!Visualizza altro 17 ore fa · Mi piaceNon mi piace più ·
1
Simon Darius nn ho mai visto badante inglese,ebrea, tedesca,giapponese... il problema delle donne del ex URSS ke vogliono i soldini e sono pronti a tutti tipi di lavoro.. ma quando si tratta di politica del proprio paese queste donne essendoci limitate ...politicamente non possono partecippare nella politica del proprio paese d- origine e quindi quelli ke nn riescono a imersionare nella politica del proprio paese sono costretti a emigrare e fare questi tipi di lavori. A me mi dispiace x i moldavi sopratutto x 1 000 000 di moldavi che hanno lasciato il loro proprio paese d origine x fare skiavi nei altri paesi.Visualizza altro 17 ore fa · Mi piaceNon mi piace più ·
3
Victor Druță Ho fatto il badante per tre anni, mia moglie - per 11, so che dico. Non è che mi rifiuto di riconoscere che le badanti possano avere vari e gravi problemi, mi rifiuto solamente di considerare lo stress una malattia. ciascuno si deve autogovernare.17 ore fa · Mi piaceNon mi piace più ·
3
Violeta Calugaru Caro Simon non ti dovresti permetterti di offendere in questa maniera le donne dell*ex URSS,"per i soldini siamo pronti a tutti i tipi di lavoro?!siamo limitate politicamente",ma che ne sai tu,siamo interessate in primis della politica del ...nostro paese,poi della politica italiana,nn generalizzare le persone,perche quelle che erano ignorante nel loro paese rimangono cosi ovunque vanno,in ogni nazione esisstono dei ignoranti,e poi fare la badante 24/24 e dificile psicologicamente,ma molto dificile,parecchie persone vanno in depressione,e per questo magari gli italiani che assumano una badante dovrebbero rispettare la lege e nn aproffitare della buona fede delle badanti e farli lavorare anche nei giorni ore quando dovrebberero essere libere senza essere pagate ho chieste se danno la loro disponibilita,questa e una problema di coscienza...e questa si che e una forma di schiavitu,purtroppoVisualizza altro 16 ore fa · Non mi piace piùMi piace ·
8
Victor Druță darius, parli a vanvera, dati una svegliata7 ore fa · Mi piaceNon mi piace più ·
1
Simon Darius Victor Druță vai a fare lavaculo o muratore, nn ho kiesto il tuo giudizio..7 ore fa · Mi piaceNon mi piace più
Victor Druță vedi, ti sei scoperto, adesso sapranno tutti chi sei. buonanotte!7 ore fa · Mi piaceNon mi piace più
Simon Darius ma l hai scritto tu ke x 3 anni ti 6 specializzato come badante7 ore fa · Mi piaceNon mi piace più
Simon Darius cara Violeta Calugaru e normale ke 6 rimasta offesa, ma purtroppo questa e la verita,cosa mi vorresti dire della politica? ke hai combatuto contro comunisti e hai fatto publicita x AIE? (integrazione? unione europea si sta sholiendo, euro s...i svaluta, e md. vogliono integrarsi in UE, ma x stare in UE si deve pagare fior di quatrini... hanno md. soldini? no!!!) grazie a voi a miliaia di persone limitate politicamente tocca di stare in imigrazione, e avere al governo md. criminali,ladri,clown,dormiglioni e spendaccioniVisualizza altro 7 ore fa · Mi piaceNon mi piace più
Ana Cusmenco Essere badante non significa essere stupide.Anche noi abbiamo molti arrgomenti validi contro comunisti e AIE.Grazie a net.possiamo legere tutti giorni giornale per essere informati,pero come sempre le donne dell'ex URSS sono considerati un po piu basso dell uominii ,sbaglio piu grosso .Stress ,depresione e una malatia.2 ore fa · Mi piaceNon mi piace più ·
1
Violeta Calugaru SEI UN BASTARDO RAZZISTA SE AVESSI UN PO DI INTELIGENZA NON TI PERMETTERESTI AD ACCUSARE TUTTI GLI STRANIERI PER GLI DISASTRI CHE SUCCEDONO,E SI HANNO COMBATTUTO I MIEI GENITORI CONTRO I COMUNISTI,ANCH*IO LO STESSO Anche tante persone,contr...o quel bastardo di Voronin,poi provengo da una famiglia di intelettuali e sono laureata quindi sciaquiti la bocca prima di parlare di me o di migliaia di altre persone laureate o no,che sono costrette a fare la badante non "lavaculo"come dici te,con ironia da 2 soldi o questo e tuo modo di parlare nn mi meraviglierei,anche tu arriverai anziano e qualcuno ti "lavera il culo anche a te" e ringrazierai il Dio che sono persone che hanno il cuore la pazienza di badarti,e un lavoro che merita tutto il rispetto,e credemi le persone che lo fanno hanno l*inteligenza di andare oltre e pensare che aiutano,danno l*afetto che magari i loro genitori nn lo riceveranno,ma cosa sto dicendo io a te sei un ignorante che a parte ad offendere non sa polemizzare non e capace di pensare perche e limitato come tanti altri che danno la colpa ai stranieri per tutto,Visualizza altro 2 ore fa · Mi piaceNon mi piace più ·
2
Violeta Calugaru Certe persone fanno schiffo e pure hanno gli affari in Moldavia conoscono la lingua,ma si permettono di offendere la nostra nazione nel quale pese si fa tutti i comodi,allora Darius che c...o stai facendo in Moldavia,io non mi permetto di g...eneralizzare gli italiani,e poi ho rispetto per questa nazione pe l*arte,cultura ho dei ottimi amici e nello stesso momento ho tanto disprezzo per dei ignoranti come te,vedi non basta giacca e cravata e qualche foto cn dei personaggi notti per farti valere basta che apri la bocca...volevo sinceramente fare i complimenti ad Alfredo Ferari,ha veramente il cuore per nostro paese.Visualizza altro circa un'ora fa · Mi piaceNon mi piace più ·
1
Angelo Battocchio non voglio (e non volevo) fare il difensore d'ufficio delle assistenti familiari. Alina Munteanu e Ana Cusmenco hanno già loro stesse medesime, espresso -quì- molto bene la realtà del mestiere "della badante". Come pure -in un altro post c...on stesso argomento- ci ha pensato molto bene Tatiana Nogailic, che voi tutti conoscete, per la sua opera in favore delle migranti. Nemmeno voglio essere il loro strenuo difensore. Ha ragione pure Victor Druță a dire di non versare troppe lacrime, precisando che fanno un lavoro normale (lui ha precisato che lo ha fatto pure lui quel mestiere e pure sua moglie). Io aggiungo -anche- che nessuno le ha obbligate a venire quì a fare questo tipo di lavoro. Pure Simon Darius conosce il problema delle "badanti", quando dice che "...hanno lasciato il loro proprio paese d'origine x fare skiavi nei altri paesi".Visualizza altro circa un'ora fa · Mi piaceNon mi piace più
Angelo Battocchio Vorrei dire, però, a Victor e a Simon (spero che accettiate questa mia osservazione, senza che vi irritate o vi offendete) che l'articolo di giornale che ha postato Alfredo tratta l'argomento di una nuova malattia (un nuovo tipo di depressi...one) che è stata denominata "sindrome italia". Io ho letto tutto l'articolo, dall'inizio, fino alla fine. Voi lo avete letto tutto? Mi è capitato in un altro post che veniva postato un articolo di un sindaco che ha denunciato per denigrazione, uno che si è permesso di esprimere dei giudizi sull'operato di un Comune. Quell'articolo l'ho letto tutto fino in fondo e veniva riportato che un Tale si scagliava contro il Comune per non supportare una famiglia ridotta a rubare delle bistecche, quando quella famiglia non era nè residente in quel comune e neppure risultava (stando allo stesso articolo di giornale) nemmeno indigente.Visualizza altro circa un'ora fa · Mi piaceNon mi piace più
Angelo Battocchio Succede, spesso, che non si legge tutto, ma ci si limita al titolo, per non aver la pazienza di leggerlo tutto. Esattamente come è successo a me tante volte che telefonavo alla Regione e la centralinista non mi lasciava finire, passandomi l...'ufficio sbagliato (e, a volte, anche con più tentativi!). Ebbene, l'articolo di giornale di questo post, riporta una serie di studi su una malattia nuova, definita "sindrome italia". NON STO QUI' A DISCERNERE SUI MOTIVI CHE SPONGONO QUESTE DONNE a lasciare affetti, spesso figli piccoli (lasciati a vecchi genitori o -peggio- a orfanatrofi), amici d'infanzia e familiari, per andare in un altro paese straniero con usi e costumi diversi e con lingua che non sanno.Visualizza altro circa un'ora fa · Mi piaceNon mi piace più
Angelo Battocchio Infatti, molte vengono per necessità (rimaste sole con uno o più figli, per il compagno scappato, oppure per un compagno che le picchia oppure per un compagno sempre ubriaco anch'egli per problemi che sono noti). E molte vengono -invece- co...n animo (in stile western) all'assalto della diligenza, nel paese (secondo loro) "del bengodi" o -per meglio dire- per fare soldi (molte hanno fatto il mutuo e si fanno la villetta al loro paese), mentre -se rimanessero- farebbero ugualmente una vita umile e dignitosa, anzichè fregandosene di affetti e famiglia. NEMMENO STO QUI' A DISCERNERE sui gravissimi danni che subiscono i bambini di queste donne, lasciati soli e senza affetto (problema acennato nell'articolo di giornale di questo post) IL TEMA DI QUESTO POST E' QUESTO TIPO DI DEPRESSIONE NUOVA che l'hanno denominata "sindrome italia".Visualizza altro circa un'ora fa · Mi piaceNon mi piace più
Angelo Battocchio Ed è una depressione dovuta proprio al fatto che queste donne (e, Victor Druță, è ovvio che non riguarda tutte le donne migranti) sono lontane da casa. Lavorano in una famiglia dove ci sono anziani molto spesso depressi e malati (per questo... motivo, viene chiesto dai familiari una assistente familiare). Ritornano dopo anni e non si ritrovano più bene nell'ambiente che hanno lasciato, proprio perchè rimaste lontano da molto tempo. E spesso il loro mestiere -a differenza di altri mestieri- comporta la totale disponibilità, eliminando ogni libertà personale. Certo, sono d'accordo con Victor Druță, quando dice che che non si debbono commiserare, dicendo "povere badanti", perchè ogni mestiere comporta sacrifici (i soldi non li regala nessuno per niente).
IL POPOLO PIU' RIDICOLO DEL PIANETA
Di Victor Druta Il mio popolo vive ”all'est dell'ovest”, tra la Romania e l'Ucraina, ed è il più ridicolo popolo del mondo. Perché ha sempre pensato di essere ciò che non era. È sempre stato parte di qualcosa più grande di lui. Nei gloriosi tempi lontani, quando Traiano fondò sul territorio della Dacia sconfitta la provincia romana Dacia Felix, gli sembrava di essere un popolo romano che parlava latino, ma ben presto scoprì di essere tutt'altra cosa: un popolo che si chiamava rumeno e che parlava, appunto, il rumeno, una lingua neolatina. Nel medioevo il popolo rumeno ha creato due stati: Valacchia e Moldavia. Voi, valacchi, siete rumeni? Certo che sì! E voi, moldavi? Questi ultimi, siccome erano stati tante volte abbindolati, erano piuttosto dubbiosi. E mentre i loro saggi rispondevano alla domanda con un chiaro e sonoro sì, i moldavi si grattavano la testa e poi, rossi dai dubbi, dicevano: noi siamo moldavi. Ed era vero, altroché. ***************** Nel frattempo, i grandi imperi cominciano a scontrarsi. Nel 1812 la Russia sconfigge la Turchia e strappa alla Moldavia – che della Turchia era vassalla – quasi metà del proprio territorio, le più fertili terre situate fra i fiumi Prut ad ovest, Nistru ad est e il Mar Nero al sud, dove crea una provincia, nominata impropriamente Bessarabia (così si chiamava soltanto la parte meridionale della regione). Ed è qui che nascerà, fra un errore della storia e uno della lingua, il mio incredibile, paradossale, ridicolo e beneamato popolo moldavo. Quello che rimase dello storico stato moldavo dopo la perdita della Bessarabia, cioè il principato della Moldavia, dipendente ancora da Constantinopoli, ma protetto da Pietroburgo, si aggrega al principato della Valacchia e forma, nel 1859, lo stato di Romania. La Dacia Felix e il popolo che portava nel suo nome il marchio della città eterna di Roma comincia a risorgere. Noi, quelli di Bessarabia, rimasti nell'imperio dello zar, abbiamo guardato alla Romania con tanta speranza, ma mai e poi mai avremmo pensato che un bel giorno l'indistruttibile potenza imperiale russa crollasse come un castello di sabbia. E pure così fu. Il 2 dicembre 1917 la Bessarabia si proclama stato indipendente – la Repubblica Democratica Moldava – e il suo parlamento voterà il 27 marzo 1918 l'unione con la vicina e parente Romania, atto politico riconosciuto sulla scena internazionale col Trattato di Parigi del 28 ottobre 1918, firmato da Gran Bretagna, Francia, Italia, Giappone e Romania. **************** E così che inizia un bel periodo di rinascimento nazionale e spirituale. I moldavi di Bessarabia, che etnicamente sono rumeni con tutte le carte in regola, scoprono che nelle scuole si può studiare non soltanto in russo, ma pure nella loro lingua materna, scoprono quanto a loro siano cari i versi di Eminescu e Coșbuc, le fiabe di Creangă e Ispirescu, le commedie di Alecsandri e Caragiale, i racconti e i romanzi di Sadoveanu. Cantano, piangono, ridono insieme con tutta la Romania i miei moldavi. Sono la Romania. Sono popolo rumeno. Prendono d'assalto i licei e le università. E così che crescerà una generazione colta, preparata che da lì a poco avrebbe fatto la resistenza spirituale al rullo russificatore sovietico. L'Unione Sovietica, l'erede dell'Impero russo, aveva riconosciuto ufficialmente l'indipendenza di alcuni territori che si erano staccati dalla Russia, come la Finlandia e la Polonia, ma non ne vuole sapere di riconoscere l'unione della Bessarabia con la Romania. E quindi, quando a Mosca si firma il famoso trattato Ribbentrop-Molotov, nel protocolo addizionale segreto fu stipulato che la Bessarabia, insieme con i paesi baltici, spettava ai sovietici e che il resto della torta europea se la prendevano i tedeschi. E così, il 28 giugno 1940, la Romania, cedendo a un secco ultimatum sovietico, sgombera la Bessarabia. I miei moldavi capivano benissimo che dovevano sopportare l'ennesima occupazione; erano però arrabbiati per il modo vile e poco dignitoso con cui la madrepatria li aveva abbandonati in pasto all'orso russo, cioè senza sparare un solo colpo. Con l'amministrazione rumena fuggirono precipitosamente, schiacciati dai carri armati russi, i proprietari terrieri grandi e medi, i preti, gli insegnanti. Rimasero i contadini più poveri... E vabbene, questa è la storia. Ribellarci a posteriori non serve a niente. Era allora che avremmo dovuto combattere. E invece noi quelle battaglie storiche le combattiamo, con il senno di poi e con un furore spropositato, adesso, sulle pagine di alcuni giornali di Chisinau, come “Literatura si Arta”. Vi avevo detto, no, che il mio popolo è paradossale. Le vicissitudini della sorte lo hanno abituato a non resistere apertamente al nemico. Meglio piegarsi, perché, come insegna un noto proverbio rumeno, “la sciabola non taglia una testa china.” Perciò, la resistenza contro i russi fu debolissima. Furono accolti con pane e sale, secondo la tradizione, nel 1940 e naturalmente nel 1944, quando vinsero la guerra contro la Germania. Subito dopo la guerra, nel 1946, una grave siccità colpisce il paese per due anni di seguito. In queste condizioni, ai contadini viene imposta – e riscossa senza pietà – una gravosissima imposta in prodotti agricoli, e nella Repubblica sovietica socialista moldava si scatena una spaventosa carestia. In due anni muoiono in 250 mila, su una popolazione di circa due milioni di persone. Un genocidio, si direbbe oggi. Non sono però le dimensioni di questa immane tragedia che colpiscono l'immaginazione, bensì il fatto che non si è ribellato nessuno. E qui che cominciano a manifestarsi con maggior forza le nostre squisite qualità, il nostro paradossale modo di vivere. ************************* Nel 1949, per preparare alla meglio il terreno per la collettivizzazione dell'agricoltura, si procede allo sradicamento dei ricchi, i cosiddetti kulak, i quali erano semplicemente i contadini che sgobbavano di più, comunque poveri diavoli. Vengono deportate in Siberia decine di migliaia di persone, gente buttata giù dal letto in piena notte, caricata in carri-bestiame, costretta a viaggiare senza cibo ne acqua per lunghe settimane, i morti buttati giù dai vagoni nella taiga... E nessuna ribellione. Tutti gli aguzzini vivi e sani. Eppure, nella coscienza della gente semplice, gli autori di questi orrori sono perdonabili. Non è invece assolutamente perdonabile il gendarme rumeno che ha preso a schiaffi un ladro di polli o un ubriacone. E quindi, alla gogna la Romania! E niente unificazione! Siamo sovrani, siamo indipendenti! **************** Nel 1991 l'Unione Sovietica si scioglie come un fiocco di neve in primavera e arriva per i moldavi il tempo di dare il meglio di loro stessi. Si proclamano indipendenti, incuranti della loro assoluta mancanza di risorse, e quindi della loro dipendenza dagli altri stati. Dichiarano nella loro Costituzione che la lingua ufficiale della Repubblica di Moldova è il moldavo, vale a dire una lingua che non esiste, perché il cosiddetto moldavo, anche quando era scritto in alfabeto cirillico, altro non era che il rumeno letterario. Sulla questione della lingua che parliamo, dell'alfabeto che dobbiamo usare, i moldavi hanno discusso a lungo e in una maniera grottesca, anacronistica e senza un risultato chiaro. L'alfabeto latino è stato accettato, però la Costituzione prevede che la lingua ufficiale sia il moldavo. Mentre nelle scuole la lingua materna si chiama “limba română”. Un altra fonte di ridicolo è il nostro inno nazionale. Perché è stato scelto come testo una poesia dedicata non alla nazione, ma alla “lingua nostra”. Molto bella sì, ma che appare tragicomica in un contesto linguistico russificato, dove “la lingua nostra” è emarginata, torturata e storpiata in modo indicibile. Per quanto riguarda il conflitto con l'autoproclamata Transnistria, sfuggita alla giurisdizione di Chisinau, la Moldavia si è cacciata da sola nei guai, pretendendo un territorio che storicamente non le è mai appartenuto. Quindi, dopo aver combattuto un'ingloriosa guerra con la Transnistria e con la 14a armata russa, ci portiamo addosso anche il peso dell'irrisolto problema territoriale, che non è di poco conto quando trattiamo con la Russia o con l'Unione Europea. **************** Aggiungiamo che noi moldavi in questi duri tempi abbiamo innalzato un costoso monumento alla memoria del Poeta Anonimo, creatore geniale del nostro folklore. Ma per carità, chi se ne frega di quel folklore? E aggiungiamo poi che ci siamo inutilmente arrabbiati con un grande poeta russo del Ottocento, Alexandr Puskin. Esiliato a Chisinau dallo zar, per le sue colpe politiche, Puskin si rivolge in versi a un amico e lamenta lo squallore di questo borgo dove non ci sono né belle donne né librerie. Il giovane poeta, abituato alla vita mondana di Pietroburgo, si scaglia con ironiche maledizioni e spiritose battute contro il luogo del suo esilio. Povero Puskin! Non sapeva che avrebbe enormemente irritato, dopo due secoli, gli schizzinosi moldavi, ai cui occhi egli è colpevole di essere stato ingrato verso il popolo che gli ha offerto ospitalità. Altra colpa imperdonabile di Puskin è il suo celebre poema “Gli zingari”, che inizia incautamente con questo verso: “Tzigane, shumnoiu tolpoiu, po Bessarabii cociuiut” (“Gli zingari, in rumorosi gruppi, vagano per la Bessarabia”). Grazie a questo poema si sarebbe radicata nella mente dei russi l'idea che i moldavi fossero zingari. Ed essere chiamati zingari per i fieri rampolli di Traiano è altamente offensivo. ******************
Ecco, questo siamo noi, e perseveriamo in questi originali, eufemisticamente parlando, atteggiamenti. Però, per il resto, siamo perfettamente europei e capacissimi di integrarci con la nostra voce e con i nostri tantissimi diplomi e lauree nel concerto dei popoli dell'Unione Europea. A parte le nostre stranezze, ci portiamo dentro anche qualcosa di molto serio, forse un senso contadino della vita, un senso della responsabilità e un amore per i nostri cari, che fanno di noi generalmente persone affidabili [...] (Pubblicato ne Il Foglio, il 9 aprile 2008 sotto il titolo “Cara Europa, salva il più ridicolo popolo del pianeta, il mio”)
Di Victor Druta Il mio popolo vive ”all'est dell'ovest”, tra la Romania e l'Ucraina, ed è il più ridicolo popolo del mondo. Perché ha sempre pensato di essere ciò che non era. È sempre stato parte di qualcosa più grande di lui. Nei gloriosi tempi lontani, quando Traiano fondò sul territorio della Dacia sconfitta la provincia romana Dacia Felix, gli sembrava di essere un popolo romano che parlava latino, ma ben presto scoprì di essere tutt'altra cosa: un popolo che si chiamava rumeno e che parlava, appunto, il rumeno, una lingua neolatina. Nel medioevo il popolo rumeno ha creato due stati: Valacchia e Moldavia. Voi, valacchi, siete rumeni? Certo che sì! E voi, moldavi? Questi ultimi, siccome erano stati tante volte abbindolati, erano piuttosto dubbiosi. E mentre i loro saggi rispondevano alla domanda con un chiaro e sonoro sì, i moldavi si grattavano la testa e poi, rossi dai dubbi, dicevano: noi siamo moldavi. Ed era vero, altroché. ***************** Nel frattempo, i grandi imperi cominciano a scontrarsi. Nel 1812 la Russia sconfigge la Turchia e strappa alla Moldavia – che della Turchia era vassalla – quasi metà del proprio territorio, le più fertili terre situate fra i fiumi Prut ad ovest, Nistru ad est e il Mar Nero al sud, dove crea una provincia, nominata impropriamente Bessarabia (così si chiamava soltanto la parte meridionale della regione). Ed è qui che nascerà, fra un errore della storia e uno della lingua, il mio incredibile, paradossale, ridicolo e beneamato popolo moldavo. Quello che rimase dello storico stato moldavo dopo la perdita della Bessarabia, cioè il principato della Moldavia, dipendente ancora da Constantinopoli, ma protetto da Pietroburgo, si aggrega al principato della Valacchia e forma, nel 1859, lo stato di Romania. La Dacia Felix e il popolo che portava nel suo nome il marchio della città eterna di Roma comincia a risorgere. Noi, quelli di Bessarabia, rimasti nell'imperio dello zar, abbiamo guardato alla Romania con tanta speranza, ma mai e poi mai avremmo pensato che un bel giorno l'indistruttibile potenza imperiale russa crollasse come un castello di sabbia. E pure così fu. Il 2 dicembre 1917 la Bessarabia si proclama stato indipendente – la Repubblica Democratica Moldava – e il suo parlamento voterà il 27 marzo 1918 l'unione con la vicina e parente Romania, atto politico riconosciuto sulla scena internazionale col Trattato di Parigi del 28 ottobre 1918, firmato da Gran Bretagna, Francia, Italia, Giappone e Romania. **************** E così che inizia un bel periodo di rinascimento nazionale e spirituale. I moldavi di Bessarabia, che etnicamente sono rumeni con tutte le carte in regola, scoprono che nelle scuole si può studiare non soltanto in russo, ma pure nella loro lingua materna, scoprono quanto a loro siano cari i versi di Eminescu e Coșbuc, le fiabe di Creangă e Ispirescu, le commedie di Alecsandri e Caragiale, i racconti e i romanzi di Sadoveanu. Cantano, piangono, ridono insieme con tutta la Romania i miei moldavi. Sono la Romania. Sono popolo rumeno. Prendono d'assalto i licei e le università. E così che crescerà una generazione colta, preparata che da lì a poco avrebbe fatto la resistenza spirituale al rullo russificatore sovietico. L'Unione Sovietica, l'erede dell'Impero russo, aveva riconosciuto ufficialmente l'indipendenza di alcuni territori che si erano staccati dalla Russia, come la Finlandia e la Polonia, ma non ne vuole sapere di riconoscere l'unione della Bessarabia con la Romania. E quindi, quando a Mosca si firma il famoso trattato Ribbentrop-Molotov, nel protocolo addizionale segreto fu stipulato che la Bessarabia, insieme con i paesi baltici, spettava ai sovietici e che il resto della torta europea se la prendevano i tedeschi. E così, il 28 giugno 1940, la Romania, cedendo a un secco ultimatum sovietico, sgombera la Bessarabia. I miei moldavi capivano benissimo che dovevano sopportare l'ennesima occupazione; erano però arrabbiati per il modo vile e poco dignitoso con cui la madrepatria li aveva abbandonati in pasto all'orso russo, cioè senza sparare un solo colpo. Con l'amministrazione rumena fuggirono precipitosamente, schiacciati dai carri armati russi, i proprietari terrieri grandi e medi, i preti, gli insegnanti. Rimasero i contadini più poveri... E vabbene, questa è la storia. Ribellarci a posteriori non serve a niente. Era allora che avremmo dovuto combattere. E invece noi quelle battaglie storiche le combattiamo, con il senno di poi e con un furore spropositato, adesso, sulle pagine di alcuni giornali di Chisinau, come “Literatura si Arta”. Vi avevo detto, no, che il mio popolo è paradossale. Le vicissitudini della sorte lo hanno abituato a non resistere apertamente al nemico. Meglio piegarsi, perché, come insegna un noto proverbio rumeno, “la sciabola non taglia una testa china.” Perciò, la resistenza contro i russi fu debolissima. Furono accolti con pane e sale, secondo la tradizione, nel 1940 e naturalmente nel 1944, quando vinsero la guerra contro la Germania. Subito dopo la guerra, nel 1946, una grave siccità colpisce il paese per due anni di seguito. In queste condizioni, ai contadini viene imposta – e riscossa senza pietà – una gravosissima imposta in prodotti agricoli, e nella Repubblica sovietica socialista moldava si scatena una spaventosa carestia. In due anni muoiono in 250 mila, su una popolazione di circa due milioni di persone. Un genocidio, si direbbe oggi. Non sono però le dimensioni di questa immane tragedia che colpiscono l'immaginazione, bensì il fatto che non si è ribellato nessuno. E qui che cominciano a manifestarsi con maggior forza le nostre squisite qualità, il nostro paradossale modo di vivere. ************************* Nel 1949, per preparare alla meglio il terreno per la collettivizzazione dell'agricoltura, si procede allo sradicamento dei ricchi, i cosiddetti kulak, i quali erano semplicemente i contadini che sgobbavano di più, comunque poveri diavoli. Vengono deportate in Siberia decine di migliaia di persone, gente buttata giù dal letto in piena notte, caricata in carri-bestiame, costretta a viaggiare senza cibo ne acqua per lunghe settimane, i morti buttati giù dai vagoni nella taiga... E nessuna ribellione. Tutti gli aguzzini vivi e sani. Eppure, nella coscienza della gente semplice, gli autori di questi orrori sono perdonabili. Non è invece assolutamente perdonabile il gendarme rumeno che ha preso a schiaffi un ladro di polli o un ubriacone. E quindi, alla gogna la Romania! E niente unificazione! Siamo sovrani, siamo indipendenti! **************** Nel 1991 l'Unione Sovietica si scioglie come un fiocco di neve in primavera e arriva per i moldavi il tempo di dare il meglio di loro stessi. Si proclamano indipendenti, incuranti della loro assoluta mancanza di risorse, e quindi della loro dipendenza dagli altri stati. Dichiarano nella loro Costituzione che la lingua ufficiale della Repubblica di Moldova è il moldavo, vale a dire una lingua che non esiste, perché il cosiddetto moldavo, anche quando era scritto in alfabeto cirillico, altro non era che il rumeno letterario. Sulla questione della lingua che parliamo, dell'alfabeto che dobbiamo usare, i moldavi hanno discusso a lungo e in una maniera grottesca, anacronistica e senza un risultato chiaro. L'alfabeto latino è stato accettato, però la Costituzione prevede che la lingua ufficiale sia il moldavo. Mentre nelle scuole la lingua materna si chiama “limba română”. Un altra fonte di ridicolo è il nostro inno nazionale. Perché è stato scelto come testo una poesia dedicata non alla nazione, ma alla “lingua nostra”. Molto bella sì, ma che appare tragicomica in un contesto linguistico russificato, dove “la lingua nostra” è emarginata, torturata e storpiata in modo indicibile. Per quanto riguarda il conflitto con l'autoproclamata Transnistria, sfuggita alla giurisdizione di Chisinau, la Moldavia si è cacciata da sola nei guai, pretendendo un territorio che storicamente non le è mai appartenuto. Quindi, dopo aver combattuto un'ingloriosa guerra con la Transnistria e con la 14a armata russa, ci portiamo addosso anche il peso dell'irrisolto problema territoriale, che non è di poco conto quando trattiamo con la Russia o con l'Unione Europea. **************** Aggiungiamo che noi moldavi in questi duri tempi abbiamo innalzato un costoso monumento alla memoria del Poeta Anonimo, creatore geniale del nostro folklore. Ma per carità, chi se ne frega di quel folklore? E aggiungiamo poi che ci siamo inutilmente arrabbiati con un grande poeta russo del Ottocento, Alexandr Puskin. Esiliato a Chisinau dallo zar, per le sue colpe politiche, Puskin si rivolge in versi a un amico e lamenta lo squallore di questo borgo dove non ci sono né belle donne né librerie. Il giovane poeta, abituato alla vita mondana di Pietroburgo, si scaglia con ironiche maledizioni e spiritose battute contro il luogo del suo esilio. Povero Puskin! Non sapeva che avrebbe enormemente irritato, dopo due secoli, gli schizzinosi moldavi, ai cui occhi egli è colpevole di essere stato ingrato verso il popolo che gli ha offerto ospitalità. Altra colpa imperdonabile di Puskin è il suo celebre poema “Gli zingari”, che inizia incautamente con questo verso: “Tzigane, shumnoiu tolpoiu, po Bessarabii cociuiut” (“Gli zingari, in rumorosi gruppi, vagano per la Bessarabia”). Grazie a questo poema si sarebbe radicata nella mente dei russi l'idea che i moldavi fossero zingari. Ed essere chiamati zingari per i fieri rampolli di Traiano è altamente offensivo. ******************
Ecco, questo siamo noi, e perseveriamo in questi originali, eufemisticamente parlando, atteggiamenti. Però, per il resto, siamo perfettamente europei e capacissimi di integrarci con la nostra voce e con i nostri tantissimi diplomi e lauree nel concerto dei popoli dell'Unione Europea. A parte le nostre stranezze, ci portiamo dentro anche qualcosa di molto serio, forse un senso contadino della vita, un senso della responsabilità e un amore per i nostri cari, che fanno di noi generalmente persone affidabili [...] (Pubblicato ne Il Foglio, il 9 aprile 2008 sotto il titolo “Cara Europa, salva il più ridicolo popolo del pianeta, il mio”)
“ZINGARIADA”... “TZIGANIADA”...
Di Victor Druta
Stavo zappando la vigna del mio padre assieme a Gheorghe, che aiutava tutti per qualche rublo e un po' di cibo. Ero un giovane universitario venuto in vacanza nel mio villaggio, e Gheorghe uno zingaro forzuto di una quarantina d'anni. Il sole andava verso mezzogiorno. “Che cosa mangiamo oggi a pranzo?” mi chiese Gheorghe. “Pane, salame e vino rosso”, risposi. “Salame! Buono il salame! Ma tu lo sai, caro Victor, che se mangi il salame ti si gelano i piedi di notte?” “Ma che dici, Gheorghe, la scienza non ha scoperto niente del genere.” “Invece sì, e te lo spiego. Il salame ti rinvigorisce e così ti viene anche una grande voglia di fare l'amore. E mentre dormi sdraiato sulla schiena il tuo pene si alza e comincia lentamente a tirare la coperta in su. Quindi, i piedi si scoprono e ti si gelano, è scientifico.” Scoppiai a ridere e lo zingaro Gheorghe, grazie a quello strano, originale gioco della sua immaginazione, si era guadagnato la mia simpatia per sempre. Purtroppo, non tutti gli zingari risultano simpatici. Noi, rumeni e moldavi, nei loro confronti siamo abbastanza razzisti. Questa discriminazione, nonostante sulla carta gli zingari siano uguali ai rumeni, ha le sue spiegazioni storiche. Giunti nei paesi rumeni nel medioevo, persero subito, quasi tutti, la libertà, diventando schiavi. Alcuni si offrirono essi stessi in schiavitù. Lavoravano sulle terre dei boiardi e nelle loro case come servi, sgobbavano sulle terre dei monasteri. Conservarono la loro lingua, erano fabbri e musicisti di talento, ma non possedevano nulla, sicché non potevano essere assimilati neppure ai servi della gleba. E poi il carattere, la loro condizione di popolo sparpagliato un po' qua e un po' là non ha certo contribuito a che gli zingari si sentissero una forza capace di liberarsi, di scrollarsi di dosso la schiavitù. Non avevano la faccia seria, la voglia di libertà e di combattere dei neri americani. Erano contenti di quello che racimolavano, rubavano non appena si presentava l'occasione e non conoscevano la depressione. Questo non significa che nelle loro comunità regnasse il caos e la promiscuità: avevano loro capi e rispettavano regole precise. Al inizio dell'Ottocento uno scrittore illuminista della Transilvania, Ion Budai- Deleanu, scrisse “Tziganiada”, una grande epopea in dodici canti, che racconta la fantastica vicenda della creazione di un'armata zingara messa insieme per combattere i turchi e per creare uno stato zingaro. È un'opera molto divertente. L'azione si svolge nel Cinquecento, quando regnava in Valacchia Vlad Dracul, soprannominato Țepeș, cioè l'Impalatore, per il suo vizio di impalare i nemici. Budai-Deleanu, introducendo Vlad Țepeș sul terreno della finzione letteraria, lo mette a capo di un esercito tutto zingaro e lo manda contro i turchi. Come ricompensa della guerra, gli zingari avrebbero ottenuto la concessione di un territorio per uno stato indipendente. Vlad mette gli zingari alla prova: lungo la strada che porta al campo di battaglia, lascia incustoditi i carri delle provviste. I soldati zingari si fermano e si mettono a banchettare lasciando perdere la battaglia. Poi si mettono a litigare per futili motivi sulla strategia e sulla tattica da adottare. Nessuno ascolta nessuno, nessuno dà ragione a nessuno. Finiscono col battersi tra di loro e contro una mandria di mucche. Nel frattempo, a uno dei giovani capi zingari, Parpanghel, alcuni diavoli rapiscono la fidanzata, la bella Romica. E costui, come Ulisse e Orfeo, intraprende un viaggio nell'aldilà per salvarla. È una buona occasione per l'autore per descrivere la versione zingara del paradiso: una specie del paese della Cuccagna. Budai-Deleanu ci offre l'immagine di un popolo ancora immaturo. La storia successiva degli zingari ha dato ragione allo scrittore. A inizio Ottocento si trovavano ancora in schiavitù. L'abolizione ufficiale della schiavitù degli zingari nella Valacchia e nella Moldavia avvenne fra il 1830 e il 1860 e fu un grande passo in avanti. Tuttavia, la loro situazione non migliorò molto. La nuova Romania, formatasi dall'unione della Valacchia e della Moldavia nel 1859, gli accolse come cittadini a pieno titolo; diversi scrittori denunciarono la loro discriminazione e crearono personaggi zingari di grande rilievo, come lo zingaro Răzvan del dramma romantico di B. P. Hasdeu “Răzvan e Vidra”. Essendo uno schiavo libero, colto, nobile, valoroso, Răzvan supera tutte le barriere, fa una carriera fulminea e sale sul trono della Moldavia. Con lo sviluppo economico del paese e della società civile, l'integrazione degli zingari doveva progredire. E infatti appaiono nella società rumena della prima metà del Novecento zingari laureati, uomini d'affari, musicisti di grande fama. Negli anni Trenta c'è un'Associazione generale degli Zingari della Romania, seguita da un'Unione generale dei rom della Romania. Viene convocato un congresso nel 1933. Con l'avvento dei fascisti al potere e poi con l'instaurazione della dittatura di Ion Antonescu, questi inizi promettenti sarebbero rimasti un ricordo. Nel 1942 esisteva ufficialmente l'”emergenza rom”, espressa quasi negli stessi termini che si usano oggi in Italia: piccola criminalità, accattonaggio, degrado. E si decise, come era naturale per un regime dittatoriale, la deportazione. I motivi non furono razziali, come nel caso della deportazione degli ebrei, un anno prima: fu una questione di ordine pubblico, di risanamento morale e di imposizione del culto del lavoro, come si diceva allora. Gli zingari dovevano essere deportati in Transnistria, territorio sovietico conquistato nel 1941, più grande dell'attuale Transnistria moldava. Il bello è che tra gli zingari cominciò a circolare la voce che nella Transnistria sarebbero state assegnate a ciascuno case, terreni, mucche e ogni bendidio. Quindi alcuni di loro fecero di tutto, perfino false autodenunce, per essere iscritti negli elenchi dei deportati: dichiararono di aver commesso vari reati, sposarono in fretta donne che erano già iscritte nelle liste pur di andare in Arcadia. Furono caricati sui treni (nel settembre 1942) 11.441 zingari nomadi e 13.176 zingari sedentari, compresi donne e bambini. Le loro ingenue aspettative sfumarono appena scesi dai vagoni. Sistemati in case confiscate alla popolazione locale, dovettero vivere in condizioni di grande miseria, tra i pidocchi, senza alcuna assistenza medica. Non avevano di che nutrirsi e andavano a rubare agli ucraini. Per riscaldarsi distruggevano tutto quello che gli capitava a portata di mano, pur di mettere un pezzo di legno sul fuoco. Morivano comunque. Gli ucraini, terrorizzati, si difesero come poterono: per loro quella fu la peggiore di tutte le invasioni. Fallita la grande colonizzazione, gli zingari tornarono quasi tutti in Romania , per conto proprio. Le autorità chiusero un occhio. Finì la guerra, e sembrò cominciare un'era nuova e felice. Il socialismo fu per gli zingari un'ottima occasione per diventare sedentari, perché i rom vennero equiparati a tutti gli altri cittadini diventando coproprietari di tutti i beni dello stato. E infatti tanti si integrarono. Il fattore culturale però si manifestò una volta di più con forza. Gli zingari generalmente restarono più poveri degli altri e più antisociali. Il socialismo incentivava le nascite. Furono proprio gli zingari i più prolifici, con tutte le conseguenze sul piano del tenore di vita, nonostante gli assegni statali. D'altro canto, il socialismo fu disastroso , perché distrusse non soltanto la classe dei grandi latifondisti, ma pure quella dei piccoli possidenti terrieri. La terra era un bene collettivo, quindi di nessuno, le fabbriche appartenevano allo stato e l'operaio non se ne sentiva affatto il padrone. Quindi si lavorava male e si rubava molto. Questi condizioni non erano le migliori per la formazione di persone dignitose con solidi princìpi morali, perché il fulcro della dignità umana, checché se ne dica, è la proprietà. Si può dire che il socialismo “zingarizzò” un po' tutti.
Adesso che si sono aperti grandi prospettive di libertà e sviluppo, la buona notizia è che anche gli zingari hanno una gran voglia di noiosa e benestante vita borghese, come si può vedere da tante belle case che loro si stanno costruendo in Romania. In Moldavia, a Soroca, c'è un intero quartiere zingaro dove sono sorti in breve tempo palazzi fastosi. Sì, un po' kitsch, ma il kitsch si attacca sempre ai nuovi ricchi. Le generazioni che verranno saranno di sicuro più raffinate. (Pubblicato ne "Il Foglio quotidiano" il 22 giugno 2008 con il titolo “Schiavitù, nomadismo, epopee zigane, socialismo e palazzi kitsch. Ecco come li vede un moldavo”)
Stavo zappando la vigna del mio padre assieme a Gheorghe, che aiutava tutti per qualche rublo e un po' di cibo. Ero un giovane universitario venuto in vacanza nel mio villaggio, e Gheorghe uno zingaro forzuto di una quarantina d'anni. Il sole andava verso mezzogiorno. “Che cosa mangiamo oggi a pranzo?” mi chiese Gheorghe. “Pane, salame e vino rosso”, risposi. “Salame! Buono il salame! Ma tu lo sai, caro Victor, che se mangi il salame ti si gelano i piedi di notte?” “Ma che dici, Gheorghe, la scienza non ha scoperto niente del genere.” “Invece sì, e te lo spiego. Il salame ti rinvigorisce e così ti viene anche una grande voglia di fare l'amore. E mentre dormi sdraiato sulla schiena il tuo pene si alza e comincia lentamente a tirare la coperta in su. Quindi, i piedi si scoprono e ti si gelano, è scientifico.” Scoppiai a ridere e lo zingaro Gheorghe, grazie a quello strano, originale gioco della sua immaginazione, si era guadagnato la mia simpatia per sempre. Purtroppo, non tutti gli zingari risultano simpatici. Noi, rumeni e moldavi, nei loro confronti siamo abbastanza razzisti. Questa discriminazione, nonostante sulla carta gli zingari siano uguali ai rumeni, ha le sue spiegazioni storiche. Giunti nei paesi rumeni nel medioevo, persero subito, quasi tutti, la libertà, diventando schiavi. Alcuni si offrirono essi stessi in schiavitù. Lavoravano sulle terre dei boiardi e nelle loro case come servi, sgobbavano sulle terre dei monasteri. Conservarono la loro lingua, erano fabbri e musicisti di talento, ma non possedevano nulla, sicché non potevano essere assimilati neppure ai servi della gleba. E poi il carattere, la loro condizione di popolo sparpagliato un po' qua e un po' là non ha certo contribuito a che gli zingari si sentissero una forza capace di liberarsi, di scrollarsi di dosso la schiavitù. Non avevano la faccia seria, la voglia di libertà e di combattere dei neri americani. Erano contenti di quello che racimolavano, rubavano non appena si presentava l'occasione e non conoscevano la depressione. Questo non significa che nelle loro comunità regnasse il caos e la promiscuità: avevano loro capi e rispettavano regole precise. Al inizio dell'Ottocento uno scrittore illuminista della Transilvania, Ion Budai- Deleanu, scrisse “Tziganiada”, una grande epopea in dodici canti, che racconta la fantastica vicenda della creazione di un'armata zingara messa insieme per combattere i turchi e per creare uno stato zingaro. È un'opera molto divertente. L'azione si svolge nel Cinquecento, quando regnava in Valacchia Vlad Dracul, soprannominato Țepeș, cioè l'Impalatore, per il suo vizio di impalare i nemici. Budai-Deleanu, introducendo Vlad Țepeș sul terreno della finzione letteraria, lo mette a capo di un esercito tutto zingaro e lo manda contro i turchi. Come ricompensa della guerra, gli zingari avrebbero ottenuto la concessione di un territorio per uno stato indipendente. Vlad mette gli zingari alla prova: lungo la strada che porta al campo di battaglia, lascia incustoditi i carri delle provviste. I soldati zingari si fermano e si mettono a banchettare lasciando perdere la battaglia. Poi si mettono a litigare per futili motivi sulla strategia e sulla tattica da adottare. Nessuno ascolta nessuno, nessuno dà ragione a nessuno. Finiscono col battersi tra di loro e contro una mandria di mucche. Nel frattempo, a uno dei giovani capi zingari, Parpanghel, alcuni diavoli rapiscono la fidanzata, la bella Romica. E costui, come Ulisse e Orfeo, intraprende un viaggio nell'aldilà per salvarla. È una buona occasione per l'autore per descrivere la versione zingara del paradiso: una specie del paese della Cuccagna. Budai-Deleanu ci offre l'immagine di un popolo ancora immaturo. La storia successiva degli zingari ha dato ragione allo scrittore. A inizio Ottocento si trovavano ancora in schiavitù. L'abolizione ufficiale della schiavitù degli zingari nella Valacchia e nella Moldavia avvenne fra il 1830 e il 1860 e fu un grande passo in avanti. Tuttavia, la loro situazione non migliorò molto. La nuova Romania, formatasi dall'unione della Valacchia e della Moldavia nel 1859, gli accolse come cittadini a pieno titolo; diversi scrittori denunciarono la loro discriminazione e crearono personaggi zingari di grande rilievo, come lo zingaro Răzvan del dramma romantico di B. P. Hasdeu “Răzvan e Vidra”. Essendo uno schiavo libero, colto, nobile, valoroso, Răzvan supera tutte le barriere, fa una carriera fulminea e sale sul trono della Moldavia. Con lo sviluppo economico del paese e della società civile, l'integrazione degli zingari doveva progredire. E infatti appaiono nella società rumena della prima metà del Novecento zingari laureati, uomini d'affari, musicisti di grande fama. Negli anni Trenta c'è un'Associazione generale degli Zingari della Romania, seguita da un'Unione generale dei rom della Romania. Viene convocato un congresso nel 1933. Con l'avvento dei fascisti al potere e poi con l'instaurazione della dittatura di Ion Antonescu, questi inizi promettenti sarebbero rimasti un ricordo. Nel 1942 esisteva ufficialmente l'”emergenza rom”, espressa quasi negli stessi termini che si usano oggi in Italia: piccola criminalità, accattonaggio, degrado. E si decise, come era naturale per un regime dittatoriale, la deportazione. I motivi non furono razziali, come nel caso della deportazione degli ebrei, un anno prima: fu una questione di ordine pubblico, di risanamento morale e di imposizione del culto del lavoro, come si diceva allora. Gli zingari dovevano essere deportati in Transnistria, territorio sovietico conquistato nel 1941, più grande dell'attuale Transnistria moldava. Il bello è che tra gli zingari cominciò a circolare la voce che nella Transnistria sarebbero state assegnate a ciascuno case, terreni, mucche e ogni bendidio. Quindi alcuni di loro fecero di tutto, perfino false autodenunce, per essere iscritti negli elenchi dei deportati: dichiararono di aver commesso vari reati, sposarono in fretta donne che erano già iscritte nelle liste pur di andare in Arcadia. Furono caricati sui treni (nel settembre 1942) 11.441 zingari nomadi e 13.176 zingari sedentari, compresi donne e bambini. Le loro ingenue aspettative sfumarono appena scesi dai vagoni. Sistemati in case confiscate alla popolazione locale, dovettero vivere in condizioni di grande miseria, tra i pidocchi, senza alcuna assistenza medica. Non avevano di che nutrirsi e andavano a rubare agli ucraini. Per riscaldarsi distruggevano tutto quello che gli capitava a portata di mano, pur di mettere un pezzo di legno sul fuoco. Morivano comunque. Gli ucraini, terrorizzati, si difesero come poterono: per loro quella fu la peggiore di tutte le invasioni. Fallita la grande colonizzazione, gli zingari tornarono quasi tutti in Romania , per conto proprio. Le autorità chiusero un occhio. Finì la guerra, e sembrò cominciare un'era nuova e felice. Il socialismo fu per gli zingari un'ottima occasione per diventare sedentari, perché i rom vennero equiparati a tutti gli altri cittadini diventando coproprietari di tutti i beni dello stato. E infatti tanti si integrarono. Il fattore culturale però si manifestò una volta di più con forza. Gli zingari generalmente restarono più poveri degli altri e più antisociali. Il socialismo incentivava le nascite. Furono proprio gli zingari i più prolifici, con tutte le conseguenze sul piano del tenore di vita, nonostante gli assegni statali. D'altro canto, il socialismo fu disastroso , perché distrusse non soltanto la classe dei grandi latifondisti, ma pure quella dei piccoli possidenti terrieri. La terra era un bene collettivo, quindi di nessuno, le fabbriche appartenevano allo stato e l'operaio non se ne sentiva affatto il padrone. Quindi si lavorava male e si rubava molto. Questi condizioni non erano le migliori per la formazione di persone dignitose con solidi princìpi morali, perché il fulcro della dignità umana, checché se ne dica, è la proprietà. Si può dire che il socialismo “zingarizzò” un po' tutti.
Adesso che si sono aperti grandi prospettive di libertà e sviluppo, la buona notizia è che anche gli zingari hanno una gran voglia di noiosa e benestante vita borghese, come si può vedere da tante belle case che loro si stanno costruendo in Romania. In Moldavia, a Soroca, c'è un intero quartiere zingaro dove sono sorti in breve tempo palazzi fastosi. Sì, un po' kitsch, ma il kitsch si attacca sempre ai nuovi ricchi. Le generazioni che verranno saranno di sicuro più raffinate. (Pubblicato ne "Il Foglio quotidiano" il 22 giugno 2008 con il titolo “Schiavitù, nomadismo, epopee zigane, socialismo e palazzi kitsch. Ecco come li vede un moldavo”)
ORGOGLIOSAMENTE MOLDAVA
Di Aurica Danalachi
Chi conosce le dispute che già da parecchio tempo animano la vita, politica e sociale, della Moldavia, comprenderà dal titolo di questo breve articolo la mia posizione. Sono nata nei tempi dei grandi crolli, subito dopo il crollo del Muro di Berlino, poco dopo è crollato pure l'Impero Sovietico. Ed ho imparato sin da bambina, in barba ai tempi duri, ad amare la mia terra, il mio popolo. Questo legame è diventato ancor più forte da quando sono venuta in Italia, da dove tengo d'occhio le faccende poco felici della mia patria. Ma nonostante la povertà, nonostante i problemi irrisolti del mio paese, io ci tengo tanto alla Moldavia, tengo alla sua sovranità ed integrità territoriale. Si, è vero, siamo una piccola nazione. ...Nazione? Eh sì, Nazione, perché non mi sento né romena, né tanto meno russa, mi sento propriamente ed originariamente moldava! Con un bisnonno polacco, una nonna bulgara e con altri nonni moldavi, con genitori moldavi ex-cittadini sovietici – direi che non sarebbe possibile sentirmi altrimenti! Questo gran miscuglio di etnie caratterizza tutto il popolo moldavo. E quindi, abbiamo le nostre particolarità, abbiamo una nostra storia, una nostra sofferenza, ma anche un nostro patrimonio genetico, questo sì che ricchissimo! Credo che siamo UNICI. E credo che dobbiamo difendere questa nostra unicità. È vero, la Moldavia fu una marionetta nelle mani delle potenze storiche. Ma la storia non la dobbiamo semplicemente studiare, la dobbiamo comprendere e la dobbiamo creare! Solo in tal modo potremmo evitare di commettere gli errori del passato. Ora abbiamo la possibilità, la grande chance! di decidere NOI STESSI il destino della Moldavia, di farci rispettare e di affermarci come NAZIONE!!! Non è per niente facile. Ci sta addosso la crisi. La Moldavia vive in un clima di tensioni ed incertezze, avvelenato dai egoismi politici e corruzione. Ma questa è la nostra sfida. E quindi ce la dobbiamo mettere tutta.
Chi conosce le dispute che già da parecchio tempo animano la vita, politica e sociale, della Moldavia, comprenderà dal titolo di questo breve articolo la mia posizione. Sono nata nei tempi dei grandi crolli, subito dopo il crollo del Muro di Berlino, poco dopo è crollato pure l'Impero Sovietico. Ed ho imparato sin da bambina, in barba ai tempi duri, ad amare la mia terra, il mio popolo. Questo legame è diventato ancor più forte da quando sono venuta in Italia, da dove tengo d'occhio le faccende poco felici della mia patria. Ma nonostante la povertà, nonostante i problemi irrisolti del mio paese, io ci tengo tanto alla Moldavia, tengo alla sua sovranità ed integrità territoriale. Si, è vero, siamo una piccola nazione. ...Nazione? Eh sì, Nazione, perché non mi sento né romena, né tanto meno russa, mi sento propriamente ed originariamente moldava! Con un bisnonno polacco, una nonna bulgara e con altri nonni moldavi, con genitori moldavi ex-cittadini sovietici – direi che non sarebbe possibile sentirmi altrimenti! Questo gran miscuglio di etnie caratterizza tutto il popolo moldavo. E quindi, abbiamo le nostre particolarità, abbiamo una nostra storia, una nostra sofferenza, ma anche un nostro patrimonio genetico, questo sì che ricchissimo! Credo che siamo UNICI. E credo che dobbiamo difendere questa nostra unicità. È vero, la Moldavia fu una marionetta nelle mani delle potenze storiche. Ma la storia non la dobbiamo semplicemente studiare, la dobbiamo comprendere e la dobbiamo creare! Solo in tal modo potremmo evitare di commettere gli errori del passato. Ora abbiamo la possibilità, la grande chance! di decidere NOI STESSI il destino della Moldavia, di farci rispettare e di affermarci come NAZIONE!!! Non è per niente facile. Ci sta addosso la crisi. La Moldavia vive in un clima di tensioni ed incertezze, avvelenato dai egoismi politici e corruzione. Ma questa è la nostra sfida. E quindi ce la dobbiamo mettere tutta.
SONO OTTIMISTA, COME CANDIDO
Di Victor Druta
Si, sono un ottimista. Ed ecco perché. La crisi economica che sta imperversando nel mondo ha cause precise, non è che la ragione umana stesse davanti ad un mistero impenetrabile. C'è troppa diseguaglianza, i ricchi sono ultimamente diventati più ricchi, i poveri – più poveri, quelli che nutrivano la speranza di migliorare la loro situazione, non ce la possono fare più. Il motore dell'economia sembrano essere i consumi. I ricchi non spendono tutto che hanno, non ci riescono, i poveretti, le classi medie sono in difficoltà. Che lo stato tolga ai ricchi e dia ai poveri! Dare una scossa ai consumi! Si, ma da dove partire? Bisogna pensarci bene. Il mondo e arrivato sul orlo di un baratro con tutti questi consumi sfrenati che hanno esaurito le risorse, con l'inquinamento dilagante. Ci sono continenti nuovi di plastica e di immondizia nei oceani, le discariche sono cresciute a far paura, è inquinato persino il cielo blu, lo spazio cosmico. Ecco, nemmeno la Malagrotta non regge più. E allora cosa fare? Produrre altra plastica? Cercare altro petrolio? Confezionare in grande quantità ordigni nucleari ed armi convenzionali per avere un po' di occupazione? Inventare poi a tavolino conflitti armati per smaltire su qualche Gheddafi questa roba pesante dai nostri arsenali? Produrre ogni giorno spaventose quantità di cibo e cose che finiscono per metà in spazzatura? Disseminare sulle strade delle nostre città tonnellate di pubblicità cartacea? Lo abbiamo fatto fino qui. Adesso basta. Abbiamo bisogno di progetti mondiali, di una rivoluzione mondiale. Il mio ottimismo si basa appunto sul carattere rivoluzionario del homo sapiens. A quest'animale gli è sempre piaciuto entrare in situazioni disperate per poi cercare una via d'uscita straordinaria. Spartaco che è sceso dal Vesuvio su quelle funi. Berlusconi che si è incasinato con drappelli di giovani donne assetate di denaro. Come farà adesso fronte alla giustizia che lo incalza? Sono sicuro: ne troverà una scappatoia. E l'umanità? Anch'essa si salverà. Mi da tanta speranza l'erba che cresce dopo la pioggia, mangiandosi in fretta chili di anidride carbonica. I prataioli freschi che spuntano coraggiosamente tra le cacche dei cani nel parco. L'idea di piantare dappertutto nel mondo milioni e milioni di alberi mi esalta quasi religiosamente. Amo, ma veramente, il lento giro delle pale dei mulini a vento che danno una nobile e pulita elettricità. Sorrido ai pannelli solari e alla felice idea di costruire case a impatto ecologico zero. Ai grattacieli con vasche piene di pesci, con frutteti e pollai. Sono elettrizzato dall'idea di colonizzare Luna e Marte. Affascinato dai robot e dall'ingegneria genetica. Credo nel uomo e ammiro sopratutto le donne. E do ragione a mia moglie che mi dice “non sto mica pettinando le bambole” . Mi metto tutta la fiducia in Mario Monti. In Mario Draghi. In mari e monti e draghi. Credo che il deserto di Sahara diventerà un frutteto. Che la mia disastrata Moldavia si coprirà con piantagioni sconfinate di noci e prugni e meli. Che gli alieni saranno buoni e non ci mangeranno nei prossimi incontri ravvicinati. Ma anche se tutte queste belle cose non succedessero mai e l'umanità dovesse affogare in sangue e miseria, mi resta sempre una grande speranza. Che il fuoco dell'esplosione finale dell'Universo purifichi tutto, facendo sparire la spaventosa sporcizia nata dall'attività umana. E dando così alla materia che ha sbagliato da qualche parte una nuova chance. Quindi, sono ottimista. Evviva il fuoco purificatore!
Si, sono un ottimista. Ed ecco perché. La crisi economica che sta imperversando nel mondo ha cause precise, non è che la ragione umana stesse davanti ad un mistero impenetrabile. C'è troppa diseguaglianza, i ricchi sono ultimamente diventati più ricchi, i poveri – più poveri, quelli che nutrivano la speranza di migliorare la loro situazione, non ce la possono fare più. Il motore dell'economia sembrano essere i consumi. I ricchi non spendono tutto che hanno, non ci riescono, i poveretti, le classi medie sono in difficoltà. Che lo stato tolga ai ricchi e dia ai poveri! Dare una scossa ai consumi! Si, ma da dove partire? Bisogna pensarci bene. Il mondo e arrivato sul orlo di un baratro con tutti questi consumi sfrenati che hanno esaurito le risorse, con l'inquinamento dilagante. Ci sono continenti nuovi di plastica e di immondizia nei oceani, le discariche sono cresciute a far paura, è inquinato persino il cielo blu, lo spazio cosmico. Ecco, nemmeno la Malagrotta non regge più. E allora cosa fare? Produrre altra plastica? Cercare altro petrolio? Confezionare in grande quantità ordigni nucleari ed armi convenzionali per avere un po' di occupazione? Inventare poi a tavolino conflitti armati per smaltire su qualche Gheddafi questa roba pesante dai nostri arsenali? Produrre ogni giorno spaventose quantità di cibo e cose che finiscono per metà in spazzatura? Disseminare sulle strade delle nostre città tonnellate di pubblicità cartacea? Lo abbiamo fatto fino qui. Adesso basta. Abbiamo bisogno di progetti mondiali, di una rivoluzione mondiale. Il mio ottimismo si basa appunto sul carattere rivoluzionario del homo sapiens. A quest'animale gli è sempre piaciuto entrare in situazioni disperate per poi cercare una via d'uscita straordinaria. Spartaco che è sceso dal Vesuvio su quelle funi. Berlusconi che si è incasinato con drappelli di giovani donne assetate di denaro. Come farà adesso fronte alla giustizia che lo incalza? Sono sicuro: ne troverà una scappatoia. E l'umanità? Anch'essa si salverà. Mi da tanta speranza l'erba che cresce dopo la pioggia, mangiandosi in fretta chili di anidride carbonica. I prataioli freschi che spuntano coraggiosamente tra le cacche dei cani nel parco. L'idea di piantare dappertutto nel mondo milioni e milioni di alberi mi esalta quasi religiosamente. Amo, ma veramente, il lento giro delle pale dei mulini a vento che danno una nobile e pulita elettricità. Sorrido ai pannelli solari e alla felice idea di costruire case a impatto ecologico zero. Ai grattacieli con vasche piene di pesci, con frutteti e pollai. Sono elettrizzato dall'idea di colonizzare Luna e Marte. Affascinato dai robot e dall'ingegneria genetica. Credo nel uomo e ammiro sopratutto le donne. E do ragione a mia moglie che mi dice “non sto mica pettinando le bambole” . Mi metto tutta la fiducia in Mario Monti. In Mario Draghi. In mari e monti e draghi. Credo che il deserto di Sahara diventerà un frutteto. Che la mia disastrata Moldavia si coprirà con piantagioni sconfinate di noci e prugni e meli. Che gli alieni saranno buoni e non ci mangeranno nei prossimi incontri ravvicinati. Ma anche se tutte queste belle cose non succedessero mai e l'umanità dovesse affogare in sangue e miseria, mi resta sempre una grande speranza. Che il fuoco dell'esplosione finale dell'Universo purifichi tutto, facendo sparire la spaventosa sporcizia nata dall'attività umana. E dando così alla materia che ha sbagliato da qualche parte una nuova chance. Quindi, sono ottimista. Evviva il fuoco purificatore!
INFEZIONE DA HIV: L'ALTRO PUNTO DI VISTA
di Elena Druta
Si è chiamato così il seminario promosso dall'Associazione “Doina”, membro della rete Girasole, nell'ambito del programma formativo BEST 2, sviluppato dall'Associazione Nadir Onlus. Si è svolto il 29 ottobre 2011 a Roma, al Policlinico “Umberto I°”, ed è stato organizzato dall'Associazione “Doina” in collaborazione con “Dipartimento di Malattie Infettive, Sapienza Università di Roma – Polo Pontino” e rappresentanti della LILA Lazio. Ho partecipato a questo seminario come membro attivo di Associazione “Doina” e vorrei condividere qui le mie impressioni. La malattia HIV-AIDS ha colpito duramente l'umanità ed ha falciato numerose vite. La medicina però non ha smesso mai di cercare farmaci e rimedi per combatterla. Le strategie di cura e prevenzione sono diventate di anno in anno più efficaci. Quindi, oggigiorno si può convivere a lungo con questa malattia, con la condizione di rispettarne le esigenze. È molto importante dunque che si abbia un minimo di conoscenze riguardo alla malattia ed è molto importante aggiornare periodicamente queste conoscenze. Appunto questo fu il compito del seminario a cui ho partecipato: divulgare le conoscenze sul HIV-AIDS, fare i dovuti aggiornamenti, cercare nuove strategie di lotta. Hanno partecipato al seminario, come relatori, Lichter Miriam, ricercatore presso il Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive; Condoleo Giancarlo, attivista LILA, Moraru Natalia, Presidente Associazione “Doina”. C'erano in sala altri membri di Associazione “Doina” e molti studenti di Università Sapienza di Roma. Ai partecipanti si è rivolto con un saluto iniziale Prof. Vincenzo Vullo, Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali del Policlinico “Umberto I°” all'Università Sapienza di Roma. L'incontro è stato moderato da Sacco Viviana, Antropologa, esperta in Migrazioni&Salute. Ho ascoltato con molto interesse Miriam Lichter, che ha raccontato come l'infezione da HIV, grazie ai progressi della ricerca medica, è evoluta da sindrome da immunodeficienza a malattia infiammatoria cronica. Molto interessante anche la relazione di Giancarlo Condoleo, malato da 18 anni di HIV, che ha raccontato come si può invecchiare con questa malattia. Condoleo ha parlato anche di molti pregiudizi che devono affrontare i malati di HIV. Per esempio, ha raccontato Giancarlo, quando mi è successo un incidente stradale ed i carabinieri trovarono nell'abitacolo della macchina le mie medicine antivirali, si misero subito guanti, usandogli pure per prendere in mano i miei documenti. Quindi, la gente comune non sa che HIV-AIDS è meno contagiosa che l'epatite C, per esempio. Natalia Moraru, Presidente Associazione “Doina” e mediatore culturale, ha parlato di HIV-AIDS nel contesto dell'immigrazione. E opportuno, ha detto Natalia, usare grande cautela nel ragionare di immigrazione e di infezione da HIV. Il rischio è infatti indurre l’idea di una stretta connessione tra i due temi. Effettivamente, le popolazioni mobili possono risultare particolarmente vulnerabili e a rischio di contagio a causa di una serie di fattori quali: provenienza da paesi ad alta endemia, emarginazione, barriere linguistiche e culturali, difficoltà ad accedere ai servizi sanitari e ad essere raggiunti da campagne preventive. E indispensabile una riflessione sui servizi sanitari, sulle loro modalità di funzionamento, sull’eventuale presenza di barriere per le persone appartenenti ad altre culture, che tenga conto dei bisogni di costoro, della rappresentazione che hanno dei servizi sanitari e degli operatori. Il tema della relazione di N. Moraru era “Aderenza e comunicazione medico-paziente: una relazione importante”. Ho capito che la così detta aderenza altro non è che la capacità di assumere i farmaci che sono stati prescritti secondo quanto indicato dal medico curante. Una cosa che apparentemente è molto semplice, ma può diventare molto difficile se non esiste un buon rapporto di comunicazione e di fiducia tra medico e paziente. Ed è appunto questo il caso quando deve intervenire il mediatore culturale... Ottimo, il seminario. Riuscito pure il cofee break. Di quest'ultimo sono stata io la responsabile.
Si è chiamato così il seminario promosso dall'Associazione “Doina”, membro della rete Girasole, nell'ambito del programma formativo BEST 2, sviluppato dall'Associazione Nadir Onlus. Si è svolto il 29 ottobre 2011 a Roma, al Policlinico “Umberto I°”, ed è stato organizzato dall'Associazione “Doina” in collaborazione con “Dipartimento di Malattie Infettive, Sapienza Università di Roma – Polo Pontino” e rappresentanti della LILA Lazio. Ho partecipato a questo seminario come membro attivo di Associazione “Doina” e vorrei condividere qui le mie impressioni. La malattia HIV-AIDS ha colpito duramente l'umanità ed ha falciato numerose vite. La medicina però non ha smesso mai di cercare farmaci e rimedi per combatterla. Le strategie di cura e prevenzione sono diventate di anno in anno più efficaci. Quindi, oggigiorno si può convivere a lungo con questa malattia, con la condizione di rispettarne le esigenze. È molto importante dunque che si abbia un minimo di conoscenze riguardo alla malattia ed è molto importante aggiornare periodicamente queste conoscenze. Appunto questo fu il compito del seminario a cui ho partecipato: divulgare le conoscenze sul HIV-AIDS, fare i dovuti aggiornamenti, cercare nuove strategie di lotta. Hanno partecipato al seminario, come relatori, Lichter Miriam, ricercatore presso il Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive; Condoleo Giancarlo, attivista LILA, Moraru Natalia, Presidente Associazione “Doina”. C'erano in sala altri membri di Associazione “Doina” e molti studenti di Università Sapienza di Roma. Ai partecipanti si è rivolto con un saluto iniziale Prof. Vincenzo Vullo, Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive e Tropicali del Policlinico “Umberto I°” all'Università Sapienza di Roma. L'incontro è stato moderato da Sacco Viviana, Antropologa, esperta in Migrazioni&Salute. Ho ascoltato con molto interesse Miriam Lichter, che ha raccontato come l'infezione da HIV, grazie ai progressi della ricerca medica, è evoluta da sindrome da immunodeficienza a malattia infiammatoria cronica. Molto interessante anche la relazione di Giancarlo Condoleo, malato da 18 anni di HIV, che ha raccontato come si può invecchiare con questa malattia. Condoleo ha parlato anche di molti pregiudizi che devono affrontare i malati di HIV. Per esempio, ha raccontato Giancarlo, quando mi è successo un incidente stradale ed i carabinieri trovarono nell'abitacolo della macchina le mie medicine antivirali, si misero subito guanti, usandogli pure per prendere in mano i miei documenti. Quindi, la gente comune non sa che HIV-AIDS è meno contagiosa che l'epatite C, per esempio. Natalia Moraru, Presidente Associazione “Doina” e mediatore culturale, ha parlato di HIV-AIDS nel contesto dell'immigrazione. E opportuno, ha detto Natalia, usare grande cautela nel ragionare di immigrazione e di infezione da HIV. Il rischio è infatti indurre l’idea di una stretta connessione tra i due temi. Effettivamente, le popolazioni mobili possono risultare particolarmente vulnerabili e a rischio di contagio a causa di una serie di fattori quali: provenienza da paesi ad alta endemia, emarginazione, barriere linguistiche e culturali, difficoltà ad accedere ai servizi sanitari e ad essere raggiunti da campagne preventive. E indispensabile una riflessione sui servizi sanitari, sulle loro modalità di funzionamento, sull’eventuale presenza di barriere per le persone appartenenti ad altre culture, che tenga conto dei bisogni di costoro, della rappresentazione che hanno dei servizi sanitari e degli operatori. Il tema della relazione di N. Moraru era “Aderenza e comunicazione medico-paziente: una relazione importante”. Ho capito che la così detta aderenza altro non è che la capacità di assumere i farmaci che sono stati prescritti secondo quanto indicato dal medico curante. Una cosa che apparentemente è molto semplice, ma può diventare molto difficile se non esiste un buon rapporto di comunicazione e di fiducia tra medico e paziente. Ed è appunto questo il caso quando deve intervenire il mediatore culturale... Ottimo, il seminario. Riuscito pure il cofee break. Di quest'ultimo sono stata io la responsabile.
LEGGO LIBRI E MI VIENE LA RABBIA!
Di Aurica Danalachi
Brâncuși. Masa Tăcerii (Il Tavolo del Silenzio) Quanti sanno che Igor Smirnov, il lider dell'autoproclamata Repubblica di Transnistria fu catturato il 27 agosto 1991, a Kiev, dove si nascondeva insieme ai suoi seguaci? Questa impeccabile missione segreta, segreta anche per il Ministero della Sicurezza Nazionale della Moldavia, fu eseguita sotto il comando del colonello Chiril Penteleev e con il contributo del generale Ion Costas, l'allora Ministro della Difesa. I bravissimi Alexandru Zelinski e Valeriu Apostol hanno portato il separatista a Chisinau, dove sarebbe stato giudicato per una serie di crimini, nonché per il fatto che aveva l’intezione di eseguire un colpo di stato. Allora la sorte del criminale doveva essere decisa dalla Legge. Purtroppo, in quel clima di forti tensioni la piccola Moldavia si è trovata davanti a l’ennesima fregatura. ...Queste cose il generale Costas le racconta nel suo libro ‘’I giorni d'eclissi. La cronaca di una guerra non dichiarata’’(„Zilele eclipsei: Cronica razboiului nedeclarat”). Due giorni dopo l’arresto di Smirnov si presentarono a Chisinau un gruppo di deputati nazionalisti russi, tra cui Medvedev, l'allora presidente della comissione parlamentare per le relazioni interetniche. E quindi il Presidente moldavo Mircea Snegur ha ceduto alle pressioni di Kremlino, firmando un trattato tra Mosca e Chisinau che prevedeva che la Russia garantiva l’integrità del nostro paese, con la condizione però di liberare Smirnov ed i suoi complici. Il caso Smirnov ancora oggi non è stato chiuso. Egli è accusato di traffico di armi, di terrorismo intenazionale nonchè di lavaggio di soldi. Aggiungerei anche il ALTO TRADIMENTO! Mi domando spesso, ma come è possibile che questo delinquente non sia ancora in carcere? Dobbiamo parlare? Negoziare? Ma di che? Ma con chi? Siamo semplicemente ridicoli! La storia non perdonerà l’errore fatto da Mircea Snegur che liberò il più grande criminale dell’est europeo. Snegur non era altro che una marionetta, l’URSS lo ha insegnato l’obbedienza. Al diavolo con l’obbedienza!!! Vogliamo essere padroni a casa nostra! Noi abbiamo bisogno al posto di politici di grandi intellettuali, di persone competenti e non prive di coscienza nazionale! Leggendo il libro di Gheorghe Budeanu ‘’33 al Tavolo del Silenzio’’ (33 la Masa Tacerii) mi sono resa conto che noi, moldavi, questi uomini di cultura gli abbiamo! Ma non stanno in politica! È vero, la politica corrompe, la politica è sporca, ma un compromesso lo dobbiamo pure trovare! Io credo che, un giorno, il sole splenderà anche sulla mia Moldavia…
Brâncuși. Masa Tăcerii (Il Tavolo del Silenzio) Quanti sanno che Igor Smirnov, il lider dell'autoproclamata Repubblica di Transnistria fu catturato il 27 agosto 1991, a Kiev, dove si nascondeva insieme ai suoi seguaci? Questa impeccabile missione segreta, segreta anche per il Ministero della Sicurezza Nazionale della Moldavia, fu eseguita sotto il comando del colonello Chiril Penteleev e con il contributo del generale Ion Costas, l'allora Ministro della Difesa. I bravissimi Alexandru Zelinski e Valeriu Apostol hanno portato il separatista a Chisinau, dove sarebbe stato giudicato per una serie di crimini, nonché per il fatto che aveva l’intezione di eseguire un colpo di stato. Allora la sorte del criminale doveva essere decisa dalla Legge. Purtroppo, in quel clima di forti tensioni la piccola Moldavia si è trovata davanti a l’ennesima fregatura. ...Queste cose il generale Costas le racconta nel suo libro ‘’I giorni d'eclissi. La cronaca di una guerra non dichiarata’’(„Zilele eclipsei: Cronica razboiului nedeclarat”). Due giorni dopo l’arresto di Smirnov si presentarono a Chisinau un gruppo di deputati nazionalisti russi, tra cui Medvedev, l'allora presidente della comissione parlamentare per le relazioni interetniche. E quindi il Presidente moldavo Mircea Snegur ha ceduto alle pressioni di Kremlino, firmando un trattato tra Mosca e Chisinau che prevedeva che la Russia garantiva l’integrità del nostro paese, con la condizione però di liberare Smirnov ed i suoi complici. Il caso Smirnov ancora oggi non è stato chiuso. Egli è accusato di traffico di armi, di terrorismo intenazionale nonchè di lavaggio di soldi. Aggiungerei anche il ALTO TRADIMENTO! Mi domando spesso, ma come è possibile che questo delinquente non sia ancora in carcere? Dobbiamo parlare? Negoziare? Ma di che? Ma con chi? Siamo semplicemente ridicoli! La storia non perdonerà l’errore fatto da Mircea Snegur che liberò il più grande criminale dell’est europeo. Snegur non era altro che una marionetta, l’URSS lo ha insegnato l’obbedienza. Al diavolo con l’obbedienza!!! Vogliamo essere padroni a casa nostra! Noi abbiamo bisogno al posto di politici di grandi intellettuali, di persone competenti e non prive di coscienza nazionale! Leggendo il libro di Gheorghe Budeanu ‘’33 al Tavolo del Silenzio’’ (33 la Masa Tacerii) mi sono resa conto che noi, moldavi, questi uomini di cultura gli abbiamo! Ma non stanno in politica! È vero, la politica corrompe, la politica è sporca, ma un compromesso lo dobbiamo pure trovare! Io credo che, un giorno, il sole splenderà anche sulla mia Moldavia…
SE QUESTO È TEPPISMO
di VICTOR DRUTA
Il teppismo è conosciuto dai tempi antichi. I giovani si sono sempre ribellati. Hanno rotto, spaccato, bruciato. Dopo sono diventati moderati. E poi conservatori. Finalmente, invecchiando e dimenticando alcune cose, hanno parlato male dei giovani. Del pazzo sfogo dei giovani, probabilmente, hanno tutti bisogno. È successo pure a noi, a Chisinau, in Moldavia. I teppisti del 7 aprile 2009 misero a fuoco e ferro i palazzi del potere, riuscendo a smuovere, a spodestare il regime comunista, e così si sono guadagnati la gloria eterna dei salvatori della Patria. Ma quello che è successo a Roma il 15 ottobre 2011 cos'è? Teppismo? Ci credo poco. Una manifestazione così grande, anche se i organizzatori sbagliarono a non creare un serio servizio di sicurezza, non si può capovolgere con tanta facilità. Sarà stato un effetto domino previsto da Gustave le Bon ne “La psicologia delle folle”? Sì, sì, però si è visto a occhio nudo che i teppisti erano organizzati a meraviglia e forniti di spranghe, bastoni, bombe di carta, passamontagna, sampietrini, quindi non si affidarono per niente al loro fascino malvagio e a Gustave le Bon. Saranno membri di gruppi anarchici? Dargli dei anarchici sarebbe un complimento inappropriato per quella gentaglia che, ebbra del spirito della distruzione, manifestava un massimo sprezzo per qualsiasi ideologia. Fino che non si sapranno i risultati dei interrogatori sui teppisti arrestati, possiamo fare solo congetture. Però. Presumo che in questa mia Italia ben amata per le sue ricchezze di ogni genere, ci sarebbero ancora in giro il germe della lotta di classe, il germe della lotta armata per il comunismo, il germe del fascismo, quello del anarchismo e molti altri “ismi” pieni di muffa. Le tracce di questi germi sono reperibili sui muri di Roma. Dove un giorno vedi la scritta “Fascisti – manipolo di eroi”, e al indomani questa cambia in “Fascisti – manipolo di merde”. Dove vedi che “Carlo vive!” e che “Il Duce” non è mai dimenticato, e che “Roma è sempre antifascista”. E dove, con un po' di fortuna, potresti trovare pure un auguri al fascista rumeno Corneliu Zelea Codreanu. A proposito, si dice che uno dei 12 teppisti arrestati sia un rumeno di Bucarest. In questa atmosfera, per me affascinante, in cui si aggirano i spettri di Bacunin, Marx, Lenin, Mussolini, Padre Pio e così via, in questo paese che non dimentica le sue tragiche vicende, i suoi martiri e i suoi assassini, Moro e Pasolini e Battisti, in questo meraviglioso posto, dico, una giornata da incubo come quella di 15 ottobre è possibile, è naturale. Ma è altre tanto naturale anche la forte risposta della società italiana sana, che non accetta per niente ad essere sfregiata, deturpata da una violenza scappata dai scantinati del passato. Vediamo che succede dopo.
Il teppismo è conosciuto dai tempi antichi. I giovani si sono sempre ribellati. Hanno rotto, spaccato, bruciato. Dopo sono diventati moderati. E poi conservatori. Finalmente, invecchiando e dimenticando alcune cose, hanno parlato male dei giovani. Del pazzo sfogo dei giovani, probabilmente, hanno tutti bisogno. È successo pure a noi, a Chisinau, in Moldavia. I teppisti del 7 aprile 2009 misero a fuoco e ferro i palazzi del potere, riuscendo a smuovere, a spodestare il regime comunista, e così si sono guadagnati la gloria eterna dei salvatori della Patria. Ma quello che è successo a Roma il 15 ottobre 2011 cos'è? Teppismo? Ci credo poco. Una manifestazione così grande, anche se i organizzatori sbagliarono a non creare un serio servizio di sicurezza, non si può capovolgere con tanta facilità. Sarà stato un effetto domino previsto da Gustave le Bon ne “La psicologia delle folle”? Sì, sì, però si è visto a occhio nudo che i teppisti erano organizzati a meraviglia e forniti di spranghe, bastoni, bombe di carta, passamontagna, sampietrini, quindi non si affidarono per niente al loro fascino malvagio e a Gustave le Bon. Saranno membri di gruppi anarchici? Dargli dei anarchici sarebbe un complimento inappropriato per quella gentaglia che, ebbra del spirito della distruzione, manifestava un massimo sprezzo per qualsiasi ideologia. Fino che non si sapranno i risultati dei interrogatori sui teppisti arrestati, possiamo fare solo congetture. Però. Presumo che in questa mia Italia ben amata per le sue ricchezze di ogni genere, ci sarebbero ancora in giro il germe della lotta di classe, il germe della lotta armata per il comunismo, il germe del fascismo, quello del anarchismo e molti altri “ismi” pieni di muffa. Le tracce di questi germi sono reperibili sui muri di Roma. Dove un giorno vedi la scritta “Fascisti – manipolo di eroi”, e al indomani questa cambia in “Fascisti – manipolo di merde”. Dove vedi che “Carlo vive!” e che “Il Duce” non è mai dimenticato, e che “Roma è sempre antifascista”. E dove, con un po' di fortuna, potresti trovare pure un auguri al fascista rumeno Corneliu Zelea Codreanu. A proposito, si dice che uno dei 12 teppisti arrestati sia un rumeno di Bucarest. In questa atmosfera, per me affascinante, in cui si aggirano i spettri di Bacunin, Marx, Lenin, Mussolini, Padre Pio e così via, in questo paese che non dimentica le sue tragiche vicende, i suoi martiri e i suoi assassini, Moro e Pasolini e Battisti, in questo meraviglioso posto, dico, una giornata da incubo come quella di 15 ottobre è possibile, è naturale. Ma è altre tanto naturale anche la forte risposta della società italiana sana, che non accetta per niente ad essere sfregiata, deturpata da una violenza scappata dai scantinati del passato. Vediamo che succede dopo.
Generat în 0.299 secunde.